venerdì 30 dicembre 2016

Rubando cubetti ai russi neri


Il mio bonsai sopravvive con i cubetti
Di ghiaccio
Avanzati ai Black Russian
Che lascio sciogliere sognando
Vicino al divano.

A queste ore tardissime le stelle
Han la voce rauca
E sgraziata e io 
Che le guardo vegliare
Sul respiro lento di tutti
Quelli che conosco 
Mi sento un po' così, 
Fuori posto,
Come a vagare nei pressi
Del sentiero battuto
Tra i rovi e le ortiche
Cercando un posto per cagare.

Meglio dormire allora
Mettere la foto di un'alba
Come sfondo del cellulare
Senza dire che era un tramonto,
E senza dire altro.


mercoledì 28 dicembre 2016

Ho preso una scatola


Tu non sai non sai
Che ho preso una scatola
Una scatola grande
Ed ho messo ho messo
Dentro tanto e tanto 
Così.
Ho messo l'alba, Padova, Trieste, 
I Radiohead interi tutti e bellissimi seni
Ho messo poesie a fonda notte,
Ho messo il viso azzurro di lacrime e tempesta
La voglia assurda e fradicia di far l'amore
E tutto intero anche il segreto
Il segreto del dormire, il segreto intero
Il segreto tutto di una scatola che mai
Mai non è grande, grande abbastanza. 
E allora non sai non sai
Che ho preso una scatola
Una scatola più grande
Grande anche di più
Mancava Blake, Motta e Gazzè,
Mancavano i campi lunghi e distesi,
L'acqua gelata più verde che blu
E i quadri, i disegni, le schiene, i sentieri,
Le mani, i morsi, la bocca, il sedere
Nella scatola non stanno
Nella scatola
Che ho preso.


domenica 25 dicembre 2016

Scodelle di buio


La luna la notte
Scorsa
Sembrava una scodella
Il fondo in giù
Sbreccato sbiadito poggiato
Sopra una stella,
Riempita di buio
A sufficienza
Da esser colazione
Per tutti
Inghiottita in fretta
Chi tanto, chi troppo
E nessuno nulla
Lasciando star
Che non sia tonda tanto
Si deve
E poi
Il tepore sempre ritorna
Sempre
Ci distrae
Siano nuvole, rugiada o galaverna


sabato 10 dicembre 2016

Svegli e morti


Siamo unghia e siamo calza
Fatti tutti così 
Col buono che è impasto da leccare dalle dita
Arrampicato
In salvo
Ai bordi della ciotola
Di una torta 
Che non sappiamo preparare
Né farcire.
Siamo smarrimenti e comodo,
Approssimazione e chiacchiera
Cuscini sprimacciati,
Un cassetto di refurtiva
Di nessun valore
Siamo decorazioni natalizie
Svegli e morti
Una maschera sul comodino
E una coda di squame
Che fingiamo di non avere
Ma continuamente
Calpestiamo.


giovedì 8 dicembre 2016

Scelleratezze incaute


C'è qualcosa di incauto nell'addormentarsi soli
O male accompagnati.
La stessa scelleratezza di una Luna che ride senza sosta
Per una notte intera
O delle stoviglie sporche
Dimenticate.
Gli occhiali annaspano dentro un cuscino
Piegato in due
Ma dalla radio spenta, dalla mattina buia
Dalla tovaglia macchiata
Ci si salva alle cinque e mezza
Accendendo il fuoco
Scuotendo la voce di Iggy Pop con la scatola
Dei biscotti
Contando le bolle di sapone
Che non durano quanto la malinconia
Ma ne rubano i riflessi
E ne bagnano il viso.



martedì 29 novembre 2016

Cous cous sottile

Stasera
Come ogni anno
È la sera in cui mi accorgo che sono arrivate
Le stelle d'inverno,
Ma è arrivato anche il freddo
Che ce le fa guardare poco
Questo cous cous che ho comprato
È troppo sottile, inconsistente;
Sembra le cose che dico agli altri,
Le cose che hanno ragioni
E quelle che le hanno perdute.
Ci metto zucchine peperoni melanzane
Noci scalogno e pollo
Olive e zenzero ma in qualcosa
Sbaglio
In qualcosa sbaglio sempre.
Bon Iver canta a un volume troppo alto
E io per una sera da 5 anni almeno
Proverò a leggere e non fare altro
Contando pagina a pagina
Tutte le persone a cui non ho scritto mai una poesia
Che non sono poche e non sono poi
Tante.


mercoledì 23 novembre 2016

Elegia all'errore


Sulla soglia di casa tengo in equilibrio una birra
Di troppi luppoli e poca schiuma.
L'accompagno con marmellata di fichi e noci 
E una fetta biscottata rubata 
Alla mattina dopo.

