domenica 30 novembre 2014

Bollirà e sbollirà


Il profumo del mandarino
Non arriva fino alle pagine.

Del formaggio mangerò anche la buccia.

L'acqua per il tè forse bollirà
E sbollirà,
Con la faccia tosta di un arcobaleno bizzoso.

Resta solo difettosa la postura:
La birra si scalderà,
I Portishead smetteranno di cantare.

Entrambi troppo presto.


venerdì 28 novembre 2014

Innocui mariuoli


È da una settimana che ho un occhio semichiuso 
E mi sento tom yorke, ma senza 
La voce da spirito di strada. 
Potrei ballare tuttavia, 
Male 
Come lui; 
O come una campana, un dente, l'acqua nel bicchiere 
O le perle di una collana. 
Ma c'è un tale che lava l'auto mentre fuori 
Piove e tira vento. 
Il fango, le foglie, la polvere persino, 
Stan seduti ad aspettare,
Si dan di gomito, sghignazzano 
Da innocui mariuoli. 
L'uomo mi ruba tutta l'attenzione: 
grido 'al ladro al ladro!', ma è troppo tardi, è già ora 
Di lezione.


mercoledì 26 novembre 2014

Peppa pig, quattro volte


Sono stato di là e ho rubato due birre, una buona e una no.
Che mi berrò.
Ho letto di fretta una novella,
Di un ragazzetto e una lucertola, morti entrambi.
Ho un occhio gonfio, lontano da me, dalla sanità.
Ho una mano d'erba, con cui giocare, pixel su pixel, palmo a palmo,
E ascolto Edda
che intitola Peppa pig, ma canta di una giornata di merda.
Per la quarta volta, l'ascolto,
L'ascolterò ancora.
La nutella è quasi finita, leggerò ancora Fenoglio,
Con l'occhio buono, per le parole cattive,
E lo credevo perso, 
Dal cestino della bici, in mezzo alla città.
Non avrò ritegno, 
Mi taglierò un'unghia, una sola,
Scoprirò le carte, prenderanno freddo, riderò di loro.
Non cederò al sonno, né al senno.
C'è una giornata infinita, che precede una giornata più lunga,
Sono bellissima, dice Edda,
Sono d'accordo con lui, con tutto ciò che dice, 
Che ha detto,
Che non dirà.



lunedì 24 novembre 2014

Sotto il mio portone

C'è un uomo che non sembra un uomo 
Sotto il mio portone. 
Non ha cercato riparo: le minacce possibili teneva già dentro.
Non cercava nessuno, non ha suonato il campanello. 
Non aveva gambe per andarsene. 
Né orecchie per ascoltare il toc toc del gallo e della rondine.
Indica il Sole, le stelle, le bottiglie di birra, il pane,
E ha perso un dito, 
O l'ha scordato da qualche parte.
Comunque sia c'è quest'uomo, sotto il mio portone.
Spalanca la bocca, ammutolisce un grido.
Cerca la fuga, invano, bestemmia,
Non mi rimprovera, tuttavia.



lunedì 17 novembre 2014

Riempire il carro


Son presto le cinque ma fuori stan tante stelle da riempire 
E traboccare il grande carro. 

Ho letto un breve Gadda e come l'alba o la gomma piuma l'ho trovato 
Bello senza intenderlo. 

Ho fatto una lista di cose da fare domani, di modi degni d'adoperare il tempo 
In cui preferirei lavorare. 

Le mie guerre saranno invece contro polvere, grassi, sfumature e altri 
Eserciti irruenti. 

Ascolterò voci morte a volume alto, cercherò di far durare l'incerto, 
A braccia tese, 
Un giorno ancora.


domenica 16 novembre 2014

Lacrime giganti


Arriva il sole di domenica 
Mattina 
Colorato e chiassoso come una corriera 
Di vacanzieri. 

Porti tua madre al parco e la vedi che si stufa 
Di leggere Rodari, ché la annoia, 
Preferisce scrivere senza troppa ortografia
Righe che saran lacrime tra qualche anno.

Leggi di Svevo che scrive di pulcini, 
Pirandello di un corvo, 
Chiara di un rinoceronte. 

