giovedì 29 dicembre 2011

L'orco cieco

Le tue magie hanno le unghie,
Le mie la coda de un guinzaglio.

I tuoi fiori mangiano alberi,
I miei i rami dei fiumi.

E la tua voce
E' senza seno e senza finestre,
La mia una nuvola grigia
A forma di mano.

Ma tu non sei una fata
Di acqua e sorrisi
E io sono un orco
Bizzarro
Con più occhi che verità.


lunedì 26 dicembre 2011

Pelosità




sabato 24 dicembre 2011

Vigilia

A chi non crede
O lo fa male,
O troppo;

Alle canzoni e i loro campanelli,
Le guance non baciate,
Lo sfavillare dei tranelli...
Tutti,
Ugualmente,
Da sventrare.

A chi non spreca le feste,
Non santifica le fantasie,
Non diffama la cattiveria.

Al fiocco di neve che manca,
Alla goccia di pioggia 
Che allegra
C'è.


venerdì 23 dicembre 2011

Zampe di cotone

Che le prendi da piccole,
Le buonanotti:
Le zampe di cotone e le dita
Numerate e sveglie, sul comodino.
Le prendi e le istruisci.
Per camminare, scuotere, risvegliare
Una virgola per addormentare un punto.
E loro, bizzarre e melanconiche,
Aspettano fuori 
E non tornano mai.


giovedì 22 dicembre 2011

Di te, messa al mare

Ma sì.
Vedo di camminare veloce.
Vago.
Schiamazzi e freddo.
Il Palamostre sembra quasi un posto bello,
Con la faccia di scivoli, scale e serrande.
E mi scappa un pensiero, 
Mi chiedo di te messa al mare dopo il vino bianco,
E dopo che per ogni bollicina scoppia una bugia.
Come saresti, 
Come sarei,
Come cercare la luna nelle tasche,
Brilli e brillanti,
E tornare a casa, 
Con una canzone dai piedi leggeri
A danzare nelle orecchie.