I bicchieri offendono l'acquaio 
Da una settimana ormai,
Invece di dormire prendo a calci 
Cuscini nell'intera periferia 
Del sogno.

Conosco i cimiteri di tutto il Comune
Conosco più canzoni degli Alice in Chains
Che da chiostro o dei cartoni animati.

Ho la saracinesca rotta
Perennemente aperta
E un demonio curioso sbircia 
Mentre metto in tasca 
Le tette di una francese di cui non so scrivere il cognome.

Funziona così che tutto non funziona
E nell'elegia all'errore
Dilaga l'ilarità.


Venderne la pelle


Bevo il caffè, mangio marron glacé. 

Con le mie orecchie invecchiate 
Ascolto Mazzy Star e mi taglio 
Le unghie dei piedi. 

Ho uno scaffale di Dovrei 
E uno di Avrei dovuto, 
Chiusi nella cantina del mio deserto. 

La notte non ha mai 
La stessa faccia e non smetto 
Di guardarla. 

A lungo, 
Il cerimoniere ha chiamato il mio nome. 
Ero parte dell'abito, 
Del mare mansueto di novembre, 
Delle traiettorie degli storni. 
Non ho risposto, 
Non lo faccio mai. 

Non passa autunno che non veda 
Volti attoniti nelle foglie; 
Solo così so disarmare gli inverni 
E venderne la pelle.


domenica 13 novembre 2016

Il battibuio

E queste foglie? 
Da dove vengono tutte queste foglie?
Non dagli alberi, no, 
Hai guardato bene prima del battibuio 
Le hai viste ingiallite, ma fiere
Accartocciate, ma eleganti
Rumorose eppur melodiche
E adesso sono cadute giù 
Con carpiati e giravolte 
E non vengono dagli alberi no,
Quelle sono andate via
E non dalle tegole o dalle grondaie.
Le ha portate lui
Il battibuio,
Che conosci bene
Faccia, futuro e storia,
Che ha un nome che non hai sentito mai
Pronunciare eppure
Hai capito chi è.


venerdì 11 novembre 2016

Lo spleen dei bicchieri sporchi



Di notte non dovrebbero suonare canzoni tristi, 
di notte la luna 
non dovrebbe avere colore.

I bicchieri sporchi dovrebbero camminare via
Tintinnare per le piazze vuote 
Suonare i campanelli e poi fuggire 
Ridendo 
A lavarsi nelle fontane 
Prima che l'inverno ghiacci 
E il mattino consoli.

Servirebbero i grilli
Servirebbe l'odore bruciato di zolfo 
Delle pistole giocattolo che non si producono più,
Da lasciarci qualche anno 
Annoiato 
Di vita 
Per sopravvivere all'essere voluti bene.

Ora 
È quasi giorno 
Suonano al campanello
I miei bicchieri entrano tintinnando 
Con sottobraccio
la faccia di quelli che non hanno voglia 
di andare a dormire.


martedì 8 novembre 2016

A modo suo


Verso la birra in un bicchiere inadatto, 
Come si fa con le giornate 
In cui si è lavorato troppo. 

Lego i capelli, 
Senza cattive intenzioni. 

Il fuoco scricchiola dalle sue giunture 
Di legno e io cerco nel mare 
Pescoso delle storie già scritte 
Che non conosco 
Una che sia fatta solo di cattivi. 

Tengo a portata di mano 
Le mie liste, 
Un racconto da finire che si addormenterà 
Prima di me. 

Ascolto Bon Iver 
Perché Nick Cave riposa in macchina, 
Così come la salsiccia 
Nel frigo. 