Davanti alle campane, invece, c'è Demian Rice 
Che più che un disco ti ha regalato una lacrima, 
Tnto grande da poterci persino nuotare, 
Annegare 
Cercando a vista la riva.


giovedì 13 novembre 2014

Gandalf vs Badu




sabato 8 novembre 2014

Subacquei e velocissimi

Ho vagato per i campi annegati 
Con i cani bagnati, subacquei 
E velocissimi. 

Ascoltavo i Mastodon, 
Saltavo sui sassi grandi, nelle pozzanghere; 
Gli occhiali,
Bastonati dalla pioggia 
Nascondevano nelle tasche il cielo
E gli alberi più lontani.

Ho trovato bella, persino, 
Una canzone inutile degli U2, 
Mentre raccolte due pannocchie, 
Una per tasca, 
Correvo badando a non calpestare il cif ciaf dei piedi, 
Ché fosse libero di mendicare
Il silenzio dolcissimo della pioggia.

Ne chiedesse un poco 
Anche per me.


Le cose piovose, tre a tre

Ieri hanno buttato le zucche. Qui erano ancora abbastanza in salute, nella loro splendida decadenza, ma oggi fanno tre giorni che piove e persino le centinaia di moscerini che vi avevano trovato rifugio se n'erano andate. Buttare le zucche è un po' come la chiusura dell'anno agrario per me che non sono agricoltore. 

 Una di quelle cose un po' tristi e un po' belle dove non c'è mescolanza: non è come il caffèlatte, o il gin tonic, o le giornate normali, dove finisci per pensare che sì, qualcosa è andato bene - che ne so, al lavoro è stato tranquillo, non ha piovuto mentre tornavi a casa, hai trovato un libro che non hai al banco libro - e qualcosa è andato male - che ne so, ti è caduta e si è rotta una tazzina, un modulo da compilare è più fastidioso del dovuto, devi ancora fare un lavoro che devi e non ne hai voglia - ecco, cose così, che si mescolano, e ti portano a giornate medie, un po' belle e un po' no, ma che le distingui perché sono caffèlatte.
E insomma... la fine delle zucche è un po' un giorno così. Oggi poi è sabato. Ieri ho dormito. Oggi non uscirò di casa fino a stasera, per andare a prendere la maxipizza in promozione all'eurospin, e non perché piove.

La maxipizza, poi, non è che non ne possa fare a meno. La prendo più he altro per i miei. Questi qua, di questa foto che trovo bellissima, che son di quelle persone che solo adesso, dopo sessant'anni, trovi sedute in contemporanea in un momento che non è il pranzo o la cena. 
Ce n'è sempre di meno, di gente così. Gente che non sa stare, che non è avvezza a star seduta, ma ha sempre, se non lo ha lo trova, qualcosa da fare. Per questo credo sia una foto rara, finora, anche se diventerà sempre meno rara. Non potevo fare a meno di portargli uno spuntino e il caffè, anche se poi, non hanno voluto il caffè, ma la birra, e ho dovuto fare pure veloce, perché era quasi impossibile che rimanessero seduti per più di qualche minuto. Per questo trovo la foto bellissima, per la rarità, soprattutto. 

E' un po' bruttina, questa pioggia, anche per me che non me ne curo.
Più che altro i cani puzzano, di cane bagnato, chiaramente, e io non posso vederli così spensierati, che appena lasci aperta la porta si mettono lì a fare i piacioni... soprattutto Obama, che è un ruffiano di merda. 
Comunque, visto che piove, e che io dopo aver lavorato fino alle 11.00 ho passato l'ultima mezzora a finire il libro di ieri, la Trilogia di K., che avrei dovuto finire ieri notte, ma mi sono addormentato, svegliandomi alle tre e alle cinque ma almeno stavolta senza incubi, dicevo, visto che piove, ascolto cose da pioggia.
Florence and the machine, per esempio. Questo live radiofonico è meraviglioso. Davvero... meraviglioso.
Oggi poi ho beccato anche un altro bellissimo pezzo, di Justin Vernon, una cover, meravigliosa e meravigliosamente piovosa. Ascoltate dai... sono cose che danno un senso alle giornate. Cose che dopo sei una persona meglio.
E poi, perché le cose belle vengono tre a tre, vi lascio anche una terza cosa piovosa, da ascoltare, sempre una cover, di uno che mi piace tanto, che trovo che abbia tanta sensibilità. Ryan Adams, che una volta rifece la cosa più famosa che si possa rifare (seconda forse solo al pezzone dei depeche). Ovvero wonderwall degli Oasis. Lo so... la cover più bella del mondo l'ha fatta Jhonny Cash, non si discute, ma questa, davvero... ha qualcosa che altre non hanno. E' come prendere una cosa bella, venuta bene, ma con un'anima povera. Scavarla via e mettercene una nuova. Un'anima ricca e densa. E piovosa.

