domenica 29 luglio 2012

Caipimentamelon

E decidi che non vuoi chiuderla ancora 
Una giornata che pur
Ha già detto tanto e di bello per.
Decidi di riordinare
Bottiglie nel vetro,
Acqua perché divenga ghiaccio,
E bicchieri in compagnia
Di una liquidità che smagrisce
Assieme al sapone
Tranne uno,
Che ti servirà per compagnia,
Insieme alle poesie da assemblare
E una lampada che ha ormai il vizio,
Di chiudere fuori la notte, 
Pur restando dentro al tuo giardino.
Si comincia con la menta, 
Da rapire con la pila, tra vasi e moscerini,
Poi mezzo melone,
Bianco come il latte, che stimerà lo zucchero 
E le sue dita dolcissime.
Pesti, ma senza far male,
E un paio di svolazzi
Che almeno l'occhio quello sì, che possa volare.
Rum che costa troppo poco,
Schweppes che frizza troppo,
E poi i grilli
A suggerirti un verso
Che finora ti era sfuggito,
Chissà mai,
Che una cattura
Non si arrivi a una leggerissima
Libertà.



venerdì 27 luglio 2012

Sei fiore

Sei fiore
Cresciuto nella roccia sgretolata e ricomposta
Da mani di tempo, di passi non riusciti
Nella danza dell'ordinario
E nel libro della quiete.
Sei fiore nonostante,
Imperterrito, succhi la rugiada
Schiacci le foglie per cavarne 
Qualche sogno in più.
Sei fiore, soprattutto,
Frutto in nuce, morte in fieri,
Una macchia di colore nel tripudio
Grigiastro
Degli indifferenti.


giovedì 26 luglio 2012

Glicine

Glicine, rame, miracoli.
Gocce di resina mischiate al sangue e alla bile,
Fame di fame.
Nodi, accigliati,
Numeri accerchiati dipinti
Sulle tele dai ragni.
La cenere delle collane d'aglio
Sparsa sui ripiani
Della casa sulla quercia secolare.
Mietiture improvvise
D'erba medica e malata.
Saggina.
Il quinto jolly sulle donne di bastoni.
Glicine, sete, pozioni.
Fette di pane e capriccio.
Armenti, steli secchi e bagnati di saliva.
Sui palmi
Un fiore di fango
Crepato dal maestrale.
Nelle teche di plastica
Dei castelli di carte,
Farfalle di vetro
Con code di velluto.
Regine
A passeggio con i ladri e gli assassini.


mercoledì 25 luglio 2012

Delle tue perplessità

Vieni qui,
Apri la bocca,
Tienila aperta,
Fatti prendere il cuore,
Fammelo stringere,
Lascialo battere
Come una mano che applaude ai grilli
E alle zanzare.
Lascialo respirare,
Che prosciughi l'aria dalle stanze
Le menzogne dal buio.
Poi torna qui,
Non guardare altrove
Tieni aperti gli occhi
Spalancali
Ché li possa estrarre
Come gioielli,
Come una scarpa troppo stretta
O un miracolo mal riuscito
Dalla memoria dei testimoni,
E lasciali tintinnare
Nel palmo disegnato
Di una mano senza rughe,
Ascoltali rotolare,
Sulla pelle del seno,
Rimbalzare bizzosi
A tempo dei palpiti
Che non ci sono più.
Poi dammi le mani,
Annoda le dita
A tutti i desideri
Ché si spezzino le ossa
Per trattenerli
E si fondano alla carne
Per portarli a compimento
E le unghie
Graffiale con i denti
Del pettine destinato
Ai sogni
Delle tue perplessità.


