sabato 29 dicembre 2007
giovedì 27 dicembre 2007
svuoto il cell!
Basi in discussione coi vertici, e dai discorsi una vite di verità raccolta in chicchi, la miseria disegnata male come pioggia su un foglio di carta.
I ruggiti delle piante, mute dopo il temporale, ma urlanti mentre pioveva tantissimo.
Ogni cosa intorno, era un po' più trasparente.
La natura cercava un via diversa, affidandosi ai colori. Quelli vivaci li lasciava soli, gli altri li univa, accostandoli come sabbia negli angoli dei muri.
Io, proprio adesso, pensavo. A qualcuno venuto via come un ricordo di labbra sul sesso.
Cose che si dimenticano, senza parole.
Chiamatemi sciocco, se levo i chiodi ai quadri in cui ho dipinto i ricordi, solo per vederli cadere, senza che si possano ferire.
Sono stato per molto, come una penna legata a un albero, cresciuto troppo in alto.
E tutti i maledetti, i solitari, gli odiati e i temuti, sono stati tutti bimbi paurosi, nelle notti buie. E torneranno bimbi paurosi di fronte all'oblio e alla noncuranza. Non è consolante?
Così dunque per me.
Per me che mi sono fatto rubare i vestiti dal sonno, e più volte li ho ricomprati.
Per me che ho mangiato il mare con gli occhi e non l'ho mai digerito.
Oggi che ho le orecchie piene di vento e le tasche di pazienza
Gonfio di cose belle e di solletico.
I ruggiti delle piante, mute dopo il temporale, ma urlanti mentre pioveva tantissimo.
Ogni cosa intorno, era un po' più trasparente.
La natura cercava un via diversa, affidandosi ai colori. Quelli vivaci li lasciava soli, gli altri li univa, accostandoli come sabbia negli angoli dei muri.
Io, proprio adesso, pensavo. A qualcuno venuto via come un ricordo di labbra sul sesso.
Cose che si dimenticano, senza parole.
Chiamatemi sciocco, se levo i chiodi ai quadri in cui ho dipinto i ricordi, solo per vederli cadere, senza che si possano ferire.
Sono stato per molto, come una penna legata a un albero, cresciuto troppo in alto.
E tutti i maledetti, i solitari, gli odiati e i temuti, sono stati tutti bimbi paurosi, nelle notti buie. E torneranno bimbi paurosi di fronte all'oblio e alla noncuranza. Non è consolante?
Così dunque per me.
Per me che mi sono fatto rubare i vestiti dal sonno, e più volte li ho ricomprati.
Per me che ho mangiato il mare con gli occhi e non l'ho mai digerito.
Oggi che ho le orecchie piene di vento e le tasche di pazienza
Gonfio di cose belle e di solletico.
sabato 22 dicembre 2007
martedì 18 dicembre 2007
lunedì 17 dicembre 2007
Multitasking
Quando hai tante facce
Non puoi sorridere con tutte
Quando il viso
E' stretto in una linea sottile
Di labbra chiare
Da altre parti è il sorriso
E si mostra ad altre tetti
E si mostra ad altre grondaie.
Quando hai i volti delle cose che fai
Non puoi sorridere con tutti
Il viso si cerca il sorriso nelle tasche
Preoccupato
Di non trovarlo più.
Preoccupato
Di non sapersi preoccupare di più
O di meno.
martedì 11 dicembre 2007
lunedì 10 dicembre 2007
Animali di legno
Animali di legno, bardati di linfa, fuggivano
Gli scrosci.
Saettavano immobili
Di desiderio
Le pieghe della pelle spaccate e spaccate ancora
Un rigo di pianto
La pioggia
Un velo di calore
La nebbia.
Zampe di legno, nodose allo sguardo,
Scalpitano
E il suono di legnetti ritma il bosco
E le sue farfalle.
Animali di legno, stanchi di correre via
Di sole che ghigna
Da lontano
Di fiamme che bruciano solo la corteccia
Stanchi delle foglie che sanno solo marcire o solleticare
Un afflato poroso
Il respiro.
Un dente malato
Il riposo.