Comunque... dai. Non so perché volevo aggiornare questo blog. Forse solo per scrivere, senza un perché, in mancanza dell'altro blog, che è in via di sistemazione.
Ma resta una buona scusa per mostrarvi anche Badu, il nuovo arrivo, che non so davvero se camperà. E' scarsa, questa gattina nera. Ma è tanto simpatica e bella e pelosa e coccolosa. Una rompicazzo, insomma. E Gandalf la tormenta, per giocarci. E vabbè... staremo a vedere. 
Spero che duri, ché un gatto nero è sempre buona cosa, soprattutto qui da noi, casa di cattivi.

E quindi basta, dai. La chiudo qua e vado a pranzo. Vi ho lasciato tre foto belle, due cani, due gatti, due persone. Tre canzoni belle. Che mi resta? Di lasciarvi tre disegni belli, dai, e poi basta. Tre disegni che mi son piaciuti, che magari piaccion anche a voi.





giovedì 6 novembre 2014

Autunno quatto

C'era l'autunno, quatto quatto, con gli occhi furbi, color zucca, limone, carota, pomodoro. Si arrampicava sui muri, con le unghie crepitanti, o rimaneva appollaiato sui rami a testa in giù, in agguato, per gettarsi sulla schiena del primo refolo, ruzzolare, scherzare con le ruote, stendersi sui prati a poco a poco. Qualche volta si nasconde, si fa poltiglia, nelle curve, letale o bizzoso.


Autunni dentro la primavera

E' quasi mezzanotte. Il cinque novembre è quasi finito ed è passato a tratti veloce e a tratti no. Si è fermato come si fermerebbe un'auto, una bici, o anche solo un passante davanti a una vetrina. E la vetrina è di ricordi, di tempo che fu, di cose che non si vorrebbe non tornassero più.
E così ora che la giornata è finita cerco di iniziarla, che si vuole, si è fatti così, chi non vuole cedere ai giorni senza salvare nulla, come son fatto io. E oh, sì, avrei dei Ti amo, da salvare, avrei delle risate, dei volti belli che ho visto stamane, della stima, o Badu, il nuovo gatto, che poi è una gatta, che mi dorme in braccio o Gandalf che è sempre più puttana, ma è un gatto maschio, invece. Avrei mio padre che mi compra la bombola per la griglia con soldi che non ha mentre io pago la tarsu con soldi che non ho mentre mia madre progetta di comprare un motocoltivatore con soldi che non abbiamo o un carrello per sollevare pesi per cui non si hanno più forze. Insomma... le cose per dire basta e andare a dormire le avrei, ma ogni tanto son fatto così, che a fine giornata ho voglia di iniziare di nuovo, come a rubare una giornata in mezzo a due giornate. 
Così adesso ascolto i Foo Fighters, che se ne sono usciti con un terzo singolo a pochi giorni dal disco come se non riuscissero più a trattenerlo, e io son contento che arrivi. E bevo rum e coca zero, con il ghiaccio, come se fosse estate, mentre la lavatrice gratta alla porta, animale domestico, senza dubbio, tra i più comuni e addomesticati. E dopo aver preparato i compiti in classe, un programma, sistemato il mio orario su un file, deciso di non voler fare più un lavoro che non voglio fare anche se dovrei, è ora di salvare le cose. Delle cose. Qualcosa.
Questo bicchiere di stitch, che adesso che sono le 23.59, mi grida in faccia da dove viene - da verona, ricordo bene, uno degli ultimi giorni felici, che dentro la fine avevano piccoli inizi, - un bicchiere col peluche che non ho mai avuto nè volevo, che è già quasi a metà, ora, ed è da un po' che non uso. 
Ho un disegno, da finire, un disegno inutile, di foglie, ché ieri notte è venuto un quadratino di gelo con le foglie, ma poi si è interrotto strada facendo, dopo due frasi, e io devo andare a cercarmele, perché le ho lasciate andare chissà dove, dentro, e quindi vanno cacciate. O cacciate fuori. Ma al loro posto è arrivato il disegno
Insomma... è un momento, questo che valica il cinque novembre per saltare nel sei, che ha bisogno di piccole cose da mettere vicino, come le squame che fanno il pesce forte e veloce.