domenica 18 dicembre 2011

Off he goes

E' domenica, sì.
Ha l'aria bella e la faccia pulita e sono secoli che non metto il tag diario, su questo blog. Il diario lo faccio ormai mentalmente, alla sera - notte, va. meglio - ché ci sono giorni che sono così pieni di cose che tocca ripercorrerle per non perderne troppe e fa bene, farlo, anche se mi addormento sempre prima arrivare al primo pomeriggio, che è già così lontanto da sembrarmi il giorno prima.
Non ho mai capito il perché di questa necessità di fare cose, di cambiare sempre quello che mi sta intorno, di aggiungere, togliere. 
La elena, una quindicina d'anni fa, una volta mi disse che c'è chi viaggia molto muovendosi e chi lo fa stando fermo e che io, indubbiamente, appartenevo a questa seconda categoria.
Sì, non avevo avevo dubbi, fosse così, ma fino ad allora non lo avevo pensato in questi termini, non avevo pensato a quella cosa che ti succede quando sei fermo tu e muovi il resto, o gli altri. L'effetto è lo stesso.
E così, adesso, prendo una tela e provo a ridipingere.
Quanto è che non lo faccio? Boh.
Devo dipingere uno squalo con le corna.
Perché?
Perché ovvio, mi serve per una copertina. Perché la foto è una cosa, l'arte digitale è un altra, ma io ho sempre voluto le cose mie. Un quadro per una copertina. Brutto e ingenuo, ma mio. Ho sempre imparato quel che mi serviva imparare. E così, adesso, appena finisco questo post, vado a tirare fuori i colori a olio. Ah, già. I colori, sì. 'sta fissa dei colori che ho sempre avuto, come con le parole. Conservo ancora i file di "parole colorate". Lunghi elenchi di belle parole che dividevo per colore. Non lo faccio più. Sono troppe, adesso. E poi alcune, non saprei più dove metterle.
Si invecchia e si scopre le sfumature, e una parola come "forastico", che ho in testa da giorni, sono indeciso se ficcarla nel blu, o nel viola scuro. O perché no, in un color ombra, che non è nero ma si avvicina assai.
Insomma... da dov'ero partito? Ah, sì. Dal diario.
Che poi... diario... è un animale immaginario, il diario. Come l'ippogrifo, va. Il grifo è composto dalla cronaca (il leone) e dal vissuto della cronaca (l'aquila). L'ippo, il cavallo, è lo scrivere fingendo che sia per sè, cosa che non è mai e porta a galoppare di menzogna lieve, colori brillanti o trasparenti. Insomma... su, ho capito che si capisce ma io ho capito. E allora ecco che adesso si disegna, poi si dipinge, anche se sono già le undici. Con questa cosa dell'essere senza patente, ho approfittato per tornare da udine a piedi. Scuse per fare cose che sanno di pazzia. Sono 17 km e non sarebbe nemmeno proibitivo se ieri non avessi giocato. Il fisico non ha la stessa resistenza dello spirito e allora va trattato bene... ma insomma... anche abituarlo male, ogni tanto, è un modo per trattarlo bene. E allora trovo scuse, dormo da donne che non scopo più da anni e torno a piedi, camminando, in città, che mi piace guardare le edicole che aprono, le poche auto, le case abbandonate (diomio, quante...) e la decadenza felice, rilassata, della domeinca mattina, come se la stupidità, la sciocchezza, la frenesia, la vuotezza, riposassero sulle strade, e si lasciassero carezzare, senza morderti. Ché quelli sì, lo sappiamo, sono bestie che mordono. E poi le pozzanghere gelate, per i campi, qualche vecchietto col cane, che mi guarda male perché sono in pantaloncini e maglietta e sì, bioparco, fa freddo...
E allora dài. Buongiorno.
La doccia l'ho fatta, la colazione l'ho fatta, ho letto l'articolo del 1001esimo della spedizione dei Mille, che si voleva annegare, ho letto l'ultima pagina di libro stamane - ché ieri sera dormivo - ho letto lo sport, ho ascoltato il disco de I cani, mentre correvo a casa, e un po' anche gli Rem, suvvia, che tanto di bello ci hanno lasciato. ho letto la mail, ho portato in casa la gatta bianca, che da mesi vive fuori, ho tentato di carezzare i piccoli, senza successo, beccato un graffio al polpaccio, buttato a lavare la roba di pallone, bevuto il caffè, tolto la polvere al tavolo, risposto alle mail, fatto acquistare il regalo da fare ai tutor per natale, rinunciato a dei soldi solo per pigrizia e stufa di dover chiedere cose che ti spettano, sistemato la vecchia che si è finalmente operata e stranamente è piuttosto viva, buttato un occhio al nuovo blog, evitato di buttare un occhio a uno vecchio, spento il telefono, e adesso ascolterò i pearl jam, così, perché alla fine, hai sempre bisogno di tornare quando sei nato. Io sono nato a quei tempi là, e mi ci trovo bene, anche adesso.
E fuori, è una splendida gelida giornata di sole, e come direbbero loro, his thought are too big for his size, e allora, off he goes!


venerdì 16 dicembre 2011

Resti senza

Le parole, strani animali di pelle
Trasparente e code d'aquilone.
Le parole che frullano via,
L'occhio forastico,
Le gambe stanche e il broncio
Accennato.
Ed ero girato, 
Voltato,
Tra un brutto voto e una sala d'attesa,
Tra un ascensore e un treno,
Tra un paio di mutande sporche
E mani anche troppo pulite,
E loro
Non c'erano più.
E io
A ritmare il passo
Battere le dita
Sui numeri e sulla plastica
Vederle addormentarsi piano, nel mio letto, 
Dietro un vetro lucente sul mio cuscino di perle
E al mattiino
Non ritrovarle,
Nè poterne rincorrere il profumo.
Resti senza,
Come il fiato, le idee, i soldi, la pazienza.
Resti senza e ti accorgi che hanno fatto posto
Lasciato spazio,
Raccolto inviti che non potevano declinare.
A te resta il silenzio,
Una canzone, un libro
Le parole di chi ne ha ancora, ma ti accorgi
Che sono quelli di cui ti sei sempre
Liberato.


giovedì 15 dicembre 2011

Infatuazione ferroviaria




sabato 3 dicembre 2011

Letti di fumo


La bruma si è ribellata:
Ha picchiato i piedi sul fiume e graffiato
Il petto ai nostri figli,
Con o senza nome.

