giovedì 31 maggio 2012

Millesimo piano

C'è questo temporale, 
Con un viso di bambina e le unghie troppo lunghe, 
A graffiare la mia porta
Al posto del cane.

C'è questa magia versata nei bicchieri,
A fiotti gorgoglianti
Che risciacquano le carezze e ne fanno bottoni,
Lacci, morsi e germoglio.

E c'è una sedia scostata, 
Un tappeto accartocciato,
Una finestra accostata al millesimo piano
Di una nuvola con le scarpe basse
E la luna in mano.

C'è il tuono, 
Il lampo,
Lo starnuto.
La mano che cerca la mano
Che cerca la mano.
Il nostro posto sulla sedia
Occupato da un portafoglio 
E un cellulare.
Il bacio sconfitto,
L'abbraccio vincente.
 


lunedì 28 maggio 2012

Imbarazzati


Imbarazzati,
I papaveri al vento
Annuiscono.


domenica 27 maggio 2012

14 secondi senza cintura




sabato 26 maggio 2012

Non lisi




venerdì 25 maggio 2012

Nel mio bioparco

Nel mio bioparco
Le lampade stanno comode
Solo sui comodini,
La coca è zero
E si migliora col rum,
Condividere
Ha sempre casa e mai
Caso
E Bellezza
Abita sempre la camera degli ospiti.

Nel mio bioparco
Gli animali hanno un muso,
Un viso,
Una faccia;
I fiori non amano i quadri,
Né i frutti
Le marmellate.
 



giovedì 24 maggio 2012

Si allungano

Si allungano
Sbadigliando, i cortili
Senza più lucciole.


mercoledì 23 maggio 2012

Guerra nel grano

Guerra nel grano:
Schizzi di sangue finto,
I papaveri.


martedì 22 maggio 2012

Il papaveri sul mio divano, prima di vendere il mondo

Non sono meravigliosi?
I papaveri, sì. C'è quella cosa degli haiku, quella cosa che sono un momento, un lampo, un istante, e la stagione, e l'osservazione della natura. Lo Yugen e il mistero, o la meraviglia. E quando ho visto questo campo, così, all'improvviso, mi sono sembrate gocce di sangue finto, che poi, magari un verso dell'haiku - il secondo - l'avevo bello pronto.
Eppure non mi è venuto, e così ho lasciato perdere e non l'ho scritto.
Magari chissà, con la foto sotto il naso, tra qualche riga, magari mi viene... se così fosse ve lo lascio.
Le foto hanno quella cosa, di bello, di poter prolungare gli attimi, anche all'infinito, se vogliamo, anche se mica lo so, io, se sono in grado di far durare un attimo all'infinito.
Ma perché sto aggiornando il blog, adesso? Non ho pensieri di gelo? Sì, li ho, in questi giorni li ho.
Però li regalo, e non me li salvo, così quando sarò morto qualcuno tirerà fuori dei pensieri di gelo inediti, quasi tutti col fuoco dentro, certo, ché quelli col buio dentro vanno sempre sbandierati, per vedere se il sole li chiarisce. Ma tornando a noi, i pensieri di gelo li regalo, e così restano i momenti, per esempio, o le riflessioni.
Questo è un momento. 
I momenti sono fatti di tante piccole cose, come quel campo lì, di papaveri, che sono cose simili, ché i papaveri son simili, sì, ma sono pure diversi, e tutti, sì tutti, si lasciano abbracciare da una sola occhiata. Si accomodano nel tuo sguardo come su un divano spazioso.
E allora mi andava di cercarlo e descriverlo, il mio divano spazioso di adesso, di poco fa. Quali sono i miei papaveri di stasera, di stanotte, che lo so, dovrei dormire, che son quasi le tre, e tra un 2-3 ore vorrei svegliarmi, perché vorrei fare una cosa, una pazzia, une delle mie, delle tante, che tante ne ho fatte in questi giorni e una in più, non può che far bene. 
Se non ad altri a me.
E dunque, quali sono i miei papaveri di stanotte?
C'è quella cover di Johnny Cash dei nine inch nails, che è bellissima, e poi c'è che è altrettanto bella l'originale, sono simbolo, ho pensato, delle dimensioni parallele, dei multiversi musicali. Diverso ma simile e comunque bellissimo. provate ad ascoltare, se non conoscete. E questa era una cosa.
Che poi arrivava dopo tre ascolti di hallelujah, ovviamente jeff buckley, perché jeff mi ricorda la mia follia giovane, sveglio, in giro per la radio, 2-3 a volte 4 di notte, a cercare grace, quando sapevo che l'avrebbero passata, sì, da qualche parte quella notte. E poi la versione di Cohen, che l'ha scritta più lui, la canzone, e che non conosco, lui, ma che ha quella cosa che in spagna chiamano duende e forse io chiamerei carisma. come ce l'aveva Jeff, e che invece non c'è l'ha gente come Bon Jovi, o quelli la dei talent scout. Quell'idea di avere delle cose da dire, dicevo l'altro giorno parlando di Cornell
Insomma, ascoltavo queste cose. 
E bevevo gin tonic, lo sto bevendo tuttora, dal mio bicchiere gigante di Stitch, che è meraviglioso. E l'importanza del bicchiere, ecco, io non la sottovaluto mai. Ci sono in troppi che lo fanno già. E poi, mi stavo chiedendo, perché ho aperto porte e finestre, in questi mesi, io che non lo facevo mai, e perché, soprattutto, non mi pesa, anche se entreranno i ladri, lo so, e mi ruberanno tutto. Ma tutto cosa, pensavo? E mi è tornata in mente quella frase, che forse ho inventato io, forse qualcuno m'ha detto, e che dice che se hai una cosa bella, se la costruisci, se la sai fare, la devi regalare. Sempre. Sì, forse l'ho inventata io. Questo pensavo. E così io regalo tutto. E pensavo a chi mi dice che fai sempre lo scemo, ma so che non lo sei e lo univo a quella considerazione di La Capria, fatta sulla scrittura, nata da un aforisma di Machado, e ribaltabile sulla vita. Essere profondamente superficiali.
Ecco, sì, è una mia filosofia di vita, non ho dubbi.
E adesso, che ho abbandonato il certo per un nulla bellissimo, pensavo alle piccole meraviglie, fatte di oggetti minuscoli, di cose, ciliegie o arachidi, fiori disegnati o un tratto pen che viaggia sul pastelli acquarellabili ricordandomi quando sia importante scrivere a mano, quando il tempo sia necessario, e che lo devi mettere dentro nelle lettere, non come si fa in queste, che hanno quanto tempo, dentro? Uno, due decimi di secondo? E invece io, per fare una L, maiuscola corsiva, oggi, con il tratto pen nero, ho visto che si è presa un secondo. E secondo me, quando le leggi, quelle lettere, lo leggi tutto, quel tempo, quei secondi, che hanno dentro. Ecco perché adesso lo rifarò, carta penna, anche se son le tre passate, e ce lo rimetto il tempo, nelle lettere, corsive o maiuscole che siano. E poi, insomma, sempre stasera, pensavo alla cosa del fare, piuttosto che no, al dire Sì, N., se sento di un lavoro te lo vengo a dire, oppure a pensare, sì V. domani se posso ci vengo, al funerale di tua nonna, ché me lo ricordo che tu c'eri a quello della mia, e poi penso a G. che lo so, che avevi bisogno di una parola, di un messaggio che dica, ehi, sì, ci sono cose belle, là fuori, e anche all'altro C. che pensa io poeti solo perché vado a capo molto spesso. E tutte queste persone, ma anche K. e J. e V. tutte nel giro di un paio d'ore, e tutte non erano presenti. Alla fine siamo fatti dell'affetto che generiamo, pensavo anche, sempre dentro questo campo di papaveri sul divano del mio sguardo. 
E c'erano altre, cose, sì, in questo mio momento.
C'erano gli haiku votati a E., le password che non volevano sapere di funzionare per scaricare F., c'erano messaggi che volevo scrivere e che chissà, magari ora che mollerò questa tastiera, dove le lettere hanno la vita corta, che non lascia segno, magari scriverò.
3.33, perfetto, non saranno le 22.22 ma vanno bene lo stesso.
Ascolto L'uomo che vendette il mondo, del buon Kurt, e penso che è proprio quello che mi piace fare, di vendere un mondo migliore agli altri, più bello di quello che hanno, che avrebbero potuto avere.
E forse stanotte, magari, per farlo mi basta una penna e un pezzo di carta.


