mercoledì 24 settembre 2014

Sognincubi


Dormo poco, leggo poco, corro poco.
Ascolto la musica vecchia, dei morti,
O di chi grida e graffia le viscere con unghie di ferro
E te le porta via
Per farne marmellata.

Gli incubi si siedono nelle valigie dell'alba, 
Quieti e rassegnati.

I bei sogni prendono un coltellaccio dal cassetto,
Vicino ai cucchiaini del caffè.
Si tolgono il trucco, pesante, 
usando un sapone neutro e l'acqua fredda.
Hanno denti affilati, rughe, cicatrici,
Hanno artigli e corna e squame.
Ti abbracciano il cuore e addormentati
vengon via con te.



domenica 21 settembre 2014

Sulla polvere nel grande anfiteatro


C'è questa immagine di me come nell'antica Roma
Sospeso sulla polvere nel grande anfiteatro
Come quei corpi legati alle estremità
Ad animali furibondi e scalcianti
Corpi squarciati fino a esplodere
Strappati via dalle cose da fare
Da chi ha bisogno
Da chi non sa stare senza
Non sa stare solo
Non sa stare.

Questa immagine di me che si guarda in giro
Di sottecchi e senza occhi
Con una mano sulla fronte
A ripararsi dal buio
Dalle cavallette
Dalle parole dette
E da quelle ripetute.

Immagine di incubi, brutti sogni, tutte le notti.
Precipitare, perdersi, svegliarsi ancora vivi,
Ma che quando i sogni sono belli
Di tutto e su tutto quello che
L'incubo comincia dal caffè
Fino al prossimo sogno
Alla prossima verità.


sabato 13 settembre 2014

Piove sui grilli


Cantano i grilli
E piove.

Ho deposto gli scacchi
Sopra una botte
Vuota.
A mia insaputa il Re
E la Regina
Si sono scambiati di posto.

Ho annaffiato il radicchio
Sotto la pioggia
Sotto il cappuccio
Della felpa
Umida.

Le pile nella tasca
Erano già scariche.
Le zanzare 
Si erano riparate altrove.

Ho portato a casa il diario
D'Algeria
Di Sereni.
Forse le sue peggiori.

Senza sole
I miei diciassette limoni
Non ingialliranno.

I grilli ora
Non cantano più.


giovedì 11 settembre 2014

Predicato e verme


C'è un disco orecchiabile dei metallica 
Che già ha superato il mezzo, 
C'è una poesia di blok 
Che ha dentro morte e zucchero.

L'oban è un potere senza religione, 
La pioggia, fuori, ha preso in bocca 
La Luna grande. 

Non ho messo ad asciugare gli occhi, 
Né sprimacciato i piedi. 

Scrivo una sceneggiatura senza soggetto. 
Predicato e verme
Sono strisciati via, viscidi.

Tutti i piatti, sono stati lavati.


lunedì 1 settembre 2014

Potevamo


Sorrido.

Ricordo come t'odiavo perché
mi regalavi asciugamani piuttosto
che ombrelli.

Sorrido perché abbiamo avuto il tempo di contare
le prime gocce e i mesi
in cui non hanno smesso
di cadere.

il tempo di contare gli scalini
marcire uno a uno;
di comprare impermeabili,
stivali,
un gommone giocattolo per andare a prendere 
il pane e il latte,
finché ce n'è stati.

Sorrido ancora mentre piango
E accomodo il culo in cima alle tegole viscide.

M'inchino quasi per spostarti
la frangia dagli occhi sigillati
e un piede dall'acqua 
ché non si guasti,



 

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