Sul crinale di flanella di un letto sfatto,
Ha trovato riposo un sogno
Di lussuria e sventura.

Nella rete,
Un materasso di silenzi e saliva
Ha ascoltato le preghiere.

E' dicembre.

I muri cadono
E anche la leggerezza
Pesa di più.


mercoledì 30 novembre 2011

Conigli


Abbiamo scavato una scala
Sulla schiena
Delle nostre madri;
Fatto scempio delle loro
Fantasia;
Rinchiuso le chimere
In una gabbia
D'inedia.

Con una lama poco affilata,
Abbiamo intagliato i volti grigi
Dei nostri padri;
Gli abbiamo lavato
Via il respiro dalle scarpe,
Con un regalo 
Che non sapevano usare
E risposte date
Senza ascoltare.

Di entrambi abbiamo
Masticato le lingue,
Sputato le unghie
E i vestiti,
Mai troppo puliti
O stirati.

Ora ci resta un sonno
Senza fame,
Una sete
Senza voluttà.


martedì 29 novembre 2011

Poco fa


Sono qui
C'eri anche tu,
Poco fa.

C'era un bizzarro pesce
Dalle ali di fango,
Occhi di legno,
Cuore di leone.
Piaceva a tutti,
Tutti a dir cose che noi
Non dicemmo
Né diremmo mai.
E c'erano rose 
Fra i mattoni,
Farfalle nere appese al buio
Finestre con le gambe
Corte e il respiro
Rtagliato in un velo di nebbia.

Resto qui,
Immobile,
C'eri anche tu,
Poco fa.


giovedì 24 novembre 2011

Venti burattini

C'è un vento con una faccia
Strana,
Canta un pezzo degli Hüsker dü,
Mima le smorfie di una sirena
Storpia,
Conosciuta durante un uragano.
E' un vento di fili sottili,
Muove il destino di milioni
Di foglie
E quasi altrettante palpebre.
Come un puparo ingordo,
Ci accompagna,
Chiusi nei nostri abitacoli
Di numeri e lettere e colori.



lunedì 21 novembre 2011

Silenzi e menzogne


Oh, sì,
Abbiamo liberato i pesci
E le bugie.
Li aspettavamo ogni sera
Davanti al loro nome, 
Lustrando monete di vetro,
Il cui muso si fondeva ai pensieri.

Abbiamo liberato anche le idee,
Ma sono tornate indietro
Con altre idee
Con braccia più lunghe
E vestiti migliori,
Che non sapevamo di aver avuto.


domenica 20 novembre 2011

Risacche

I satelliti e i gabbiani hanno rubato
Le scarpe alle stelle
Cadenti.
La risacca e senza bottoni:
Dalle tasche sbucano
Musi spellati di animali
Estinti,
Alberi scalembri vi annunciano
Le ombre.
Sopra un festone danza un filo
Di vento e mentre un folle
Insiste
Un altro si rassegna:
Addomestica gli orologi
A palpebre chiuse.


giovedì 10 novembre 2011

Scarpe di nebbia

Nebbia furibonda,
Ci avete portato a cena
E ha lasciato le scarpe sul divano.

Nebbia
Con tre mani per dito,
Tre dita
Di bianco sul costato
Per cancellarci il cuore
E disegnarci un fegato,
O così noi
Avevamo immaginato.

Che sugli incroci si stendono
I morti,
Sulle curve le carezze,
E voi, 
Figli della nebbia,
Sui vostri telefoni a forma di futuro,
Dei vostri avi 
Non avrete che le suole.


mercoledì 9 novembre 2011

Vedi la luna


Vedi la luna, 
Le sue dita adunche,
I ragni sul viso e l'espressione
Doma,
Con un sorriso morso
Dalla fame.