Più tardi mi faranno compagnia, 
Ognuno 
A modo suo.


domenica 23 ottobre 2016

Maree di nomi

Che serve d'altro.
Birra patatine datteri Capossela
Uno zoppicare vecchio di tua madre
Che risparmia i 50 centesimi
E gli occhiali buoni
E il primo scricchiolio del fuoco acceso
E una tovaglia social
Comprata in saldo
Troppo grande
Che intriga le ginocchia
Come la vita ladra
Di tempo
E sentimento
E imbroglia i giorni.
Siamo vecchi, sempre lo siamo
Abbiamo nei sacchi d'immondizia
Scritta la storia 
Delle nostre bugie,
Nelle mani un contorno
Di nomi
Per una marea 
Che conosciamo poco eppure
Mai ci piacque.


venerdì 14 ottobre 2016

Cimice e calzino


Toglimi il cuore
Mettilo nelle tasche
Fai come
Fosse una cimice
Nei calzini
Rammendalo
Declinalo in germogli
Mescolalo agli odori
Dell'inverno
Conserva un'ombra
Di ritegno
Di ribellione
Di decadenza.
Siamo la cimice
Non il calzino.
L'inverno arriva
L'odore del gelo già
Ci lecca le spalle.


domenica 9 ottobre 2016

Scricchiolii d'alba


Lo scricchiolio dell'alba stuzzica
E coccola la notte
Per scacciarla con grazia.
La piega delle nuvole
Si cela dietro le tegole
E fra gli aghi
Di un abete rosso
Gli storni za si preparano
A seminare caos
Sul silenzio di questa domenica mattina
Non sia mai
Che il seme della primavera
Attechisca
Su questo ottobre 
Sentinella che attende la guerra
Di questo inverno con i suoi soldati
Fatti di foglia
Che scricchiola
E d'erba
Che non sussurra più


mercoledì 5 ottobre 2016

Le stelle d'ìnverno


Sono arrivate le stelle d'inverno e hanno 
La solita faccia, 
Di chi meraviglia e si meraviglia. 

Sono arrivate nella spaccatura 
Di buio, tra i tetti delle case, 
Approfittando del fumo dei comignoli 
Che ancora manca. 

Una, più luminosa, 
Ha appoggiato il cappello 
Sul campanile.

Una seconda
Scherzosa, 
Si è infilata fra rami 
Mesti dei cipressi 
Che difendono il cimitero 
E adesso fa cucù. 

Quelle che restano invece no, 
Loro stanno 
Lontane, da noi e una
Dall'altra. 

Qualcuna brilla e sembra 
Mangiarsi le unghie, 
Nervosa, 
ma poi viene mattina e tutto passa, 
Tutto va via, 
E anche la melanconia, finalmente, 
Riposa.


domenica 2 ottobre 2016

Anatre e pesci d'ombra




Lo penso ancora

Domenica.
Sarebbe bello svegliarsi tardi.
Alle otto. Otto e 14 magari.
Con la sveglia che non funziona, ma
Se avesse funzionato
Avrebbe passato i Counting Crows
Con il loro disco.
Il loro disco bellissimo.
D'agosto e di tutto quello che viene dopo.
Sarebbe bello svegliarsi tra i seni nudi di una donna
La luce dalle tapparelle che sputa sui vetri
Delle finestre
I calici da risciacquare
Il telefono carico
Mille cose da fare senza voglia di farle
Una madre che scrive biglietti da lasciarti sul tavolo
Con gli errori d'ortografia
Corretti d'amore
Il libro, comprato, del Sole 24 ore
Il giornale comprato anche
ma non letto, tutte bugie, distorsioni,
Calamite per la cattiveria, l'ignoranza, la vergogna del cuore
Sarebbe bello salutare i cani, i gatti, la tartaruga,
I conigli, le oche, le galline,
Le cimici e le zanzare
Prima d'andarle ad ammazzare
Salutare la pioggia, che cambia i programmi al mondo
E il mondo che non mette in programma la pioggia.
Domenica.
Sarebbe bello mettere Polly Jean, quella cattiva,
Bellissima
Asciutta
Cantare prima in macchina a squarciagola
Di un viaggio senza vento e di sangue
Impazzito
Farsi il caffè, la barba, una sega,
Rifiutare il pranzo familiare
E una scopata a cui nessuno frega
Saltare il pranzo, con biscotti e caffè,
Correre per schiudere le uova,
Ma per guardarle camminare.
Domenica.
Aggrappati alle cose,
Con le unghie appena tagliate
E con le scarpe slacciate, bagnate,
Piene di cose amate calpestate.
Non è giornata, per le discussioni,
Potete morire tutti
Lo dico sempre,
Lo penso ancora.




giovedì 29 settembre 2016

Fiume giallo


Il fiume ingiallisce
Segnato dai topinambour.