Musi di legno, nasi troppo asciutti,
Sospirano
E il suono delle tastiere vive di radici
E mastica farfalle.
giovedì 6 dicembre 2007
Bonaccia e risorse
Non è un orizzonte che mi blocca.
Nemmeno la bonaccia.
Ho mille risorse
Mille pieghe e anfratti da cui cavare soluzioni e scintille
Un volta
ricordo
Ho sbottonato la camicia
E tesa tra le due braccia mi ha fatto da vela.
Un'altra volta
Con fune e nodi scorsoi
Mi sono fatto portare tra i flutti
Da un pesce lanterna gigante.
L'ultima volta, addirittura,
procedetti lanciando ripetutamente un bastone
Che la nave correva a riprendere.
Nemmeno la bonaccia.
Ho mille risorse
Mille pieghe e anfratti da cui cavare soluzioni e scintille
Un volta
ricordo
Ho sbottonato la camicia
E tesa tra le due braccia mi ha fatto da vela.
Un'altra volta
Con fune e nodi scorsoi
Mi sono fatto portare tra i flutti
Da un pesce lanterna gigante.
L'ultima volta, addirittura,
procedetti lanciando ripetutamente un bastone
Che la nave correva a riprendere.
mercoledì 5 dicembre 2007
martedì 4 dicembre 2007
Sabbia e piedi di gabbiano
Sabbia e piedi di gabbiano
Zampe di uomo
Ma come cammino io
Guardando avanti non si vede.
Come cammini tu
Lo vedo se ti seguo
Sabbia
E piedi che si danno una mano
Come cammino io
E' solo un passo dietro un passo
dietro un passo
Come cammino...
Sabbia nelle rughe della mano
E più invecchio
E più rimane
Quella scura
Grigia Nera Bianca
Arancione
Quella di quelli che mi danno dello stronzo
O del romantico coglione.
"Solo coglione"
Dico
"Please
per te
Solo coglione"
Che quello che dici va bene
Prima o poi sì
Lo ascolterò
lunedì 3 dicembre 2007
sabato 1 dicembre 2007
Case con muri di vetro
Ho comprato una casa, più di trent'anni fa.
Vedi, mi dicevano, guarda le nostre case.
Io guardavo.
Erano belle sì. Erano case di vetro.
Vedevo molto.
Non ogni cosa, ma vedevo molto.
Mi mostravano la cultura che appendevano alle pareti,
I soprammobili lussuosi
Le fidanzate eleganti, le risa sguaiate.
Io guardavo.
Erano belle sì. Erano case di vetro.
E all'inizio anche la mia
La pensavo così.
Vedevo le pareti, guardavo fuori.
Eccoti!
Mi dicevano
Anche tu hai quel soprammobile
Anche tu hai quella tv
E quelle canzoni che riempiono le stanze
E quelle risa sguaiate
Oh come sono belle,
Dicevano.
Come sono interessanti
Come siamo noi
Ma io guardavo casa mia
Le finestre inutili
Il vetro che si appannava ogni giorno
Distorceva quel che non sono
In altro me che non sono.
Io guardavo.
Ero bello sì. Ero una casa di vetro.
Ma avevo fame, paura
E non crescevo nella direzione cui guardavo.
Allora pian piano
Ho cambiato casa
Ho costruito pareti non trasparenti
Ho dipinto le facciate
Di cazzate
E cazzate
E le risa sguaiate che piacciono tanto
A quelli con la casa di vetro.
Loro passano
Continuano a vedere
Una facciata rumorosa e sciocca.
Non cresci mai
Dicono da lontano.
Ma da così lontano
Che non li riesco nemmeno a sentire.
Vedo solo le labbra che ridono di scherno e supponenza.
Io intanto cambio.
Arredo casa mia, chiusa e invisibile.
Lascio credere
Lascio pensare
Lascio dire
e quando il fuoco delle chiacchiere langue
Lo alimento con battute di cartone
E cazzate
E cazzate
E risa sguaiate
Che piacciono tanto a chi.
E sono anni ormai
Che me ne sto chiuso dentro
Con le chiavi in tasca e cresco.
Ho imparato a leggere tante cose
Libri, persone
Le rughe di una faccia e di una mano
Ho imparato a scrivere
A salvare un pensiero gentile ogni giorno
A volte due
A volte dieci.