Vedi la luna e il suo grembo
Fedele,
La lingua pallida che separa
I torti dai vissuti,
E le ciglia dense
Di meraviglia,
La notte china,
In fronte,
Le ginocchia nude e marcite.


giovedì 3 novembre 2011

Delle bambole


Foglie gialle, ruote fredde.
Sabbie nobili e sfregiate
Dai gabbiani.
Non abbiamo da spartire
Con le fate, 
Non con le madri e le bambole
Accartocciate.
Delle prime rubiamo
Le macchie,
Delle altre le case
Stregate.


mercoledì 26 ottobre 2011

Natura morta


Le foglie hanno disegnato un paesaggio
Sull’asfalto,
La pioggia lo ha colorato di luna,
Le luci dei fari
Hanno dato sfumature e profondità.
Su questa tela sporca,
Gli pneumatici, irriverenti,
Sono i fiumi che nutrono le città.


martedì 25 ottobre 2011

La maga

Di una foglia hai stravolto le vene
Con un soffio,
Lo stesso con le rughe
E l'impronta delle dita.

Dei baci hai misurato il peso,
L'altezza,
Delle carezze la profondità.
Dei sogni e della speranza
Hai fatto un solo cesto
Gonfio da spaccare,
Da lanciare
In un mare pescoso.


lunedì 24 ottobre 2011

Domatrici

Indossano scarpe preoccupate,
Ilari, 
Dai lacci bizzosi;
Le hanno rubate ai fantasmi,
Assieme agli occhi, 
E alle lenzuola.
Affossano anguille e coccodrili,
Per difendersi dall'ansia,
Dalle occasioni,
Dai venditori di danza
E di catrame.
Li ammaestreranno,
A forza di unghie tagliate
Lingue graffiate,
Ciglia bruciate:
Un esercito di mummie senz'occhi
E senza cicogne sui tetti.


giovedì 20 ottobre 2011

Piove e ride

Piove e ride
La curva increspata
Dalla pozzanghera


mercoledì 19 ottobre 2011

Sonno e cenere


Non eri pioggia,
Eri diluvio d'olio e bachelite,
Fiume scrosciante e bizzoso
Da nuvola a nuvola.

Non eri vento,
Ma aria di colla e vertigine,
Profumata di crema
Solare

Non eri tu,
Ma la tu che eri
Prima di essere te,
Fata dagli occhi stanchi,
Arrosssati da un fuoco
Che è chiuso dentro,
Ma non ha le chiavi,
E brucia persino
Sonno e cenere.


domenica 16 ottobre 2011

Legami fantastici

La fantasia,
Dall'equoreo seno,
Ha labbra scolpite nella faccia,
Unghie disegnate
Con una scheggia di mattone
Sulle dita e sulle braccia.

Ingoia
E non sente i sapori,
Gli odori,
Le voci.

Non ha gambe da spalancare,
Non lingue per confondere.

Ha sorelle più puttane,
Cugine malate,
Madri defunte,
Figli fatti di colla e baci.
Anche noi,
Certo,
Siamo stati così.


mercoledì 12 ottobre 2011

Voi, quelli là

Avete crepe senza muri,
Quadri senza finestre,
Abitazioni senza case,
Gemelli senza cuore.

Avete fame di sete di sogni di fama.

Beati voi,
Ché noi,
Còkoi sogni di fame di sete di senno,
Ci nutriamo la beltà.


martedì 11 ottobre 2011

Non avrai nemici

Mi hai fasciato i piedi con mattoni di gomma,
Dipinto gli occhi dei colori dell'estate
E delle domeniche di maggio.
Le unghie, le hai nutrite con sorrisi,
Le labbra affamate di sbadigli.
Mi hai insegnato i nomi delle strade
E i cognomi delle stelle,
I versi del bosco e dei poeti,
Non hai mai imparato a pronunciare la J,
Ma conosci lettere che io non ho scritto mai,
E sai trovare i miei calzini blu.
Le ossa, dure da spezzarsi e fredde e lucenti,
Le hai tenute dentro per pudore
Mentre il cuore,
Bagnato e molle e sempre caldo,
L'hai venduto alle farfalle, per mezza nuvola 
E un abbraccio che ti rifiutai.
E non avrai nemici, madre mia,
Quando inorridita mi donerai il desiderio di sconfitta, 
Contro il tempo, che mi donerà la tua.


