domenica 27 gennaio 2019

Attesa luna



Siamo qui per aspettare.

I rumori della vite che stringe
La vita alla caffettiera;
Della porta
Che libera il latte dal frigo:
Né cigolio, né soffio.
Il sospiro del rubinetto,
Il crocchiare disorganico del fuoco
Premuto dalla ghisa.

Aspettiamo questo.

E sincera, frivola, gretta,
La nostra sfinge inginocchiata
Non sa le risposte, né le brama.

Siamo ad aspettare i castelli
In aria, che qualcuno ci dirà
Costruiti sulle briciole di pane
Della cena.
Dalle porte, dai portoni sciamano
Amici e amanti mai avuti.
E ancora li aspettiamo.

Siamo stati amati, più volte,
Cittadini di un regno compromesso
Fuggiaschi
Abbiamo voluto ciò che ci voleva
                                            [tradendo.
E tradito indomiti
Le viscere e le eccezioni,
Gli entusiasmi e le nostalgie.

Cosa aspettiamo adesso?

Non abbiamo forse messo da parte il denaro
Per la bara nostra
E dei nemici?
Quello che ci aspetta non è
Pantomima o epifania.
La luna rotta dall'eclissi
Tornerà da sola
Tra qualche anno.


giovedì 10 gennaio 2019

Polvere malinconica


Cancelliamo con gesti ripetuti
Le vergogne a cui abbiamo dato il corpo
                                                  [di un gesto.

Il nero dell'ombra, del buio,
Dell'oblio e dell'inchiostro.

Il bianco del silenzio, del vuoto,
Delle lenzuola e della dimenticanza.

Nei grigi camminiamo adagio,
Disarmati, offesi, guardinghi,
Sollevando una polvere leggera
Che posa e dà corpo
Alle malinconie.

Bisognerebbe correre, suvvia!
Inciampare e sbucciarsi le ginocchia,
I palmi, il viso.

Calpestare e spingere chi precede
Guardingo e offeso e disarmato.

La polvere dai nostri calcagni
Poserà sui loro.


lunedì 7 gennaio 2019

Soldati




























La pagina ride di 
Come Ho messo le parole 
In fila. Un sorriso privo di denti
Tra i quadretti feriti dall'inchiostro e l'inchiostro disseccato e sterile.
Un canto è anche quello della portiera dell'auto del padre, nel cortile buio.
Un canto è lo sputo bollente del caffè sopra il suo profumo
E un canto svela al bicchiere il gluglu della 
Bottiglia nello sbattere dei vetri.
Il soldato marcia ancora, 
Per l'esercito 
Del tempo.
Fanti
I secondi
Generali gli anni
E ogni orologio è un fucile
Carico che dondola il palmo.
Ma i soldati, nella mia lingua sono 
Fiori disegnati da una mano ingenua negli orti e nei cimiteri.
Ci sono stagioni dove l'acqua marcisce, altre dove ghiaccia e spacca il vaso.
Ci sono stagioni l'acqua disseta il sorcio
E la zanzara.


Epifania


Ravvivo il fuoco,
Che spinge e sgambetta sulla ghisa
E sul fumo, le lingue,
Parlate stanotte, sono quelle dell'epifania
E della galaverna, già pronta a stendersi
Per aspettare l'alba.
Parlate stanotte, voi di Orione e Sirio,
Leggete nei fumi di chi governa le ceneri
E salutate le scintille pagane
I sassi delusi
Dalla pozzanghera gelata, i cirri
Che da tanti giorni trattengono
Pura la neve.

La birra gelata, qui, non ferisce il bicchiere, né
Offende il palmo, il silenzio
Non è muro ma finestra
Accostata, misurata dalle tende ricamate
Da mia madre.

Non guardatemi, quando rintoccherà la rosa
Sui bordi del bicchiere:
L'ho rubata, non potevo fare altrimenti.
Era l'ultima, era il cuneo che ha crepato 
L'inverno.
La spaccatura avrà il profilo di un'amante,
Il naso scheggiato dal pianto.
L'uomo della pace cercata, 
Mano nella mano, la porterà
In un deserto di appuntamenti
E aperitivi.



 

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