Cicatrizzato l'ondeggiare del vento 
Sul volto della nostra disattenzione
Diradiamo gli affetti
Discerniamo il prezioso dal futile
Perdiamo sempre meno tempo
Non avendone più.
Siamo noi, quelli che non invecchiano
Noi quelli che ricordano.

Falene inattendibili quanto il loro volo
Abbiamo comodità che non funzionano
Mai bene
E madri senza scampo, trascurate,
Figlie incatenate ai telefoni che non sanno usare
E a una sedia, sempre la stessa, 
Della cucina che non odora più di torta o fritto.

Siamo piedi dominati dalle ginocchia
Distratte dagli scricchiolii,

Il domani, come il giallo nel fiume,
Ha la faccia di una primavera 
Che sappiamo benissimo non tornerà più e ci chiediamo
Se mai è stata e se sì
Com'era il viso, il cuore, il funerale.


sabato 17 settembre 2016

Sfumature maranesi




lunedì 5 settembre 2016

Geometrie alle porte del mattino

Si torna, si torna,
A chiedere dove va, o dove sta,
Tutto questo non dormire 
Tutto
Questo non svegliarsi in tempo
Non arrivare
Non mangiare i piedi agli alberi e seminare
Cuori maturi.
Si torna qui
A passeggiare sui viottoli di menta
E lime
Sulle penisole di sabbia e cenere
Per avvistare navi di buio
E chiedere
Un passaggio,
Uno strappo in più
Tra l'anulare e la lingua
Si torna
A cercare di tornare.
A cercare
Geometrie alle porte del mattino.
Tutti muoiono, tutti possono morire
E possono anche
Morire tutti.


giovedì 25 agosto 2016

Ragni di tempo


Ho imboccato il viottolo che porta al sonnecchiare,
Il libro cade a terra,
La birra intiepidisce,
L'attenzione scivola sull'ultima frase.
Un precipizio scavato nella sabbia
Per catturare ragni di tempo
E grilli di virtù. 
Non fare, non parlare, non muovere il corpo.
Emidio scrive, io mi riconosco,
Perché come sempre c'è bisogno delle tasche altrui
Per sapere come siamo e cosa
Abbiamo conservato.
Blake canta con una voce che ha pescato da una pozzanghera,
Gettando un verme,
Senza ferirlo. 
Così sono certe giornate: 
Piano 
In apnea 
Strisciano fuori
Sembrano morire e invece
Solo non vanno da nessuna parte.


lunedì 15 agosto 2016

Capriolo...




giovedì 11 agosto 2016

Marmellate

La colazione si annuncia col pacpacpac 
Di un temporale
Burbero e disarmante 
Di metà settimana,
Ha la frangetta della mirabella, 
Le gote rubizze del lampone,
E more trecce annodate sulla nuca, 
Mentre borbotta di doveri e desii.
Porta anelli al miele, vanesia, 
Ma le dita sono chiara seta d'albicocca, le braccia 
Hanno il tono aranciato d'una passeggiata in bicicletta, 
Mancata di poco. 
Preferirebbe trovare Eevee, sul davanzale, 
Si deve accontentare di Raticate nei dintorni, 
Ed è fico lo stesso.


mercoledì 3 agosto 2016

Girandole Subsoniche Untrici e Prudenti



Tralasciare il primo e più onesto disco per mettere il secondo, affettivamente inarrivabile. Spogliarsi per quanto possibile e riempire di foglie di menta una tazzina da caffè ammazzandola appena con una lama (la menta, non la tazzina). Togliersi le lenti a contatto, fare pipì e grattarsi naso e occhi a sufficienza prima delle operazioni preparatorie. Scegliere la pasta meno adatta - le girandole giganti - anche perché penne e spaghetti avevano le farfalle (nel senso di insetto, non di pasta).
Far bollire e ballare già da buncia buncia, fuoco nano per l'olio dove vi si getteranno, fatti a pezzi dopo un colpo di pistola, aglio fresco dell'orto di vostra madre e mezzo scorpio chocolate (non è un animale, ma punge assai anche lui). Mentre mescolate ungendo voi e la tovaglia, ricordatevi che Strade e Discolabirinto le credevate tra le canzoni più belle del mondo e lo credete ancora, e festeggiate ciò con il primo sorso di birra gelata, tanto per essere prudenti riguardo alla prossima prudenza della pietâ'nza. A cottura ultimata, mescolate aggiungendo la menta (senza la tazzina) meglio se menzognera (menta forte) e se il piatto è riuscito mangiate piangendo, pensando al cielo su Torino, mentre albe meccaniche si profilano all'orizzonte.




lunedì 1 agosto 2016

L'alba del lunedì

Guardiamo di sottecchi il fato,
L'orizzonte di case morte,
Il cielo nero sprimacciato dal temporale e
Steso ad asciugare 
Sul cavalcavia.