domenica 9 ottobre 2011

Agitando i moncherini

Stendiamo i veli
A pugni e ginocchiate.
Le magie,
Cavate dal culo di una bugia,
Puzzano più di quanto siamo disposti ad ammettere.
Le cere si sciolgono, si sciolgono le dita: 
Cerchiamo di afferrare una maniglia
Per i fianchi,
Agitando i moncherini,
Ma ci ha già voltato le spalle.


sabato 8 ottobre 2011

Case mute e preziose


Stavolta è per me,
Perché si arriva quando hai da dire
E non hai a chi ed è una costruzione
Tua,
Una casa muta e preziosa,
Dove coltivare montagne e allevar
Satelliti;
I silenzi uno sopra l'altro
Incollati con frasi di circostanza.
Risate per tetto, assenze per porte e portoni,
Le finestre un bagno di sale,
Trattenendo il respiro, il pugno, la beltà.


venerdì 7 ottobre 2011

Mar grattato


Il mio dio ha in mano una lattina
Vuota,
Finge di fumare usando l'ala
Di un angelo,
O un edificio, non si vede bene
Da quaggiù.

Certo, ha gli occhi
Cuciti,
Le ascelle sudate,
La pancia aperta come una porta.

Gli ho chiesto un'unghia
Per attraversare il mare,
Ma lui voleva le mie
Per grattarlo via.


giovedì 6 ottobre 2011

E morenti


Più volume.
Più code.
Più curve.
Più e meglio,
Ché tagliare ha tante facce
Quante un dado
E occhi quanti ne vorrebbe un dio.
E più volume.
Meno fretta.
Perinei in bilico su una vetta.
Venti forti
Mari poco profondi
E mani sporche a trattenere le ore,
Senza badare ai minuti.
Resta la notte,
Unico e vero confine per vivi
E morenti.


mercoledì 5 ottobre 2011

Ghigne di vetro


Rose di pietra:
steli lunghi quanto il Monte Consùl,
Il profumo uno sgorgare selvatico di ruscelli.
E' qui dove vivi tu?
Oppure è laggiù,
Dove i cuscini hanno fame,
E masticano tutta notte come placide vacche?
Conosco anche i sepolcri gommosi delle arpie,
Dolciastri di burro e punti e virgola.
Hanno abitato lì i tuoi minotauri?
O nei hai fatto insaccati
Da donare ai virus?
E di tutte le altre case,
Delle loro ghigne di vetro,
Che ne hai fatto?
Finestre, specchi o bicchieri?


Fusa?



martedì 4 ottobre 2011

Quale

Ho solo una cosa, da dirvi:
questa.


Tre

Mulino bianco coca cola e marmellata di perle.
Volpe civetta pioppi e stelle.
Muso verso il mare il giorno il giornale e il caffè.
A chiare lettere, dove l'occhio scodinzola,
E' scritto il colore della prossima nuvola
E della scarpe che porterà.


