lunedì 20 gennaio 2014

Senza stelle

Ci sono stelle bellissime, adesso, fuori.
Sono tantissime e io
Non ne vedo nessuna.


giovedì 2 gennaio 2014

Impronte mute

Impronte mute
Sulla sabbia gelata
Celano danze


mercoledì 1 gennaio 2014

Buoni propositi

E per quest'anno neonato,
Obbedirò alle foci:
Non crederò più che prima del dolce
debba venire il salato.

Controllerò che della bottiglia 
Il messaggio non sia dentro,
Ma scritto fuori;
Non scorderò che il tacere non è l'unico silenzio,
E l'opposto di bello
Potrebbe essere migliore.

Insegnerò che un ponte,
Prima di un passo che unisce
E' nascondiglio e riparo.
 
E non baderò più ai molti
Fatti come una conchiglia:
Con pancia,
Testa,
Schiena,
Ma dove non ho mai
Distinto cuore.



Prima dei buoni propositi

Oggi ho fatto ciò che faccio da sempre, da qualche parte, a meno che non possa. 
Andare al mare, passeggiare, pensare ai buoni propositi per l'anno nuovo, cominciare un libro.
Quest'anno è andato bene, la mattina è meglio e sono andato la mattina.
Sono andato lo stesso, anche se il papi è a casa più di là che di qua con il fuoco di sant'antonio e se quella malvagia di mia madre, mentre stavo salendo in auto, ha rischiato di cavarsi un occhio con un attaccapanni. Ma fanculo, niente pronto soccorso, e sono andato al mare.
Dico, meglio la mattina, perché non c'è nessuno, o quasi. La strada è così, ed è bello guidare. Ascoltavo i Chvrches, perché son periodi che ogni canzone più vecchia di un anno mi ricorda cose, e per il primo, io non ne volevo ricordare.
I Chvrches mi ricordano di una domenica, di ritorno da vicenza, dai due merdi, dopo i placebo, era una bella domenica. Stavo bene. 
E sono belli i Chvrches. Quel disco, per lo meno. E' musica elettronica calda, vuoi per la voce, vuoi per una certa scanzonatezza, in certi brani, e ti mettono in uno spirito che è più o meno questo, della linguaccia... Ecco, tenetevolo tutti come buon 2014... una bella linguaccia sia all'anno vecchio, che tanto se ne va, sia a quello che viene, tanto per irritarlo un po' e fargli capire che siamo simpatici.
Quest'anno, per non volere ricordi, sono partito al contrario.
Ho pensato che se fossi stato il killer, quello che sa che ogni anno faccio la passeggiata da Terrazzamare verso ovest, l'avrei fregato. Non ci sono partito, da lì, ma sono partito dal luogo opposto, dalle foci, verso est. Non sono arrivato nemmeno al Kursaal. un'ora e mezza o poco meno di. A volte non è nel tempo, l'intensità dei momenti, anzi, forse non lo è mai.

C'era già un'auto, poi ho scoperto che era uno a pesca. Spinning, a occhio e croce, e più in là c'era un altro seduto, due canne, fermo. Due modi di intendere la pesca, non ti possono piacere entrambi allo stesso modo. Io sono per la prima, di movimento, camminare camminare e camminare, poca pazienza. Anche quando prendi, non ti godi molto, non aspetti, non c'è quel tempo sospeso in cui il pesce mangia, viene annullato e tutti brucia in pochi secondi. Di buono c'è che lo puoi ributtare, il pesce. Comunque sono anni, che non pesco, e adesso, più che altro, lì alla foce, mi sono chiesto perché mai l'acqua si chiami dolce, se dolce non è, e immagino per contrasto, contro quella salata. E ho pensato che poi, siam fatto noi, che prima preferiamo il salato e poi il dolce. E io invece, forse, son fatto male, perché li posso invertire, non mi pesa, non mi è pesato mai.
La foce, comunque, è bella, lo è sempre, con ogni tempo, ma forse dà di più quando non c'è un sole forte. Le si addicono, quei colori d'autunno e inverno. Sono vestiti in cui è più a suo agio.
Ho trovato anche uno scontrino, nella tasca del giubbottone nero di pelle. Uno scontrino lì da un po', credo qualche mese. E guarda il caso, era di Lignano, era per una love cup, era addirittura un ricordo bello. Stavo meditando di buttarlo, ma no, non volevo. Non volevo nemmeno che mi rotolasse in tasca, però. E allora l'ho ficcato nel taschino stretto dei jeans. E' ancora lì... Ho pensato che le cose, se te le nascondi addosso, rischi di non trovarle più e quando le trovi, forse, preferivi averle trovate. Le cose che ti nascondi addosso hanno nemici sciocchi, come la lavatrice e la dimenticanza.