Ho imparto la pace, l'umiltà, l'incoscienza
Ho imparato ad andar piano, senza prudenza.
Ho le scarpe piene di noia
Che schiaccio a ogni passo.
E ogni passo è avanti
Quasi mai da solo
Quasi mai con chi non voglio.
La mia casa è dentro.
Le chiavi le ho io.
Qualcuno intuisce
Sbircia dalla finestra
Allora lo saluto
Prego
Entri
Dico
La sua casa qual è?
Ma a volte è il coraggio che manca.
C'è chi pensa che la facciata sia di vetro
E scappa via
No niente
dicono.
Pensavo fossi un'altra cosa.
Io allora faccio una foto
Per un album di case di vetro
Che non invidio ne vorrei
Nè critico
Nè offendo
Sono solo case
Che avranno anche un senso
E una ragione
Ma quel senso e quella ragione
Non fanno per me.
mercoledì 28 novembre 2007
Senza immagini, finora
Ecco qua
Un pensiero di fine giornata
Senza immagini
Veloce ma senza fretta
Mi siedo e sto seduto
Ascolto Neil Young
Il vecchio Neil...
Bevo cose che fanno male
Non del tutto analcoliche
Quasi del tutto frizzanti
Leggo
Scrivo
Rabbrividisco un po' per il freddo
Che non ho avuto finora.
Un pensiero di fine giornata
Senza immagini
Veloce ma senza fretta
Mi siedo e sto seduto
Ascolto Neil Young
Il vecchio Neil...
Bevo cose che fanno male
Non del tutto analcoliche
Quasi del tutto frizzanti
Leggo
Scrivo
Rabbrividisco un po' per il freddo
Che non ho avuto finora.
martedì 27 novembre 2007
Ecco le gabbie gobbe glabre e sgorbie
Eccole eccole, le gabbie gobbe, girano al largo da ogni slargo un po' il letargo e un po' in ritardo sul petardo che sveglia e griglia come nebbie. Oh povere gibbose gabbie... coi loro fiocchi fiacchi fatti di pel di foche o fichi, comunque antichi. Ma io che la gabbia la voglio senza scabbia, sabbia o seppie, mi accontento di un lamento avvezzo al complimento.
Per ora
attendo.
Per ora
attendo.
lunedì 26 novembre 2007
succede che la sera trovi la pioggia dentro le scarpe
Succede che la sera torni
E ti sembra di non aver salvato niente.
Succede che la giornata
Te la portava via un qualche
Responsabile di qualcosa
Qualità
Progetto
Produzione
Area nord est
O chissà quale altra diavoleria costruita solo di parole.
Te le porta via anche la pioggia
Che è andata via giù da un giorno
Ma che ti ritrovi nelle scarpe asciutte
E nelle mani bagnate, prima di mangiare,
Quando da bravo bambino
Parli al rubinetto con la schiena curva e lo sguardo fisso.
Succede queste sere
Che anche il ragazzo dei volantini al pargheggio
Si dimentica della tua auto
E ti chiedi perché
Invece di gioire.
Pensi a quale evento
Possa averlo distratto
Nell'atto di sollevare il tuo
Proprio il tuo
Tergicristallo.
Immagini qualcuno che te l'ha preso
Prima che tu arriassi.
Chi sarà stato mai?
Un disperato imprenditore in cerca di denaro?
O un ragazzetto educato che voleva sputare un chewingum?
E ti sembra di non aver salvato niente.
Succede che la giornata
Te la portava via un qualche
Responsabile di qualcosa
Qualità
Progetto
Produzione
Area nord est
O chissà quale altra diavoleria costruita solo di parole.
Te le porta via anche la pioggia
Che è andata via giù da un giorno
Ma che ti ritrovi nelle scarpe asciutte
E nelle mani bagnate, prima di mangiare,
Quando da bravo bambino
Parli al rubinetto con la schiena curva e lo sguardo fisso.
Succede queste sere
Che anche il ragazzo dei volantini al pargheggio
Si dimentica della tua auto
E ti chiedi perché
Invece di gioire.
Pensi a quale evento
Possa averlo distratto
Nell'atto di sollevare il tuo
Proprio il tuo
Tergicristallo.