lunedì 3 ottobre 2011

Dalla nostra parte

Abbiamo cominciato a restare seduti
Ascoltando lo scricchiolio di uova rotte
E briciole calpestate:
I genitori si ammalano, gli zii muoiono e dei nonni
Ci siamo abituati a fare a meno.
Facciamo fatica a denigrare le foto
Di gruppo,
Le sfide non raccolte e a difendere
I cattivi e gli egoisti.
Siamo dalla nostra parte,
Ma siamo soli,
Con una luna storta.
__________________________
genesi del pensiero, su richiesta: 30-09-11-00-58
Chiamiamola M. che dà l'avvio a tutto, collaboratrice di lavoro, grado di conoscenza basso. M. è sui 40, ora ha un genitore, diciamo, che improvvisamente ha problemi di salute. Per quelli sui 40 che hanno i genitori diventa la norma, sia così. Dei nonni, alcuni, come M. la norma è che manchino da un bel po' e M. non ne parla quasi più anche se ricordo che non era così, dieci anni fa. M. ora si occupa di lavoro senza pensare a cambiare le cose, è seduta, in quel senso. Mi sono ritrovato a discutere di un miglioramento - per me - che per lei era indifferente. Ora, secondo me, M. non ascolta né il suono delle uova rotte, né quello delle briciole. Le uova solo le cose che non può fare più, tipo insegnare (troppe cose sono cambiate, la riforma i programmi; un uovo se lo rompi non lo aggiusti più). Le briciole sono gli avanzi della vita. Io vedo che M. non vede che certe cose - nel caso di questa giornata, un aperitivo in scioltezza - è diventato un avanzo (Troppo giovane l'intorno, fuori luogo il come, non adeguato il quanto; le briciole finge non ci siano, che lei "ancora" va a bere l'aperitivo, anzi, gli aperitivi).
Poi, nel mentre, ascoltavo il primo cd dei coldplay. Shiver, che in un verso, nella sua semplicità molto bello, dice: "On and on from the moment I wake,/To the moment I sleep,/I'll be there by your side"
Ecco, a me piace molto il concetto english di "by your side" che non è solo un "stare dalla tua parte, ma è "side" anche il lato del fiume, o di mille altre cose. E pensavo che ciò che ti fa restare seduto, ciò che ti evita, come a M., di rimanere in piedi, e scattare, è l'incapacità di essere dalla parte di qualcuno a prescindere. L'essere a conoscenza di difetti, cattiverie, torto, egoismo e tante cose brutte eppure, aggregarsi al male. In quel momento, ho pensato a un altro verso degli Otto Ohm, "stringere amicizie coi peggiori" che se lo avessi avuto a disposizione l'avrei ascoltato (senza di noi, è il pezzo). Insomma, ho pensato a questo legame, che vedevo, tra M. e il rimanere seduti per non avere la capacità di schierarsi a prescindere dalla parte del torto. Poi, pensando alle foto, una in particolare, sfigatissima, facce di merda (ovviamente io non c'ero, ma se ci fossi stato avrei detto lo stesso) ho pensato a come M. ma in questo caso i colleghi di M., perché M. non c'entrava più, avessero detto che era una bella foto. E invece no, faceva pena, era brutta.
C'è poi quel verso delle sfide, pensavo sempre all'aperitivo, alla sfida, a volte inconscia e infantile, del bere e che è bello, trovo che lo sia ancora, denigrare chi non la accetta. Quando capita capita, ma se capita devi starci dentro. E' una questione di prezzi da pagare. E quelli come M., quando trovano uno come F, che dice vado a casa, sono comprensivi. Invece, pensavo, come sarebbe bello che dicessero "buuuuu, vergogna".
Poi il finale, che discende da "by your side". Il finale è come faccio spesso, un calembour, un gioco per chiudere, che va dal particolare al generale. E quindi ecco, l'idea che non siamo più "dalla parte di qualcuno" contiene la sua negazione. Ovvero, se M. - e quelli come M. - non è più capace di stare dalla parte di qualcuno, vuol dire che è dalla sua parte. Ma se tutti sono così, allora tutti siamo dalla nostra parte, ma siamo soli. nel senso di solitudine. Da lì il calembour, sole vs luna, ma luna storta, perché giustamente, la solitudine non ci piace e quindi si è di cattivo umore (confesso che ero infastidito da quest'ultimo gioco di parole perché mi era venuta in mente la abominevole song di vasco, siamo soli, ma poi ho deciso di chiuderla così lo stesso, perché mi piaceva).


venerdì 30 settembre 2011

Grigia mano

E il grigio scese come un buongiorno
Una mano calda plasmata in cenere
A infilarsi in bocca
E giù, giù, giù
Arrancando fino al fegato e
Alle verterbre.
E aveva la presa di un lottatore,
Le ciglia scure cucite una a una
Sulla carne grigia e ruvida
Fremente di vento.