Angustiamenti

Delle sciocche cose mi angustiano, a volte.
Per esempio, adesso, invece di essere qui a chiacchierare di alcune sciocche cose che mi angustiano, dovrei scrivere tipo 3-5 riche di profilo, mio, per la gara di poesie di venerdì che verrà. A dirla tutta dovrei scrivere anche le poesie, e forse dovrei occuparmi ancora con più urgenza dei Corti, o ancora di più, se vogliamo, dovrei decidermi a cercarmi un lavoro, mandare dei cv e cose così, ché senza non si dura per sempre.
Invece le cose che farò, nelle prossime due ore, saranno poche altre, messe insieme a questo post. Cagare, di qui a poco, perché mi scappa. Andare a rinnovare la carta di identità, alle nove e mezza, e così magari vedo se è vero 'sto bailamme sul referendum per abolire la diaria parlamentare. Altro... non so, risponderò a due messaggi al cellulare, che so arriveranno. Punto. 
Ecco, questa una cosa che mi angustia, la prima. Io, che scelgo di gestire le priorità al contrario. Lasciamo stare la cacca, che domina facilmente tutte le altre.... e che ho appena fatto... ma le altre, sarebbero facili da mettere in ordine diverso. Un ordine che ho ben chiaro, ma che appartiene ad altri, e che rifuggo, anche se so benissimo che dovrei, almeno ogni tanto, accettare. Certo, a dire la verità, non è che mi angusti tanto, questa prima cosa che mi angustia. Ora che la scrivo, anzi, credo non mi angusti quasi per nulla, altrimenti dovrei smettere di scrivere queste righe.
Mi angustia di più, piuttosto, la persistenza delle cose, che - è matematico - mangia le zampe alla novità, delle cose. Il web è lo specchio migliore, per questa cosa, e facebook è la zona più limpida di questo specchio. Leggo i post che la gente pubblica e condivide e continuo a vedere - diciamo all'80, forse 90 per cento - notizie che ho già letto, barzellette già sentite, leggende metropolitane talmente vecchie da essere passate a realtà... Ce ne sono alcuni che oramai ho letto 5-7... 10 volte. Ed è tutto un ridere per la stessa cosa da mesi, anni, a volte. Un indignarsi per quei pochi secondi per cose accadute secoli addietro e riproposte e riproposte e riproposte... Ed è, tra l'altro, quasi tutto falso o impreciso, malamente riproposto cambiando data e dati. Ma davvero abbiamo la memoria dei pesci? mi chiedo. E poi penso che pure io, chissà quante volte avrò già riproposto qualcosa che. E allora... mi angustio e cerco di non riproporre mai niente.
Poi, c'è anche quest'altra cosa che mi ha angustiato, poco fa, proprio prima di cominciare queste righe, mentre cercavo di fare il profilo di cui sopra. Me lo stavo copiando dal blog, perché faccio sempre così, e mi sono reso conto che lì, nella gelografia, c'è praticamente tutto. E poi, basta nome e cognome, su google, ed escono tipo 3 o 4 pagine di risultati, più o meno idioti e in parte relativi a un po' di omonimi, tipo un tizio di genova, uno di bitonto e uno che ha lavorato in un ristorante a Bucarest, nonché quello famoso, veneto, che rispose in dialetto a scuola e fu sospeso. Il resto però è tutta roba mia. Insomma... si trova, se si vuol trovare. E allora, siccome negli ultimi 2-3 mesi avrò ricevuto almento una trentina di proposte di recensione di aspiranti scrittori, e siccome, almeno la metà di queste si rivolgeva a me come "carA blogger" o come "gentili redattori(!!!) del blog" mi sono chiesto... ma bioparco! okay che stai mandando la tuo proposta di lettura a membro canino ai siti/blog che ha trovato su wikio e che ti paiono avere un numero di visite decente, maccazzo, almeno una sbirciata al profilo, prima, ti sembrava brutto? Che persona di merda sei se non poni attenzione nemmeno nelle cose che vuoi fare per te? Le cattiverie, le truffe, i furti, i falsi, gli inganni... sono cose bellissime, sono cose che si fanno per noi, che ci porteranno del bene e che vanno curate. Possibile che anche i rudimenti di questa cura siano ignorati, mi chiedo? E questo mi angustia. C'è una teoria, non so di chi, non so se mia o che, che vede il ladro (o l'ingannatore, l'assassino, ecc)  come primo sovvertitore dell'ordine precostituito e del destino. Tu sei ricco, non hai colpe, anzi, hai pure dei meriti, e io, ladro, ti rendo meno ricco, oppure ti faccio diventare povero, rrendendo ricco o meno povero me, che non ho meriti e ho colpe. Ecco... mi chiedo, ammettendo che una parte di vero vi sia, in ciò, possibile che anche questi moderni rivoluzionari siano così... scarsi? Se non prestiamo attenzione a ciò che è solo nostro, come possiamo prestare attenzione agli altri? Mi chiedevo. 
E questa cosa, terza, mi angustia.
Bene. Sono le nove e 17e adesso, nell'ordine, farò delle cose importanti, tipo mettermi le lenti a contatto, leggere la pagina dello sport e degli spettacoli, dal menzognero, e magari buttar giù quelle righe di profilo, prima di andare in Comune. E forse così, sarò un po' meno angustiato.