Ho giocato con una pigna, aspettando se la risacca se la portava via o meno. Era una pigna pesante, si faceva fare il solletico, sotto la pancia, ma non si spostava, stava lì, a sprofondare.
Non so se poi, al ritorno, fosse stata ancora lì, non ci sono ripassato. L'avevo annegata solo per vedere se galleggiava o meno, l'ho trattata da strega, insomma.
Non ho cominciato subito a leggere, sono arrivato prima al mare. Dopo i sassoni grossi, vicino al frangiflutti in cemento. 
Il libro di quest'anno era piccolo, un regalo, arrivato il 30, che non mi ha costretto a inutili giri in libreria il trentuno, per comprare un libro a caso. Era di Mauro corona, parlava di ponte, una fiaba, parlava di genitori, di cose semplici da non perdere di vista. Un po' ingenuo, alla fine, quando già mi aspettavo un finale drammatico... ma all'inizio, qui, quando ho cominciato, cinque minuti dopo la pigna, era solo descrittivo ed era bello. Aveva la pace della montagna, anche se io lo stavo leggendo nella pace del mare. Poi ho camminato un po', leggendo, un po' ho guardato le cose piccole. Qualche conchiglia, i gabbiani, i tronchi, soprattutto, ch[ a me piaccion sempre. Ho pensato che sembravano serpenti, alcuni, ma i serpenti non hanno foglie, nè radici, così come i tronchi non han testa, nè coda. Eppure si possono assomigliare così tanto... nel muoversi, nel restare. Vanno d'accordo, secondo me, alberi e serpenti.

Il libro mi piaceva, le prime frase avevano un ritmo lento, la casa, una casa, era protagonista. 
Un tetto arlecchino, due comignoli, la curiosità. Ma non era importante, più di tanto. Il libro quasi mai mi aiuta a pensare i miei buoni propositi. E' il resto, l'intorno, o vengono così.
Sono arrivato al primo frangiflutti cammianbile, ché con l'alta marea i precedenti eran troppo sommersi, e ho aspettato di finire il capitoletto, perché a me piace tanto camminare su questi cosetti di cemento, stare lì, fermo, senza dare il buon anno a quelli che incrocio (uno solo, per adesso) e guardare l'orizzonte, o anche l'acqua soltando, cercando di indovinare quale sarà l'onda che ti bagnerà il piede, perché ce ne sono di casiniste, ma che non s'alzano tanto, mentre altre, in apparenza quiete, si avvicinano per dare un colpo all'insù, senza schiuma, ma che sale e bagna.
Subito dopo ho trovato anche la mia conchiglia. 
Ne raccolgo sempre una, e solitamente ricado su quelle rigate, che da piccolo mi parevano animali.
Quella che vedo è girata, pancia all'aria. La rivolto, è rossa, mi sono sempre piaciute le conchiglie rosse. E ho deciso di prendere quella, la intasco. Penso alle conchiglie che sono cose morte che ne contenevano di vive. Penso che ne cogliamo una pancia, un dorso, persino una testa. 
Ma non hanno un cuore. Mi pare un bel pensiero, me lo segno, mentalmente, con una fotografia della conchiglia.
Poi c'è anche la bottiglia.
Cioè... ce ne sono tante, ma questa ha scritto delle cose fuori, non sull'etichetta, ma sul vetro. E io la trovo suggestiva, la bottiglia sulla risacca, abbandonata, vuota, purtroppo, e allora niente messaggio, mi son detto... e perché? Non poteva forse essere scritto sopra, il messaggio?
Chissà. Meglio guardare. Non c'era scritto niente di che, una storiella promarketing, che non mi ha convinto. La bottiglia invece sì, davvero bella, davanti a quel cielo che aveva smarrito il sole.
E poi? E poi niente, ho letto.
Il libro mi piaceva. E' una fiaba racconto, più che altro, e a metà si capisce dove va a parare. Ma non è importante. Andava bene così.
Parla dei genitori. E io ne avevo due, a casa, messi male. 
Sono fortunato. Lo dico sempre.
Ho pensato alla varicella, ho pensato alle conchiglie bianche.
Ho pensato che le conchiglie sono la varicella del mare, gli prudono, e lui se le gratta via, a ondate, lavandosi con la schiuma.
Come le zampette piccole, di questi uccelletti che non so, che paiono bastoncini, ma che forse son solo solletico.
Alla fine finisco il libro, era veramente cortissimo. Adatto. Mi piace. Mi fa pensare a cose non allegrissime, su di me e i miei troppi contorni. Sono uno dallo spleen facile. :)
Mi affretto e ritorno. Passerò dalla sister a trovare i nipoti, pranzerò a casa per vedere come va l'occhio della vecchia. E poi, scriverò queste righe, prima di andare a fare un giro in bici. I buoni propositi li ho già buttati giù in macchina, a penna, rovinando direttamente il libro di Corona, mentre guidavo, e i vigili merda hanno fermato quello davanti a me, mentre io non avevo nemmeno patente, ché ho dimenticato il portafogli a casa
Direi quindi che il 2014 è cominciato bene. Non mi resta che fare gli auguri, e comincio con queste righe. Buon 2014.




 

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