Annaspo e vuoto i cassetti
Da tutti i singhiozzi.
Domani e cenere
Domani è cenere
E giù, giù,giù
Dopo le vertebre la carne del culo
A infrangere e tirare
All'interno l'intera via che va
Dalla schiena ai piedi.
E le unghie, nere di carbone, 
Si staccano una a una,
Infangate, terree, stremate
E giù, giù, giù
Del colore che portano addosso gli altri
Favole liete, vuote e vane,
Felici e lontanissime,
Tuttavia.


giovedì 29 settembre 2011

L'ombelico

Strisciano vermigli e io ti guardo:
Il petto, come una fobia dimenticata,
Gli occhi luminosi di una serranda,
La disastrosa e stomachevole risata
Che apre le bocche e invita i pugni nelle mani.
Eppure sei un vagheggiare bruno sul candore
Dei gigli e delle natiche,
Vorresti essere stesa con un dito,
Camminata e affranta, stretta
In un abbraccio che strappi la pelle dal suo alloggio.
Io, dolce, sul palato,
E in gola scendo sbattendo le ali
Tra i sospiri.
Cerchiamo i bordi, bagnamo le ombre,
Conquistiamo i fremiti uno a uno
Accoltellandoli alle spalle, o soffocandoli
Tra denti e collo.
L'ombelico, alla fine di tutto,
E' cimitero e giostra,
Fame per gli occhi,
Sconfitta per i pudori.



mercoledì 28 settembre 2011

Not for women

Sdraio allineate, una mano, il dorso, la sabbia
Che si arrampica sulle rughe tatuate.
Uno sdraio in due, si distingue
I polpacci pelosi, schiariti dal sole,
Salti, profumati di edera 
Senza foglia, senza fiori, senza timori.
Solo una fune, leggera, leggendaria,
Di tenerezza tra opposti che non si attraggono,
Non si sono attratti mai.
E nuca sul petto, una carezza che barcolla
Fino alla risacca, birra e libertà
Are not for women.


martedì 27 settembre 2011

Venti sognati

Sono passati vent'anni da quando venni
Così com'ero,
Senza pace e senza pistola.

Quelli bravi
Hanno imparato a portare i tacchi,
Quando camminano
Sul petto maciullato
Dei loro incubi.

I meno bravi
Gli leccano le palle,
Gli eroi gliele mordono.

Sono passati vent'anni
Da quando il crudele Geremia
Abbracciava il sole
E si accucciava
Nelle fauci del nemico.

Quelli bravi
Hanno imparato a fare le curve
Quando rincorrono
I sogni zoppi
Di uccelli ciechi

I meno bravi
Si fermano a sognare
Gli eroi stanno ancora cercando
Di prendere sonno.


lunedì 26 settembre 2011

Si tuffa lento

Si tuffa lento
Un biscotto vermiglio
Nell'orizzonte


domenica 25 settembre 2011

Fiere fiere

Fiere fiere
Attendono tese
Voi
Semi, navate
Ma non vi hanno 
Pregato.


sabato 24 settembre 2011

I preganti

Pelle rossa, mani giunte,
Febbre alta, braccia tagliate
E accartocciate prima di scagliare
La seconda pietra.
Leggemmo coraggiosi i testamenti
Sulle loro lapidi dipinte
In viso.


venerdì 23 settembre 2011

In cantina

Chiedono udienza, chiedono venia, chiedono sete
E pendono coscienti, incantate, secche come mummie,
La pinna a sfiorare la pietra umida
Della mia cantina.
Gli occhi gialli, aperti, tagliati dal volo 
Delle zanzare.
Una squama si lascia accompagnare
Nella tana,
Da una formica coraggiosa.

Sirene,
Puzzo di spine
Di fiabe marcite addosso,
Sulla pelle verdognola,
E soffocate
Senza un lamento,
Senza un fine.


giovedì 22 settembre 2011

Gravità

Cadono i denti, i capelli,
I culi e i piselli.
Cadono i veli e i bambini
E le inibite tentazioni.
Cadono i fiocchi di neve e i gelati,
Le braccia, le stelle e i morigerati.
Noi stiamo nelle scarpe,
Più che stare in piedi e cerchiamo
Le cure perché non crediamo
Sia grave esser malati
Di gravità


mercoledì 21 settembre 2011

Vana boria

Tu e le vanterie,
Le volgarità,
Le sigarette.

Tu e la voce alta,
Il più di quello che è,
Il qualcosa quando è stato nulla.

Tu e le amicizie finte,
Le esperienze gonfiate,
Le prime persone travolgenti.

Tu e questi vuoti:
Fuori dai bar
Nei negozi del centro,
In auto che parli lingue di trenta parole.

Tu che non fai per me
O per te,
Ma per altri.