Da qualche parte arriverà 
Diciamo. 

Senza che la vediamo
Senza far rumore
Senza scarpe, né giunture. 
Né vestiti, o paranoie,
Ci costringe a unire 
Le gocce avanzate al parabrezza,
Trovare un senso
Alle spire di quella serpe 
Che sarà la settimana 
Che ora lei 
L'alba 
Chiama sposa 
Ma noi 
Inquieti 
Sappiam benissimo 
Puttana.


giovedì 28 luglio 2016

Sii tu sii tu sii tu



Mi serve una foresta di mani e mongolfiere,
Il sentimentale cigolio dell'umidità
Si farà strada tra le pieghe scaltre delle inquietudini.
Decollami!
Penserò di meno
Sarò felice
Ascolterò le canzoni come potessero farmi crescere 
Lingue e gambe.

Mi sono distratto.

Il caffè è così lungo che è arrivato in Cina
Rimbalzando sulla Luna
E delle tette appuntite della Dea Miruna
Ricorda il mormorio
Le preghiere
La quiete vergine delle sue notti illuni.

Sii tu sii tu sii tu
E non tu, se non sei tu
Quella che ammira i grilli che cantano la piazza.
Sii tu il grillo
Sii il suo salto
E la sua canzone
Le sue elitre spezzate nella casa di Asterione.

Il richiamo è mio
L'ho portato io
L'ho portato a spasso
L'ho portato con me
L'ho portato via
L'ho portato e lasciato nei voli delle favelle snelle. 
E si è perso si è...
Si è...
Sí.




martedì 26 luglio 2016

Di modo, non di mezzo

Tendo a essere sfortunato, con le giornate di tempo libero. Oggi volevo il mare all'alba, ma ieri sono rimasto addormentato con la radio accesa e dunque niente sveglia. Se non è l'alba sia il tramonto, mi son detto, e allora via, a dormire invece di leggere, per arrivare a sera. Tutto bene, fino a che è arrivato il vento. Improvviso e sporco di sabbia, che ha cacciato tutti. Io per primo, che basta un granello per distruggermi gli occhi, colpa delle lenti. Ma ogni tanto, la fortuna va vinta, e questo vento non sarebbe durato, aveva l'aria passeggera, e allora mi sono nascosto dietro uno spritz e ho aspettato. Lui non mi ha visto ed è andato via. Così ho potuto fare ciò che desideravo fare.
Una corsa, scalzo, scavalcando le onde, sia quelle d'acqua, sia di sabbia. Una corsa che sarebbe bastata breve, ma il ginocchio teneva, mi ero ricordato i pantaloncini per metterci le chiavi dell'auto, l'ipod e una fascia per capelli. E allora via, da Pineta a Sabbiadoro, mentre la spiaggia si svuota, a guardare tutte quelle nuvole, e tutto quel blu. 
Mi sono accorto che le nuvole sono sempre quelle. Persino il mare è cambiato, ma le nuvole no, sono le stesse di quando ero piccolo, con le scie, le strisce, le ombre scure... La gente le guarda così poco, e invece vanno guardate a lungo, senza attenzione ma in modo deciso, per capire che non sono solo belle e darlo per scontato, ma per guardare davvero che faccia hanno, che voce, che pensieri.
Correndo si ha tempo di. E l'ho fatto. 
E l'ho fatto dopo, guardando il mare e mangiando un melone, con un coltello rubato alla cugina, ascoltando una canzone bellissima, adattissima, e pensando che sbagliamo, a non stare da soli così, che si dovrebbe venire qui, da soli, davanti al mare, a stare un po' in silenzio, tranquilli, mangiare qualcosa, e se come stasera fare il bagno nella solitudine, almeno due tre volte al mese, e invece non lo facciamo mai. Chissà perché sta paure di.
Poi è stata ora di tornare, guidare in costume, arrivare casa, togliere anche quello e gironzolare nudo, mangiando un pezzo di pollo per il buio del giardino e gettando le ossa ai cani, mentre i grilli intorno cantavano. Ho pensato che non serve il mare, perché era bello anche questo. E' tutta questione di modo, non di mezzo.


domenica 24 luglio 2016

Culo luminoso




Ci si sveglia tardi.
Le sette e il Sole è già lontano,
Lo vedi e chiami e insulti ma già lui 
Non risponde più.