Immagini qualcuno che te l'ha preso
Prima che tu arriassi.
Chi sarà stato mai?
Un disperato imprenditore in cerca di denaro?
O un ragazzetto educato che voleva sputare un chewingum?
venerdì 23 novembre 2007
Si fossi foglia...
Si fossi foglia... aspetterei con ansia questa stagione! Voglio dire. Primavera germoglio, ok. Tutto nuovo tutto verde. Il che mi piace. Poi cresco e probabilmente vedo meglio ciò che mi sta attorno. Se ho la fortuna di stare vicino a una strada, probabilmente respiro male, ma guardo la gente che passa. Probabilmente mi annoio lo stesso, ma se penso alle mie colleghe cresciuto in mezzo al boschetto laggiù penso che sto meglio io. Per loro ogni giorno è uguale. A malapena riescono a distinguere due o tre eventi degni di nota: il giorno in cui uno scoiattolo è salito sul ramo vicino; il giorno in cui hanno visto un cacciatore sparare; il giorno in cui il fagiano ha copulato proprio sotto il loro albero... Insomma, niente di che.
Quindi io, foglia su un albero vicino alla strada, sto meglio. Vedo automobili passare ogni giorno, se va bene biciclette e magari anche gente a piedi, che posso ascoltare i discorsi. Ogni tanto qualcuno si ferma a fare pipì, ogni tanto a lavorare, nel campo qui vicino. Ok, però...dico, che noia. Non dico di voler vedere il mondo, però almeno di non stare ogni giorno nello stesso luogo...beh, sarebbe bello!
E' un pò come essere dei paralitici chiusi nella propria stanza per tutta vita.
Poi però invecchio. ingiallisco, più le energie vengono meno, più cresce la voglia di staccarmi dal mio albero. Si, lo so, è morte certa, ma orma che mi frega. La vita l'ho vissuta, sarebbe bello riuscire a vedere dell'altro, invece che il solito vecchio orizzonte...
Allora ecco l'autunno. vedo le mie colleghe staccarsi. le vedo cadere a terra, cercando una spiazzo in cui adagiarsi libere, perchè il vento le possa trasportare. Le più sfortunate piangono, perchè sono cadute rimanendo impigliate nei fili d'erba e probabilmente lì marciranno. Altre si gettano quando passa un'automobile o un trattore, cercando di raggiungerlo o di saltarci sopra in corsa.
E non dite che non avevate capito perchè le foglie cadono a zig zag...
Poi finalmente tocca a me...
sta per passare un'auto, va piano... posso farcela, posso aggrapparmi a un tergicristallo...
ora ci provo.
Ma voi, prima di staccare una foglia che vi si aggrappa addosso, pensateci due volte eh!
Quindi io, foglia su un albero vicino alla strada, sto meglio. Vedo automobili passare ogni giorno, se va bene biciclette e magari anche gente a piedi, che posso ascoltare i discorsi. Ogni tanto qualcuno si ferma a fare pipì, ogni tanto a lavorare, nel campo qui vicino. Ok, però...dico, che noia. Non dico di voler vedere il mondo, però almeno di non stare ogni giorno nello stesso luogo...beh, sarebbe bello!
E' un pò come essere dei paralitici chiusi nella propria stanza per tutta vita.
Poi però invecchio. ingiallisco, più le energie vengono meno, più cresce la voglia di staccarmi dal mio albero. Si, lo so, è morte certa, ma orma che mi frega. La vita l'ho vissuta, sarebbe bello riuscire a vedere dell'altro, invece che il solito vecchio orizzonte...
Allora ecco l'autunno. vedo le mie colleghe staccarsi. le vedo cadere a terra, cercando una spiazzo in cui adagiarsi libere, perchè il vento le possa trasportare. Le più sfortunate piangono, perchè sono cadute rimanendo impigliate nei fili d'erba e probabilmente lì marciranno. Altre si gettano quando passa un'automobile o un trattore, cercando di raggiungerlo o di saltarci sopra in corsa.
E non dite che non avevate capito perchè le foglie cadono a zig zag...
