venerdì 29 febbraio 2008

Il primo giorno dell'anno

Il mio concetto di anno nuovo personale è relativo.
Relativo alla primavera. So che c'è un giorno dell'anno. Tipo verso marzo, ma è capitato anche a febbraio, in cui so che comincia l'anno nuovo. Non è un giorno fisso, una data o un periodo.
E' semplicemente il giorno della primavera. Si sente.
Sono lì, al semaforo, o in auto, o fuori a prendere la legna o qualcosa che ho lasciato in auto, e si sente. La primavera, quella vera, non quella del calendario. Son fatto così, ho sempre visto l'anno nuovo cominciare con quel giorno lì, il giorno in cui si percepisce la primavera che verrà.
In questi giorni fa caldo, e ci sono le viole da un pò, tanto che non so nemmeno se sono mai andate via. Ma non è importante. Non sono loro e nemmeno le rondini, che fanno primavera. E nemmeno il caldo. E' una sensazione di ricominciare, di mettere in fila le cose, stirare i pensieri, e togliere quelli vecchi, a cui non vale più la pena pensare.
Non è il giorno dei buoni propositi, che brucia prima ancora della befana.
Non è il primo giorno di scuola, che è gioioso solo per chi si annoia.
Ma io la noia non la troverei nemmeno cercando su wikipedia, non so cosa sia, non lho mai saputo. Questione di indole.
Insomma, presto sarà quel giorno, il mio personale primo dell'anno. E da un pò di giorni mi sento come se fosse vigilia.


mercoledì 27 febbraio 2008

Lo scrigno


Ci hanno insegnato a chiamare le cose per nome
A dargli un senso
Uno dei cinque che abbiamo

Ci hanno insegnato a costruirle
Scegliendo qua e là i pezzi migliori
O quelli avanzati.

Ma alcuni di noi
Non tutti
Hanno imparato altro

Cretetemi
Li ho visti

Leggono tra le righe
Accarezzano i sogni
Fiutano il pericolo

Alcuni addirittura
Distinguono un silenzio da un altro
E succhiano la bellezza fino al midollo.

Li ho visti nei parchi, sui marciapiedi, fermi al semaforo
Li ho visti girarsi di scatto
O restare attoniti

Davanti a un tramonto
All'erba appena falciata
Al rumore della pioggia

Salvano piccole cose
Ogni giorno
E le conservano

Così mi sono deciso
Io che non ho mai perso i sensi
A cercarne uno nuovo

Il sesto

Nello scrigno sconfinato della percezione.


lunedì 25 febbraio 2008

Del dopo e del durante


Voglio ben vedere, se le parole tu
le prendi dove le prendo io
Io che le prendo sporche, come sporco è il bicchiere
Delle fate e dei veleni
Voglio vederti proprio
pensare cose che sono state dette ma non pensate
perdendo il tempo come si perde un treno
che poi c'è il successivo
ma è più tardi
e la gente
è quasi sempre meno simpatica, a non saperla difendere.
Ce ne fossero posti così, con l'ombra del corvo che corrode i fili
Il corvo che li mastica, un giogo di becchi, una fame secolare non placata
ma piacevolmente viva, non schiacciabile, non fruibile, ne friabila.
Tutte ombre
pagate poco più di un sole, o di una luce al neon.
Così le raccolgo e me le ficco in tasca, come se bastasse,
come se bastasse per capire il prima
E il poi.
A me che ero il dopo, e sapevo del durante.


rovi sugli occhi


Rovi sugli occhi
Alla finestra
Entrano senza bussare
Avevo un vetro, ma da anni non lo vedo più
Avevo un vetro, e non volevo diventasse uno specchio.

Rovi sulle spine
Aspettano
Dentro senza bussare
Sono fermi, non sono cattivi
Sono fermi, solo il vento li muove.