Eppure basta una volpe,
Per un ricordo indelebile,
Un capriolo per cambiare il corso
di una vita.

Ma tu, 
Non li vedi
E io di certo
Non te li mostrerò.


martedì 20 settembre 2011

Nelle grotte, sul fondale

Le reti si riempiono di pesci ciechi,
Dalle cucine spariscono i cucchiai,
Sulle sponde, un fauno bagna gli zoccoli:
Li ha comprati in Olanda,
Ma son fatti in Cina.
Il flauto
E' ciò che gli rimane 
Per sedurre le sirene


lunedì 19 settembre 2011

Il lamento del sorgo

Hai cercato di cogliere i fiori
Dell'ironia con l'inganno.
Schiacciavi i tasti, muovevi la testa
Su e giù come le tapparelle
Di una città abituata a se stessa.

E contavi le rondini che ti erano finite in tasca
Sbriciolate dalla lavatrice
E le lucciole,
Un fango tiepido che si stacca
Dalle gomme del pick-up.

E quando hai salutato
Un giro tu, un giro io,
"E ti va bene, a te" Hai brindato;
Il calice poggiato sul marmo ammuffito
Della tomba di qualcun altro.

Tu nell'agio, figli e
Parole che ti somigliano poco,
Io che sì, imparo ancora ogni tanto
Una canzone a memoria
E mi ricordo il tango,
Le more, il lamento del sorgo.

A volte, le mie mani ci giocano ancora.


domenica 18 settembre 2011

Karma

Eviti le formiche,
Se puoi,
E il passo, sulle grate
Dei parcheggi è sotterraneo:
Una palpebra che chiude fuori il presto
E il tardi,
Campane incinte a dilagare
Sui silenzi.

Dove abiti?
Il tuo numero?
Cosa vuoi dimenticare nelle tasche
Della tua premura?
Quanto cosa non mentire?
E se dividessimo
Per due uno zero
Avremo delle lune intere 
O dei satelliti senza memoria?


venerdì 16 settembre 2011

Intèrrogati

Intèrrogati
Cerca un valore
Una misura
Un grilletto o il fondo
Da carezzare,
Da scheggiargli il cuore
E qualche budello.
La luce è spenta
In camera tua
Ma forse
Ho sempre sbagliato
A guardare.


giovedì 15 settembre 2011

Il futuro nostro

Abbiamo le nostre canzoni,
Le nostre pizze, 
I gelati, gli yogurt.

Le unghie, abbiamo, 
Mai lunghe e mai spezzate,
Come se le bucce fossero
Quelle dell'uva e delle ciliege.

E abbiamo tre o quattro
Sillabe
Sempre sulle labbra,
Nostro regno e prigione.

Siamo i guerrieri
Dai molti cavalli,
Spade che gettano fumo
Sui sapori,
Affilate solo con gli specchi
E gli amici.

Eppure non sappiamo cosa regalare,
Cosa dire,
Cosa ricordare del
Futuro nostro.


mercoledì 14 settembre 2011

Scrivere pesa

Si scrive per dare peso
Perché un foglio scivoli
Svolazzi
Disegni traiettorie e
Direzioni, perché diradi
Gli spazi per trarne distanze.

Si scrive per cercare peso,
Strapparlo alla carta, all'elettricità,
Alle palpebre tremanti, al timone delle
Tenebre, al verso del gufo e del
Poeta, alla fame, alla demenza,
Alla reticenza del mare, al 
Folleggiare del vino, al comodo
Stacco che ci porgono le età,
Alla sete, alla codardia e
All'indifferenza. 

Si scrive per perdere 
Peso, darlo agli altri
Che scriveranno per altri
Ancora, noi compresi.


martedì 13 settembre 2011

Attraversata

Lingua tra le gambe, ti ho sbirciato il cuore
A lungo e nella pace
Stremata del fortunale.
I tronchi graffiati da mattoni
Avevano sorrisi obliqui.
Il fango aveva disegnato mappe e volti
Sulle corolle e sulle vele.
Più a fondo, allungando il collo,
Un palpitare muoveva le pozzanghere
Sature di girini, sazi d'arcobaleno.



 

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