giovedì 29 dicembre 2011

L'orco cieco

Le tue magie hanno le unghie,
Le mie la coda de un guinzaglio.

I tuoi fiori mangiano alberi,
I miei i rami dei fiumi.

E la tua voce
E' senza seno e senza finestre,
La mia una nuvola grigia
A forma di mano.

Ma tu non sei una fata
Di acqua e sorrisi
E io sono un orco
Bizzarro
Con più occhi che verità.


lunedì 26 dicembre 2011

Pelosità




sabato 24 dicembre 2011

Vigilia

A chi non crede
O lo fa male,
O troppo;

Alle canzoni e i loro campanelli,
Le guance non baciate,
Lo sfavillare dei tranelli...
Tutti,
Ugualmente,
Da sventrare.

A chi non spreca le feste,
Non santifica le fantasie,
Non diffama la cattiveria.

Al fiocco di neve che manca,
Alla goccia di pioggia 
Che allegra
C'è.


venerdì 23 dicembre 2011

Zampe di cotone

Che le prendi da piccole,
Le buonanotti:
Le zampe di cotone e le dita
Numerate e sveglie, sul comodino.
Le prendi e le istruisci.
Per camminare, scuotere, risvegliare
Una virgola per addormentare un punto.
E loro, bizzarre e melanconiche,
Aspettano fuori 
E non tornano mai.


giovedì 22 dicembre 2011

Di te, messa al mare

Ma sì.
Vedo di camminare veloce.
Vago.
Schiamazzi e freddo.
Il Palamostre sembra quasi un posto bello,
Con la faccia di scivoli, scale e serrande.
E mi scappa un pensiero, 
Mi chiedo di te messa al mare dopo il vino bianco,
E dopo che per ogni bollicina scoppia una bugia.
Come saresti, 
Come sarei,
Come cercare la luna nelle tasche,
Brilli e brillanti,
E tornare a casa, 
Con una canzone dai piedi leggeri
A danzare nelle orecchie.