Poi finalmente tocca a me...
sta per passare un'auto, va piano... posso farcela, posso aggrapparmi a un tergicristallo...
ora ci provo.
Ma voi, prima di staccare una foglia che vi si aggrappa addosso, pensateci due volte eh!
giovedì 22 novembre 2007
mercoledì 21 novembre 2007
martedì 20 novembre 2007
Pasta di sirene
Ho mangiato la pasta allo scoglio, zeppa di celacanti e sirene
E come urlavano
Bollite
Ma non mi è piaciuta
Troppe lische, troppa poca carne e midollo.
L'ho ingoiata con sorsi di lacrime di seppia
Nere come la notte in cui riposano informi
Ero perso in un sogno di gelatina e pazzia
Mescolavo enormi tir pieni di optional a calamari giganti
Si trasportavano a vicenda
Scendendo sorridenti la ripidità che porta al mare.
E io aspettavo
In mano
Un bicchiere di acqua e sale.
Cercavo di tenere una penna tra le dita
Una bic
Nera
Senza tappo e rosicchiata
Ma non c'era verso che potessi
Per le membrane viscide tra ogni dito.
Mi sono limitato
A mandare a memoria
Quel che le sirene gridavano
A squarciagola
Poi tutto tacque
E mangiai.
venerdì 16 novembre 2007
giovedì 15 novembre 2007
Mirando agli occhi
La riva del mare è solo un argine più curvo
E più flessibile.
Si può perdersi
A cercare di trovare
Un senso
A tante cose inutili
Ma belle.
Oggi mi chiedo se crepita più il fuoco o le foglie.
Se la cautela è un male curabile.
Se i crepuscoli sbeffeggiano i tramonti
Solo perchè hanno abiti più chic...
Intanto
I colori autunnali
Ci sparano con le sfumature
Mirando agli occhi.
mercoledì 14 novembre 2007
Ve ne sia sempre uno
Ho mille tasche
Dove perdere l'attitudine
All'abitudine.
Una
Dentro l'altra
Dentro l'altra
Dentro l'altra
E ancora così chissà fin dove.
Cercavo di cogliere i lati positivi delle cose
Una volta
Ora invece
Ci vivo
Nei lati positivi delle cose.
O almeno
Mi sforzo di farlo.
E allora mescolo tutto lo zucchero, nel caffè della mattina.
Ho il tempo per i cereali
Per masticare
Per i compleanni
E qualche riga al giorno
Scritta
O letta
O disegnata.
Vivo così
Sul lato positivo delle cose
Sperando
Ve ne sia sempre uno.
martedì 13 novembre 2007
lunedì 12 novembre 2007
domenica 11 novembre 2007
mercoledì 7 novembre 2007
Le ore piccole
Le ore piccole
Vengono dopo le ore grandi
Non sono l'una
Perché una è ora e non ore.
Le ore piccole sono meno di sei
Perché sei un altro
Nelle ore piccole
Un altro che non sei
Ecco cosa sei.
Le ore piccole
Non le toccavo da tanto
Col sonno o col torpore
Che è peggiore
In quanto coscienza incosciente
O viceversa
Ma le ore piccole
Diranno di no. O cosa
Diranno?
Le domande
In questo faso
sono tasche curite su un animale ferito,
ma con serie possibilità
Di guarigione.
martedì 6 novembre 2007
lunedì 5 novembre 2007
Un cassetto grosso grosso
Ho un cassetto grosso grosso
Dove metto l'inverno, quando inverno non è
Metto gli scarpone
La camicia di velluto
Metto qualche fiocco di neve
Al posto della naftalina
E du sassi per montagna.
Il mare non lo metto mai
In fondo al cassetto
Lo appoggio sopra
Le pigne e le castagne,
Sopra le zucche con gli occhi
Le conchiglie con la bocca
Le arance e le pozioni che ho inventato
Anni e anni fa
mercoledì 31 ottobre 2007
martedì 30 ottobre 2007
Cag8 o diarrea?
Immaginando di interpretare il termine cag8 coma la contrazione del relativo verbo e del numero otto, e immeginando che tale numero si riferisca al numero minimo giornaliero di volte che qualifica l'attività in questione, credo che la condizione del primo termine sia di gran lunga preferibile alla seconda, che unisce le peculiarità quantitative a una scioltezza qualitativa decisamente fastidiosa.