Una sono i libri trovati.
Sì, tra i libri mi sento sempre a casa mia, anche se non riesco a leggerli, anche se vanno e vengono.
Ora sto respirando polvere, la sento addosso, non so dove, ma mi entra nel respiro e non dovrebbe - sono allergico, ho l'asma - ma non mi va di scacciarla. Viene dai libri che ho trovato oggi, nel mio covo di libri. Cercavo cose italiane brevi, racconti, e li ho trovati. Anzi... ve li faccio vedere. E a fine post vi faccio vedere Badu e Gandalf. Non è giusto che di certe cose belle goda soltanto io.
Il cinque è anche il compleanno di Ryan Adams, e io anche se so da sempre che esiste, lo sto cominciando ad amare da poco. Credo andrò a ritroso, come faccio ogni tanto con le cose. La memoria a volte non se ne vuole andare, a volte, vuoi costruirtela. 
Così ora cambio, e ascolto lui, anche se è uno di quelli con la tristezza dentro, sempre, e di quella tristezza bella, quella tristezza che non fai bene a nascondere, che è come l'edera.
E a proposito, ora che la mezzanotte è passata, ora torno alla mia edera, alle mie mani di foglia, ve lo metterò lassù il mio disegno inutile, che non è venuto bene. Non ci voleva quel verde chiaro, vivace, le foglie dovevano essere più grandi, dovevo curare e gestire il rapporto di ognuna con la finestra, escludendola o facendocela entrare. E' questo nella mia testa, che dominava prima che arrivasse la mano. Ma poi i colori sono una cosa che va per le proprie vie e il freddo che avrei voluto per lo sfondo, un crema chiaro, non lo avevo, mi manca in queste cere, e il grigio chiaro che era deputato a, l'avevo usato poco prima, e così si è allontanato lasciando il posto a quel verde là, inadatto, ma alla fine, vincitore. Del resto è così che tutti noi vorremmo essere, no? Autunni con dentro la primavera.

Bene, ho finito il disegno... come detto ve lo metto là sopra. Sto ascoltando la cover di wonderwall, di Ryan, e ho finito di bere. Me ne faccio altro? No. Decido di no. Vado a mandare avanti la lavatrice, a mettere i libri rubati per la biblioteca inutile di scuola in macchina, cose tipo lucarelli, quello di almost blue, un libro con la colonna sonora, altre vetrine, altri ricordi, si leggeva tanto, in quegli anni di gioventù, dove trovavamo il tempo? E si ascoltava i Nine inch nails, quel disco, lo trovavo strano, non bello, solo strano, rumoroso. Adatto. Ora lo trovo bello, invece. Invecchio male, non c'è niente da fare. L'ho messo in auto, mi sono ascoltato la March of the pigs, a volume alto, molto alto. Era bellissima. To feel better, chiude. E boh... forse meglio chiudere qui pure io. Prendo altra coca cola, altro rum. Finirò il quadratino di gelo, forse, lo disegnerò, forse, lo vedrete anche voi.







domenica 2 novembre 2014

Morsa, la Luna.


Morsa, la Luna,
Più intera, la zucca
Aspetta i morti.



sabato 1 novembre 2014

Zucche vuote


Si é rotto il sonno, 
Cadendo dal letto e cozzando, 
Contro gli spigoli perfidi di un sogno. 

Io ho aggiunto una candela
Nel ventre tenero di una prigione: 
Ché la luce illuda lo spazio 
E la sua folta famiglia di mariuoli.

Così le zucche vuote fissano la strada, 
Proteggono il bosco dal giardino, 
Si burlano del firmamento e lassù, 
Nel buio, solo una resiste, 
Ammicca, 
Impreca.

Io pure sonnecchio: 
Ho flanella, lana, polvere, immaturità, 
Ma dormo coi calzini.



 

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