Rovi alla finestra
Guardano fuori
Nessuno può bussare
Stavo zitto, credevo non servisse parlare
Stavo zitto, perché avevo troppo da dire.


domenica 24 febbraio 2008

Frulli nel buio

Frullo nel buio.
L'auto, il gufo e io
Ci spaventiamo.




mercoledì 20 febbraio 2008

Trema la terra

Trema la terra
Accappona le zolle
Bianche di gelo.



martedì 19 febbraio 2008

la faccia del pc


Da quasi una settimana che non scrivo qui. Vuol dire che non ho voglia o che non ho pensieri. O che quelli che ho non sono poetici, ma pratici. Oppure che non ho tempo.
Ecco, l'ultima non è vera. Ho deciso di smetterla di cambiare sfondo del desktop senza motivo 4-5 volte a settimana. Ora metto un'immagine. E finchè non ho finito di pensare e scriverci un racconto breve, allora non la tolgo. Questa è l'immagine di adesso. La storia non so ancora di che parlerà. Confido arrivi quando mi sarò stufato di vedere sempre la stessa faccia addosso al pc. Allora sicuramente la penserò. Oggi no. Oggi non ho tempo.


mercoledì 13 febbraio 2008

Pensieri ruvidi


E se fosse così, che siamo?
Rovi su rovi
E alberi alle finestre
Troppo piccoli per smettere di crescere
Dove potremmo scappare, senza metallo?
Il segreto è nei pensieri affilati
E in quelli ruvidi.


lunedì 11 febbraio 2008

Lasciato al millennio

Faccio gli elenchi. Uno via l'altro come i punti che hanno dentro.
Cose da fare dentro altre cose da fare.
Quando mi accontenterei
Di fare delle cose.
E negli elenchi compaio a pezzi
Tracce che disperdo nel millennio
Le unghie
I capelli
La barba e le parole.
Parole che messe assieme
Sono più di sperma e saliva
Più della pelle che vola in aria
Grattata via dall'età.


sabato 9 febbraio 2008

Metto l'accento sulle parole perché abbiano un'arma
Metto la maiuscola
A inizio riga
Perché le frasi non restino senza una porta
Per chiudere fuori il freddo.
Metto in mare i suoni,
Il sibilare, l'ondeggiare, il gorgogliare delle sillabe
Senza remi e senza vele.
Ho imparato così
A disegnarmi i pensieri, la tenerezza, il modo che ho di dire le cose.
Come adesso
Come ho appena fatto.


giovedì 7 febbraio 2008

Oggi ho poca voglia di pensare bene


Oggi ho poca voglia di pensare bene. Di mettere le parole belle, pettinarle e leccargli le orecchie.
Sono quasi un po' stufo di queste parole, che ascoltano e non dicono. Non come la gente no. Non come la gente. Non posso correre e io se non corro non penso. Farò altro mi dico. Farò altro che si debba fare. Cose leggere da sopportare, cose con le lettere, con i numeri, senza parole e con le immagini sì, le immagini al posto dei disegni.
Poi mangerò di più, berrò anche la coca cola e penserò se è il caso di, o che vorrei ma.
Queste cose che andavano di moda 15anni fa, nei libri di De Carlo e che mi ricordo ancora.
E' che le cose lette sono come uranio impoverito. Per quanto sia povero ti arricchisce, e non guarisci mai.


martedì 5 febbraio 2008

Piove tanto


Piove tanto.
Una pioggia che caga grigio e banchetta col silenzio.
I fiumi eccitati s'ingrossano
In cerca di argini vergini salire sopra
Dove non siamo stati mai è il posto che sempre ci attira
E anche se questa pioggia
Prende l'asciutto per i capelli e gli sbatte
Forte la faccia sull'asfalto
E' così che si fa
Dobbiamo pensare
Che tanto sangue non c'é
Perché piove tanto
E tanto pioverà.


domenica 3 febbraio 2008

Quello là era uno preseppio

Quello là era uno preseppio. Si si vede. Lui stava allodilà dello fiume. Lui che era suna casa bandonata. Una casa che ci erano li fantasmi, forse. Io non ce li ho mai veduti. Ma se ci erano loro non avere mai veduto me. Senno perché non dire ciao, amico. Bene. Ora io mettere giù questa rana e non leccare più.



 

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