Per fortuna oggi ho un po' di cag8.
Ma solo un po'.
venerdì 26 ottobre 2007
mercoledì 24 ottobre 2007
martedì 23 ottobre 2007
Il gattone rampante
Ho un gatto, uno dei tanti, che hanno preso sotto un po' di tempo fa. Da allora è zoppo. Corre male. Una pacchia per i miei cani. Non che lo mangino, ma diciamo che si divertono a infastidirlo.
Allora lui si è stabilito sul gazebo.
Sta sermpre lì sopra, quando non piove. Se piove si sposta sopra le cucce dei cani, o sporadicamente, si avventura sulle scale o in casa.
Mi piace questa sua scelta. E', a suo modo, ascetica. Potrebbe tranquillamente fare come gli altri, e ficcarsi sopra o sotto le auto, quando i cani gli rompono troppo. Ma lui dev'essere pigro, e pare non gli secchi passare le giornate stragattato (derivazione del aggettivo "stravaccato") sulla piega del buon vecchio telo per giardino.
Mangiare mangia, perchè è ciccione, e da poco abbiamo scoperto anche che tromba.
Era un paio di giorni, infatti, che stazionava per casa.
Pensavamo fosse per il freddo imminente, ma ci sbagliavamo.
Il suo obiettivo era Iran (o Iraq, non li distinguiamo, quei due gatti) la gattina bianca che potete ammirare in foto.
Come ogni coppia che si rispetti, lei all'inizio non voleva, lui è tornato sul gazebo, e oggi, lei lo ha seguito. Ora sono tutti e due là sopra a farsi le fusa e cercare di convicere qualcuno ad avvicinarsi, per essere coccolati.
Evidentemente lui le sta insegnando l'arte della pigrizia. E io apprezzo.
lunedì 22 ottobre 2007
venerdì 19 ottobre 2007
giovedì 18 ottobre 2007
mercoledì 17 ottobre 2007
Questa la capisco solo io
0.01 può essere un numero molto bello
e io oggi sono felice
Anche se questa la capisco solo io.
e io oggi sono felice
Anche se questa la capisco solo io.
martedì 16 ottobre 2007
La casa delle cozze
Quei due pilastri di cemento laggìù mi hanno sempre ispirato misteriosità e sopranaturalezze.Credo di avergli parlato un paio di volte. Mentalmente o in silenzio come si fa di solito con le cose inanimate. Mi è capitato anche di pensarli come casa delle cozze, perdendomi nella frase "vado a nuotare fino a casa delle cozze".
In alta marea li ho sempre trovati un po' oscuri e maligni, soprattutto a mare calmo. La frase, in quei casi, diventava più intima: "col cazzo che vado a nuotare fino a casa delle cozze".
D'inverno invece, ritornano a essere due nudi pilastri di cemento, e a malapena li si degna di uno sguardo e se generano un pensiero è tutt'al più un ricordo. "Laggiù una volta c'era la casa delle cozze". Poi penso che tutti i pensieri, questo compreso, sono ricordi.
In alta marea li ho sempre trovati un po' oscuri e maligni, soprattutto a mare calmo. La frase, in quei casi, diventava più intima: "col cazzo che vado a nuotare fino a casa delle cozze".
D'inverno invece, ritornano a essere due nudi pilastri di cemento, e a malapena li si degna di uno sguardo e se generano un pensiero è tutt'al più un ricordo. "Laggiù una volta c'era la casa delle cozze". Poi penso che tutti i pensieri, questo compreso, sono ricordi.
lunedì 15 ottobre 2007
Tasti da riempire con il dito
Sono stato a Novedrate, alloggiato nell'ex fabbrica dell'IBM, adattata a pseudoscuola. Nelle stanze, piccolissime stanze, c'era una radiosveglia. L'ho riconosciuta. Era la radiosveglia di quando prima non esistevano ancora le radiosveglie e si comprava la prima radiosveglia. Mi capite vero? Non importa. Tanto il bello di parlare da soli e che ci si capisce e che se non ci si capisce nessuno chede di rispiegare o scuote il capo con disappunto. Anche perchè, si sa, il mondo va a rotoli proprio per colpa di chi muove il capo con disappunto, senza fare nient'altro.
