sabato 23 novembre 2013

La strada punge

La strada punge,
Le foglie sfrigolano,
La sera cade.


venerdì 22 novembre 2013

Guancia scapola

Tu intenerita
Dal grembo del sonno,
Mi dormi addosso,
Guancia scapola,
Languido culmine in punta
Di piedi,
Il tuo fiato tiepido,
Che scavalca le labbra.

Tu neve.
Briglia dei passi
Che separano le valli
Dai palpiti,
Le carezze dalle forre,
Senza criterio alcuno.

Tu indocile,
Musa sterile,
Pascoli un gregge
Di brividi
Tra una mano e il seno.


sabato 9 novembre 2013

Unghie di legno

Unghie di legno.
Dita tra terra e foglie
Strette al cuore.


mercoledì 6 novembre 2013

Alba sfiorita


Alba sfiorita.
Un barbaglio pettina
Campi ruffiani.


martedì 5 novembre 2013

Salici e nutellbaguettosauri

Dovrebbe essere tardi, sì. Lo è se penso alla giornata lunga, di quelle che le cose del mattino sembrano accadute ieri. Oggi, forse, persino l'altro ieri.
Cerco una immagine, una foto, qualcosa. Perché mi riesce sempre difficile scrivere senza veder vicino dei colori. Le parole non sono mai abbastanza.
Vediamo.
La zucca. Anzi no, il suo fantasma riflesso sul muro. Era l'altra sera, la notte dei morti, su, ad Ampezzo, e sono di quelle cose belle che non credi siano così belle finché non ti arrivano addosso e fai "ohhh, guarda".
Eh, sì, facciamo così, noi. Ohh, che è nostro, e poi guarda, che è da condividere.
Per questo cerchiamo di non stare soli. Se resta solo Ohhh, alla fine, perde di senso.
Comunque provate, il prossimo anno.
Fatela anche voi, la zucca. Vuotarla il giorno prima è rituale, rilassante, altro che psicofarmaci. E disegnarne la faccia, cercare e trovare l'espressione giusta. E poi prendetela e andateci in giro, con dentro la candela, di notte. E prima o poi, perché succederà, arriverete vicino a un muro e farete Ohh, e se se siete con qualcuno gli direte guarda. E ne uscirà la foto di un muro, un anonimo muro inutile, che per una notte avrà addosso un volte meraviglioso come quello aranciato della vostra zucca.
Ecco, cos'è quella foto là-
Ma dicevo, mi dicevo adesso, che vorrei riuscire a lasciare qualcosa, in queste giornate, o a salvarlo per me. Se penso alla giornata, alle sette già a rispondere a qualcuno, per lenire i suoi mali, di cui poi, son quasi sempre causa, e poi pensare a che giorno è, il 4, o il 5, e dover fare i conti per sapere se fare o non fare una telefonata a una cosa bella persa per sempre. Rischiando non ci sia più, la telefonata da poter fare. E poi la lezione, 8-9, venti futuri che ti guardano e che speri di lasciare migliori, quando esci dall'aula, e poi i libri, la biblioteca, 9-13, il mondo che si affaccia dai giornali e sembra scadere via via, in un delirio di cattiverie e superficialità, il tentare di fare i cazzi proprio, di fare un regalo non regalo a gigi, di raccontare storie, leggere quelle degli altri, invidiare chi non ha tutto questo da fare e può passare la vita a leggere e ti restituisce due tre libri a settimana. Lavoro, insomma, a regalare parole gentili e buone giornate, e poi via, veloce, mangiando pera e yogurt in auto e salvando la finta morale del manager mc donald, alla radio, e pensare che ci vai, ogni tanto, e che non ti dispiace nemmeno, e pazienza. Si è imparato qualcosa, per esempio come si chiama la conca dove gli insetti depongono le uova, il titolo di un nuovo Pennac cortissimo e poi boh, di nuovo lavoro,biblioteca, 13.30-19, per salvare alla fine poche cose. Mallarmè che invita Pessoa a tradurre il corvo di Poe, e Manet, giovanissimo, che ne à fatto illustrazioni,. Eh, già, perché tutti questi pensieri, questo non dormire, parte da un pittore, Monet, e quella stanza vista sabato, in mezzo alle chiacchiere e ai finti ohh di tanti, con quelle cattedrali e quei ponti nella nebbia, quel salice piangente e quei prati, quelle luci, quel mare. Trovarsi a pensare a quante belle cose ci ha lasciato quell'uomo, che poi, è arte, è quella voglia di farti diventare una persona migliore.
E chiedersi se un po', almeno, lo faccio, riesco a far venir voglia a qualcuno di diventare una persona migliore. E poi è sera, e piove, e provo quella telefonata e nessuno risponde. E a casa tra un minestrone e il giornale ci sono i miei che spendono i loro giorni più tardi e io che forse non faccio abbastanza per renderli belli e poi c'è la voglia di dolci, il caffè, quel po' di concerto dei Pixies, bellissimo, che mi fa pensare che li conosco e li ho conosciuti poco e che ho perso tanto, della mia
natura, tanto tempo fa. E mi riporta a 1979, ascoltato la notte prima, ma alle tre, forse quattro, mentre una poesia mi girava in testa ma poi l'ho sognata via. E poi, di nuovo il mondo intorno, Emanuela, Giorgia, Antonella, Nello, Noemi, Gigi e Alessandra e poi le cose della vita, i lavori persi, quelli che vanno via, i matrimoni intorno che perdono briciole e le pagelle all'udinese e quel quarto d'ora regalato a lavorare gratis per qualcuno, a regalare tempo. 
E adesso son le due passate ascolto i darkstar, e non so chi sono, mi scarico il nuovo Lanegan che ascolterò poco, come tutti gli altri Lanegan, e lo stesso vale per gli Arcade, cerco il quadro del Salice di Monet, per guardarlo un po', e mi ricordo della baguette con la nutella e le noci e del nutellbaguettosauro, che mi pareva tanto bello, ma che forse non basta a salvare la giornata di alcuni, che adesso dormono già, ma forse, almeno la mia, che vedrò di far finire, dopo queste 24 e passa ore filate, dentro a due pagine di Buzzati, spero di sì.




 

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