Eppure ha dormito con te, 
Ti ha fatto sudare nelle lenzuola, 
Ha voluto le persiane alzate e ha bevuto
Parecchio e senza ritegno
Tutta l'acqua delle tue aiuole. 

Brutto stronzo! gli dici.
E lui che pareva distratto, 
Con le mani aperte a carezzare i cruscotti
I centesimi smarriti
E la tazza del tuo latte caldo, 
Ti saluta, 
Ammicca, 
Schernisce mostrando il culo luminoso.

Non hai che da tacere, 
Riempire la tua prima fetta biscottata
E lasciargliela leccare.


giovedì 21 luglio 2016

L'anatroccolo



L'anatroccolo
Frulla sulle ninfee.
Ride il fiume.


giovedì 14 luglio 2016

La carogna della notte


La carogna di questa notte 
Si farà investire dall'alba. 
Voleranno brandelli e schegge d'osso 
E tenebra
In ogni direzione, 
Le labbra appiccicose di seme 
Germoglieranno sorrisi amari 
Un volume imbizzarrito 
Cavalcherà le strade 
Di borghi desertificati. 
Sul vetro appannato ci sarà spazio 
Per disegnare una cattedrale, 
Una scolopendra, 
Un'isola del tesoro. 
Riusciremo a leggere le ultime 10 pagine 
Del libro senza addormentarci. 
Mentre il temporale interroga i distributori
Di benzina e sigarette, 
Solo le stelle, 
Con il loro nome impronunciabile, 
Sazieranno l'insospettabilità dell'assassinio,
Mentre noi testimoni,
Distratti, 
Perdiamo tempo sul telefono.


martedì 12 luglio 2016

La vendetta delle farfalle

In quest'ora cruda,
Gonfia di penombre senza braccia 
E promesse senza occhi, 
Bisogna fare attenzione,
Stare in guardia. 
Le farfalle,
Quelle non abbastanza grandi
Non abbastanza colorate
Potrebbero vendicarsi,
Punire la nostra indifferenza,
Legarci i polsi con un chicchirichì, 
Pizzicarci le spalle, 
Mentre ancora sonnecchiamo, 
Portarci via e farci svegliare 
In mutande, 
Mal accompagnati,
In un mondo di facce sporche,
Di troppe parole,
Senza silenzio
Né lucciole
E fiordalisi.
Sbadigliamo, è già tardi,
Niente colazione, solo il caffè
E il tempo 
Di chiederci dove siamo finiti 
È volato via con l'ultima 
Minuscola
Farfalla.


mercoledì 6 luglio 2016

La notte dei sassi ammalati



Oggi è la notte dei sassi ammalati.
Non s'incrocia auto alcuna,
Non si incrociano le braccia, i lacci delle scarpe,
Le trecce e le cuffiette. 
I semafori smettono di funzionare: 
Gettano luci opalescenti, 
Color pandemonio, zuppa o color del mare.
Le lucciole incantate
Imparano a ballare, 
Ma sbagliano i passi, scintillano, sciolgono
Nel brusio le imprecazioni. 
È intanto aspettiamo il medico,
Intanto i sassi hanno già smesso di respirare.
Ma noi non disperiamo. 
Gli offriamo un braccio 
Denaro, latte e cereali. 
Resta ferma la carcassa 
Spenta e fumante dei nostri ideali
Mentre saliamo in punta di piedi sul costato
Delle cose dette tacendo
Per vedere oltre cosa c'è
E chi è scappato.


lunedì 4 luglio 2016

Il capo


Si liberano di notte
Quando il sole dimentica le chiavi
Della prigione appese
A uno spicchio di luna.

Non hanno gambe, né braccia, 
Solo una testa enorme, 
Smisurata
E un sorriso che divora 
Come i corvi fan coi morti
Gli occhi ai vivi.