Comunque la radiosveglia l'ho riconosciuta. Significa che aveva quasi vent'anni. Era grande come un videoregistratore piccolo e coi tasti grossi che li riempivi a fatica delle dita. Ricordavo ancora il tasto snooze, che tradotto in italiano vuol dire: "schiaccia qui che puoi dormire ancora qualche minuto e poi io ricomincio a suonare, e tu penserai che è un po' più piano, ma sarà solo che sarai un po' più sveglio." Insomma, mi faceva tenerezza quel tastone. E' quasi un peccato che non le facciano più quelle cose grandi con i tasti che si fa fatica, a riempirli del proprio dito.giovedì 11 ottobre 2007
Valigia
Preparo la valigia.
Metto un poco di calzini e un poco di mutande
Metto un bacio da portarmi compagnia
Metto una silenziosa musa che mi annusi i vestiti
Metto anche un caricatore
Ma con la spina e senza pallottole
Metto una valigia più piccola
Dentro una valigia più piccola
Dentro una valigia più piccola
Come le cose che non vorremmo più trovare
Quando ci osserviamo con attenzione.
mercoledì 10 ottobre 2007
martedì 9 ottobre 2007
Perchè sempre io
C'è gente che in cinquant'anni di patente non è mai stata fermata dai carabinieri o dai vigili o dai police (si quelli con Sting, sia quelli senza). A me invece fermano sempre. Lasciamo perdere le multe, quelle non contano. Lì c'è un valido motivo per fermarmi. Correvo troppo, oppurestavo giocando a squash senza casco, o mi ero dimenticato di lavare l'auto; insomma, tutte cose per cui i vigili ti dan la multa. Ma aldilà della vigile municipale mi fermano un sacco di altre volte per il semplice controllo tipo: patente, libretto, come va?, bella serata?, buon lavoro? che ne dite dell'ultimo disco del Liga (ai carabinieri piace molto il Liga, non so perchè)
E dico io: ma perché proprio la mia auto?
Ne passano a decine, tutte a 60all'ora, eppure già li vedo da lontano che si fanno un cenno, e poi si fiondano in mezzo alla strada con quella originale paletta scacciamosche al volo, facendomi quei dolci cenni di accostare.
Poi va sempre a finire che si fa amicizia, è ovvio, visto che prima o poi si accorgono di avermi fermato almeno 5 o 6 volte nella loro carriera comincieranno che io sia una specie di divinità delle forze dell'ordine che porta un buon presagio quando gli controlli i documenti.
(Anche perchè se portassi sfiga col cavolo che mi fermerebbero di volta in volta)
A meno che....
Mi son fatto una foto. Come tutte le cose della vita (Pirandello docet) cambiano dentro l'occhio del guardatore. Allora ho capito. Anch'io, onestamente, mi sarei fermato...
Maledetta la mia faccia da assassino! :)
lunedì 8 ottobre 2007
sabato 6 ottobre 2007
Li ho visti!
Li ho visti!
Passavo in auto e li ho visti...
Erano fuori da un locale
Esuli
Esili dentro ai giubbotti.
Fumavano
Alcuni nemmeno chiacchieravano.
Avevano pantaloni che costavano più del cellulare
Parole che valevano poco meno
Consumavano il tempo
Che mi accusavano di gettare dentro la tastiera
Li ho visti bene
Li ho visti in faccia
Li ho visti tutti
Ed erano tanti.
Passavo in auto e li ho visti...
Erano fuori da un locale
Esuli
Esili dentro ai giubbotti.
Fumavano
Alcuni nemmeno chiacchieravano.
Avevano pantaloni che costavano più del cellulare
Parole che valevano poco meno
Consumavano il tempo
Che mi accusavano di gettare dentro la tastiera
Li ho visti bene
Li ho visti in faccia
Li ho visti tutti
Ed erano tanti.
mercoledì 3 ottobre 2007
Uragano fra i coriandoli
Capita come oggi
Di svegliarsi con i sogni appiccicati alle suole
E il sonno infilato tra le chiappe
Come un paio di mutande strette.