domenica 18 dicembre 2011

Off he goes

E' domenica, sì.
Ha l'aria bella e la faccia pulita e sono secoli che non metto il tag diario, su questo blog. Il diario lo faccio ormai mentalmente, alla sera - notte, va. meglio - ché ci sono giorni che sono così pieni di cose che tocca ripercorrerle per non perderne troppe e fa bene, farlo, anche se mi addormento sempre prima arrivare al primo pomeriggio, che è già così lontanto da sembrarmi il giorno prima.
Non ho mai capito il perché di questa necessità di fare cose, di cambiare sempre quello che mi sta intorno, di aggiungere, togliere. 
La elena, una quindicina d'anni fa, una volta mi disse che c'è chi viaggia molto muovendosi e chi lo fa stando fermo e che io, indubbiamente, appartenevo a questa seconda categoria.
Sì, non avevo avevo dubbi, fosse così, ma fino ad allora non lo avevo pensato in questi termini, non avevo pensato a quella cosa che ti succede quando sei fermo tu e muovi il resto, o gli altri. L'effetto è lo stesso.
E così, adesso, prendo una tela e provo a ridipingere.
Quanto è che non lo faccio? Boh.
Devo dipingere uno squalo con le corna.
Perché?
Perché ovvio, mi serve per una copertina. Perché la foto è una cosa, l'arte digitale è un altra, ma io ho sempre voluto le cose mie. Un quadro per una copertina. Brutto e ingenuo, ma mio. Ho sempre imparato quel che mi serviva imparare. E così, adesso, appena finisco questo post, vado a tirare fuori i colori a olio. Ah, già. I colori, sì. 'sta fissa dei colori che ho sempre avuto, come con le parole. Conservo ancora i file di "parole colorate". Lunghi elenchi di belle parole che dividevo per colore. Non lo faccio più. Sono troppe, adesso. E poi alcune, non saprei più dove metterle.
Si invecchia e si scopre le sfumature, e una parola come "forastico", che ho in testa da giorni, sono indeciso se ficcarla nel blu, o nel viola scuro. O perché no, in un color ombra, che non è nero ma si avvicina assai.
Insomma... da dov'ero partito? Ah, sì. Dal diario.
Che poi... diario... è un animale immaginario, il diario. Come l'ippogrifo, va. Il grifo è composto dalla cronaca (il leone) e dal vissuto della cronaca (l'aquila). L'ippo, il cavallo, è lo scrivere fingendo che sia per sè, cosa che non è mai e porta a galoppare di menzogna lieve, colori brillanti o trasparenti. Insomma... su, ho capito che si capisce ma io ho capito. E allora ecco che adesso si disegna, poi si dipinge, anche se sono già le undici. Con questa cosa dell'essere senza patente, ho approfittato per tornare da udine a piedi. Scuse per fare cose che sanno di pazzia. Sono 17 km e non sarebbe nemmeno proibitivo se ieri non avessi giocato. Il fisico non ha la stessa resistenza dello spirito e allora va trattato bene... ma insomma... anche abituarlo male, ogni tanto, è un modo per trattarlo bene. E allora trovo scuse, dormo da donne che non scopo più da anni e torno a piedi, camminando, in città, che mi piace guardare le edicole che aprono, le poche auto, le case abbandonate (diomio, quante...) e la decadenza felice, rilassata, della domeinca mattina, come se la stupidità, la sciocchezza, la frenesia, la vuotezza, riposassero sulle strade, e si lasciassero carezzare, senza morderti. Ché quelli sì, lo sappiamo, sono bestie che mordono. E poi le pozzanghere gelate, per i campi, qualche vecchietto col cane, che mi guarda male perché sono in pantaloncini e maglietta e sì, bioparco, fa freddo...
E allora dài. Buongiorno.
La doccia l'ho fatta, la colazione l'ho fatta, ho letto l'articolo del 1001esimo della spedizione dei Mille, che si voleva annegare, ho letto l'ultima pagina di libro stamane - ché ieri sera dormivo - ho letto lo sport, ho ascoltato il disco de I cani, mentre correvo a casa, e un po' anche gli Rem, suvvia, che tanto di bello ci hanno lasciato. ho letto la mail, ho portato in casa la gatta bianca, che da mesi vive fuori, ho tentato di carezzare i piccoli, senza successo, beccato un graffio al polpaccio, buttato a lavare la roba di pallone, bevuto il caffè, tolto la polvere al tavolo, risposto alle mail, fatto acquistare il regalo da fare ai tutor per natale, rinunciato a dei soldi solo per pigrizia e stufa di dover chiedere cose che ti spettano, sistemato la vecchia che si è finalmente operata e stranamente è piuttosto viva, buttato un occhio al nuovo blog, evitato di buttare un occhio a uno vecchio, spento il telefono, e adesso ascolterò i pearl jam, così, perché alla fine, hai sempre bisogno di tornare quando sei nato. Io sono nato a quei tempi là, e mi ci trovo bene, anche adesso.
E fuori, è una splendida gelida giornata di sole, e come direbbero loro, his thought are too big for his size, e allora, off he goes!


venerdì 16 dicembre 2011

Resti senza

Le parole, strani animali di pelle
Trasparente e code d'aquilone.
Le parole che frullano via,
L'occhio forastico,
Le gambe stanche e il broncio
Accennato.
Ed ero girato, 
Voltato,
Tra un brutto voto e una sala d'attesa,
Tra un ascensore e un treno,
Tra un paio di mutande sporche
E mani anche troppo pulite,
E loro
Non c'erano più.
E io
A ritmare il passo
Battere le dita
Sui numeri e sulla plastica
Vederle addormentarsi piano, nel mio letto, 
Dietro un vetro lucente sul mio cuscino di perle
E al mattiino
Non ritrovarle,
Nè poterne rincorrere il profumo.
Resti senza,
Come il fiato, le idee, i soldi, la pazienza.
Resti senza e ti accorgi che hanno fatto posto
Lasciato spazio,
Raccolto inviti che non potevano declinare.
A te resta il silenzio,
Una canzone, un libro
Le parole di chi ne ha ancora, ma ti accorgi
Che sono quelli di cui ti sei sempre
Liberato.


giovedì 15 dicembre 2011

Infatuazione ferroviaria




sabato 3 dicembre 2011

Letti di fumo


La bruma si è ribellata:
Ha picchiato i piedi sul fiume e graffiato
Il petto ai nostri figli,
Con o senza nome.

Sul crinale di flanella di un letto sfatto,
Ha trovato riposo un sogno
Di lussuria e sventura.

Nella rete,
Un materasso di silenzi e saliva
Ha ascoltato le preghiere.

E' dicembre.

I muri cadono
E anche la leggerezza
Pesa di più.



 

Il blog di gelo

Salvadeat

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