domenica 22 luglio 2012

Acqua marcia

L'acqua marcia
Verso mani di terra, arate dalle rughe.
Marcia e seppellisce i destrieri.
Ti mette le mani in gola e ti cava il cuore, o il pranzo,
Strizzati nel pugno come un panino bagnato.
Dentro le pozzanghere, si specchiano le sue dita di fango,
Dentro il fango i grilli e le lucciole
Traditi da un palpito imprevisto
Del vento o del fiore.



martedì 17 luglio 2012

Esilio


Dicevano
Che i regni non vanno abbandonati.

I sudditi non avranno fame
E le piante non avranno sete,
Finché il Re sarà davanti
Ai loro occhi.

Dicevano
Che i cavalli troveranno da soli
La strada per la città
e i draghi,
Prima o poi, 
Si specchieranno
Nel fossato che abbraccia il castello.

E parlavano di tesori,
Magie,
Fate,
Nascosti nelle tasche dei giullari.

E anche altro, dicevano,
Ma le ultime parole
Spese per il mio regno
Non le ho sentite mai:
Troppo lontano accompagnati i passi
Troppo vicino l'esilio.


lunedì 16 luglio 2012

Averlo grosso

Ho scoperto di averlo grosso e non può essere altrimenti.
Sopra ci stanno le foto normalissime
Che vogliono io creda epici fallimenti;
Ci stanno quei cerchietti rossi
Per mostrarmi cose di cui non mi frega un cazzo.
Ed è grosso perché ci stanno
Decine di culi che non volevo guardare,
Centinaia di tette che non mi hanno mai provocato,
Migliaia di commenti
Penosi e avvilenti.
Ci stanno i keep calm,
I "Come ti vedi",
I meme, gli shock, i lati B, i cordogli volatili.
Mi stanno lì quelli che devono raccontarmi
Le meraviglie dei loro cibi, delle loro bevute,
Dei loro dettagliati sorrisi di miele
O fiele.
E non mancano
Le indignazioni marcite
Per stupri di uno,
Violenze di due,
Furti di tre,
Truffe di quattro
Scandali di cinque anni fa.
Ogni cosa riproposta,
Riassunto della sintesi del riassunto,
Ha preso posto e mi sta lì, assieme a chi la condivide.
E se ci sta tutto questo, non può essere altrimenti,
Questione di logica, pratica e spazio:
Devo per forza
Averlo grosso.





venerdì 13 luglio 2012

Ricordi stanziali

E' piovuto forte.

Il caldo rimane nelle stanze
Come un ricordo che non vogliamo più.

Possiamo solo aspettare,
Lasciando le finestre aperte,
In faccia ai grilli e alle zanzare,
Che per le strade sterrate
E confuse dal buio,
Se ne vada solo
O male accompagnato.


lunedì 9 luglio 2012

Muse fragili

Ho crocifisso le prigioni,
Con chiodi di garofano,
Impiccato le corde
Sacrificato le vie della sete
E della parsimonia,
Disarmato i fiori dai loro frutti
E le strade della città, da tutte le sirene.
Ho steso ad asciugare
I fiumi sulla ghiaia e sul cemento,
I laghi spalancati a sventolare
Fra i giunchi e le ninfee,
E le muse fragili dei fiori di rovo
Seccate dalla canicola,
Mi hanno voltato la schiena.
Come un sogno realizzato e poi
Dimenticato.


giovedì 5 luglio 2012

Luna marea

Luna Luna,
Quante braccia hai?
Quanti sepolcri da scardinare,
Tombe dove hai seppellito
Tesori
E profumi, forse
Rarissimi animali
Che nemmeno siamo in grado d'immaginare,
Mescolanza
Di trame e tramonti,
E sfumature e battiti
Di cuore mancati.

E quante dita, Luna,
Puoi adoperare per cercare i nervi
E le giunture,
Per farne sabbia,
O vento,
O miele d'aria che scivola via,
Rubando ruggini e malumori.