Capita che è solo mercoledì
Solo ottobre
Eppure già il 2007
Se è così è meglio svegliarsi
Che qualcuno ti urli in faccia
Come uragano fra i coriandoli
BUONGIORNOOO!!!
E allora io mi grido così
Ogni mattina
Come uragano fra i coriandoli
venerdì 28 settembre 2007
giovedì 27 settembre 2007
Pallini
Quei pallini sono vivi, si muovono da foto a foto
Ma chi sono?
Cosa vogliono?
Hanno un obbiettivo?
O sono
L'obbiettivo?
Se vanno a cavallo di fazzoletti e maniche di camicia
O si teletrasportano
Impercettibilmente
Trasportati dal vapore
Ah pallini!
Non so se compatirvi o invidiarvi
Voi che vivete sulla superficie delle cose.
mercoledì 26 settembre 2007
Muso di musa
La mia musa ha un muso rincagnato.
Suona come un rumore fatto di tutti i suoni
Mescolati sì
(Ma io li distinguo)
Alcuni grevi, altri soffusi.
La mia musa ride poco,
E per me è anche troppo
E' fatta di scaglie, pezzi e pezzettini
Piccolissimi gradini
Occhi verso lontano e verso vicino.
Parla male ma si fa capire
(e io la capisco meglio
se tace o pensa)
La mia musa ha un muso gentile
Invecchiato e sospeso
Una faccia indecifrabile e restia
Come la mia...
Suona come un rumore fatto di tutti i suoni
Mescolati sì
(Ma io li distinguo)
Alcuni grevi, altri soffusi.
La mia musa ride poco,
E per me è anche troppo
E' fatta di scaglie, pezzi e pezzettini
Piccolissimi gradini
Occhi verso lontano e verso vicino.
Parla male ma si fa capire
(e io la capisco meglio
se tace o pensa)
La mia musa ha un muso gentile
Invecchiato e sospeso
Una faccia indecifrabile e restia
Come la mia...
martedì 25 settembre 2007
lunedì 24 settembre 2007
zero zero zero zero
zero zero zero zero
non ci crederesti vero che ti stavo dicendo l'ora
Ma a me non crede mai nessuno
sono come l'ago
della bilancia e della sarta
Le misure ci vanno strette
si Sa
come i maiuscoli e minuscoli
e gli accenti
Cosi di cui
come la fantasia e gli opuscoli
spesso facciamo a meno.
E' triste
ma si può vivere così
e anche bene.
venerdì 21 settembre 2007
Non ho intenzione
Non ho intenzione di sporcare la nutella con del pane. Non ho intenzione di spalmarla, se non sul palato. E nemmeno la mostarda, quella colorata, quella natalizia nove mesi dopo con il 30% di sconto. Nemmeno quella voglio condividere, con del formaggio o della carne (no, dico, della carne, ma scherziamo!?), come suggerito sull'etichetta.
Voglio essere puro, oggi. Puro senza contaminare o mescolare. Assaggerò lo zucchero un granello alla volta, senz'ombra di caffè. In fondo da piccolo lo facevo spesso. Succhiavo l'uovo ancora caldo, ingoiavo i pomodori sbavandomi i semi sulla maglietta. Avevo pochi riguardi. Ero puro come lo sono tutti i bambini e i ragazzi che non hanno fretta di crescere.
Così sia chiaro, siccome ogni camminata comincia con un passo e i sapori non riposano sul cucchiaio, così anch'io eviterò di sporcare la nutella con il pane.
Voglio essere puro, oggi. Puro senza contaminare o mescolare. Assaggerò lo zucchero un granello alla volta, senz'ombra di caffè. In fondo da piccolo lo facevo spesso. Succhiavo l'uovo ancora caldo, ingoiavo i pomodori sbavandomi i semi sulla maglietta. Avevo pochi riguardi. Ero puro come lo sono tutti i bambini e i ragazzi che non hanno fretta di crescere.
Così sia chiaro, siccome ogni camminata comincia con un passo e i sapori non riposano sul cucchiaio, così anch'io eviterò di sporcare la nutella con il pane.
giovedì 20 settembre 2007
mercoledì 19 settembre 2007
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