Si liberano e sfilano 
In file insane
Soldati allineati
Senz'armi, né onori,
Né istinti disertori 
Né alcun sentimento d'uomo,
Solo un capo, uno solo,
Piegato eppur
Mai domo.


domenica 19 giugno 2016

Gatto a colazione



Mangio un gatto per colazione.
Resta accucciato e immobile
E non c'è nemmeno un primo morso,
Non c'è la presa di coscienza delle membra spappolate da calore
Morbide e sfatte sul pavimento
Liscio e metallico del cucchiaino. 
Il gatto non è solo.
È la volta del gufo 
Che dorme, perché è giorno fatto,
Del maiale e dell'elefante
Che ammorbidiscono compatti e gonfiano ebbri di latte e profumo,
E poi tocca alla lepre
Perder subito le orecchie
Che non saranno masticare
E della tartaruga che invano oppone il guscio.
L'uccellino , quello no, osserva la scodella semivuota e vola via
A chiudersi in scatola
Gorgheggiando
Per dire che è mattino,
È mattino e altro
Lui non sa.


giovedì 16 giugno 2016

Il grano miete


Il grano miete
Filo spinato e nuvole.
Spighe piegate.


sabato 11 giugno 2016

Annegamenti

Metto la testa sott'acqua. 
Resto giù, resto fermo, 
Le onde sbattono sulle spalle.
Ascolto di un identikit. 
Lo ascolto più e più volte, senza riconoscere nessuno.
Dice che i cuori rotti generano pioggia.
Io ho la testa sott'acqua, non mi preoccupo.
E potrei avere le orecchie piene di sabbia.
E potrei non averne uno. 
Non averlo avuto mai.
Il sole intanto mi spinge più giù, 
Ora la schiuma sfiora i fianchi.
Ora la risacca li colora.
Respiro,
Ma i polmoni si riempiono solo di sale.
L'ombra di un albatro mi taglia la testa, 
ma non cade. 
Faccio due paesi indietro.
Il cavallone più selvaggio 
Mi spettina appena.


giovedì 9 giugno 2016

Chiari Scuri

Tra i Chiari germoglia una striscia di pelle grigia e sottile. 
Apre l'occhio e una pupilla 
Di decine e decine di metri si imbelletta 
E sazia di fuochi d'artificio e orchidee.

Gli scuri si ritirano, timorosi e intimoriti. 
Mettono su un confine frastagliato, 
Un muro di fronde e nidi di drago. 
Si vedono sconfitti e pregano la pioggia, 
Loro dea e creatrice, con la cecità 
Delle tribù abbandonate.

Basta uno scroscio. 
I Chiari si ammalano, si riempiono di macchie 
E macchiette, 
Recitano la parte della vittima boriosa 
E sfoggiano sorrisi sghembi e furiosi, 
Di sconfitta. 
È una pena vederli svanire in un oblio 
D'umidità.

Gli Scuri si distraggono. 
Vanesi vaneggiano di vittoria, 
Di supremazia dell'ombra annunciata 
Dal canto degli uccelli all'alba. 
Ma attorno a crepe e tombini già 
Va crescendo la rivolta. 

Terroristi, partigiani, ribelli 
I Chiari si fanno spazio fra le curve 
E le strisce pedonali. 
Piccoli mostri dalle fauci spalancate rinascono.

La guerra continua non smette mai. 
L'asfalto e i suoi Chiari Scuri 
Han volto, e cuore umano. 

Calpestiamo un campo di battaglia, 
Ma non ce ne accorgiamo.


mercoledì 8 giugno 2016

Eserciti differenziati


Guido scalzo. 
Ed è sempre notte quando guido.
E misuro le persone in fanali e velocità.
Per ogni finestra buia ho rubato una parola.
Anfratto
Metempsicosi
Sgomento
Partenogenesi.

L'alba è un muro di nuvole, 
Malato di finestre, 
Incurabile. 

Passo in rassegna un esercito scricchiolante
In uniforme azzurra
Abiti leggeri
Davanti alle porte, ai portoni, 
Agli angoli del marciapiede.

Lui veglia.
Il suo corpo adesso svuotato
Ha conosciuto la carne e le bollicine
E ogni sorta di nutrimento e lacrima. 

Differenti
Sono soldati che temono più una notte di vento
Che d'essere schiacciati.
Domattina, comunque,
Non ci saranno più
E ogni casa
Ricomincerà a sentirsi lorda
E indifesa.



 

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