E poi tu, Luna,
Non sei forse femmina?
Non sei sorriso lieto e pallida
Carne?
E fato, da svelare, certo,
Luna sei tu,
Compagna fedele che tradisci 
Soltanto chi non crede
Alle maree.


martedì 3 luglio 2012

Piccole cose prima di nanna

Arrivi
Non è tardi, ma il sonno ti corre attorno come un nemico
Ti si chiudevano gli occhi, poco prima,
Soddisfatto di tutta la meraviglia cercata,
E trovata,
Eppure sempre in bilico,
Il mare e la sabbia come un giaciglio festoso,
Gli intorni attenti tutti, ad attendere uno scampanellio.
E tutto questo vorrebbe
Un cedimento, un abbandono, una felice caccia ai sogni,
E invece no,
Ci sono le piccole cose prima di nanna,
E che sarà mai, pensi, prima di nanna, cosa fa la gente,
Si lava i denti, qualche pagina di libro, aggiorna lo stato...
E invece tu, con lentezza,
Devi finire di fare la sangria, ché l'avevi lasciata a mezzo, prima,
Perché ci sono cose che arrivano e si siedono al primo posto,
E allora lavi e tagli un limone,
Lavi un paio di costumi, uno tuo e uno no,
E riponi una birra nel frigo,
Ti tocchi un piede e ti trovi la mano piena di sangue
Dovresti disinfettarti,
Ma finisci per andare a buttare gli avanzi
Di mele e pesche e uva e arance
Alle galline e ti accorgi che c'è ancora l'acqua
Che corre nel tuo orto, come un folle maratoneta che ansima
E la spegni, come fosse fuoco,
E ti rendi conto che c'è quella Luna piena là
Che ancora ti guarda e ti dice: Ehi, sono io, 
E sono la stessa di qualche ora fa. 
Ti ricordi di me?
E dici sì, mi ricordo,
e la vuoi fotografare,
E come si fa, ti chiedi, che questa è solo un cerchio giallo
Che riesci a tenere tra le mani,
E allora torni in casa, e hai ancora un messaggio da rispondere,
Il voltaren da mettere sul ginocchio,
Il ghiaccio da mettere in freezer,
I costumi da mettere ad asciugare,
Il disinfettante da mettere sull'alluce,
Ma ti perdi via, per metterci quel cerchio giallo
Sopra queste parole,
E perderti via,
A osservare la foto di un bacio,
Di un sorriso,
Di un seno,
Di un male di domani,
E intanto hai finito con la sangria,
Ti sei tolto le lenti a contatto,
Hai pulito il sangue dal tappeto del bagno,
E ti sei ricordato degli asciugamani,
Ché anche quelli sì
Ti hanno lasciato come ricordo un sedile bagnato,
Come le ciabatte hanno fatto con l'auto, usando la sabbia.
Ed è passata un'ora
E queste cose non erano poi tanto piccole, pensi, mentre ti addormenti
Con i pollici sulla barra spaziatrice e riaprendo gli occhi dici
Oddio, dov'è sono andate le righe che stavo scrivendo?
E allora decide che okay,
Basta, per oggi,
Ripensi a quello che hai fatto,
Che non avresti pensato mai,
E realizzi che anche questo, come ogni giorno, è ormai salvo,
Difeso dai perfidi mercenari della dimenticanza e della mediocrità,
Quasi al sicuro, al galoppo verso il fertile giardino della memoria,
A cavallo delle piccole cose prima di nanna.


domenica 1 luglio 2012

Alberi di sabbia

Parlami,
Chiedimi di andare a cercare,
Nelle valli distratte dalla calura
Le risposte che ho soffiato via con un sorriso
O soffocato di baci
O semi;
Chiedimi di riportarle indietro e parlami
Di tutto,
Anche di niente
E delle sue sfumature ricamate d'ombra 
E disarmo.
Ma tu
Parlami.
Travolgi le cattedrali di silenzio con montagne
Di chiarezza, respiri e istinti.
Montagne dalle gambe sottilissime.
Ti ascolto,
Costruisco sul deserto che verrà,
Alberi di sabbia,
Su cui crescere fiori e piante sterminate
Di fragole e lamponi,
Legate in ragnatele
Che seguono le linee del volo
Di un pipistrello
Ubriaco
Ma non stanco
Nè sciocco.



 

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