lunedì 21 maggio 2012

Gocce di sangue




domenica 20 maggio 2012

Coda o padrone

Siamo asfalto.

Scaglie di sole nella pece,
Macchie d'acqua
Inerpicate sui jeans.

Regine di quadri
- semi che mai sappiamo disegnare - 
Di un'epoca dai tendini recisi,
Al futuro.

Sazi di giovinezza
Apparente,
Di elasticità,,
D'affetto venduto a poco
E ancora bravi - certo -
A estrarre dal mare pescoso
Delle malinconie,
Ceste di sorrisi e sguardi,
Senza coda o padrone.


giovedì 17 maggio 2012

A cucire l'aria al vento

Con la punta delle dita.
Ho disegnato riverberi
- libellula o tramonto - 
Nel calice rovesciato
Del tuo piacere
Spalancato.

Il fiume viscoso dei languori
Si è preso gioco di noi,
Lasciandoci vincere
E dal ventre caldo degli umori,
Si levano in volo
Un graffio,
Un morso,
Una manciata di profumi,
A cucire l'aria al vento,
E il vento alla passione:
Delicata,
Intensa,
Inespugnabile prigione.


martedì 8 maggio 2012

Come pirati

Come reti.

Avete le viscere spremute
Nei bicchieri,
Il pan demonio
Di cui vi cibate
E' fatto di formiche e assenzio,
L'esca impigliata è una bugia
Che non avete saputo raccontare
O che avete raccontato troppo.

 Come sete.

Meraviglia e melanconia
Si fermano sempre alle labbra,
I nodi si aggrappano alle gole,
dita scorticate e roccia
Premuta al seno,
Ridere è un groviglio malsano di strida
E scrosci.

Come pirati.

Rapite le fate ai maghi,
Le streghe agli orchi,
I cuori alle puttane.
Rapite le mani alle lame,
Le orecchie agli insulti,
I piedi alle cazzate
E alle labbra con voi
Portate il sapore della terra e della normalità.


sabato 5 maggio 2012

Dei ladri peggiori


Siamo ladri, sì.

Dei peggiori:
Infami, ingordi, incorreggibili.

Tu rubi i malumori, 
Gli anni,
I condizionali.

Io faccio sparire
Le ansie, gli imbarazzi,
Le malinconie.

Mandati
A puttane gli scrupoli
Hai strappato la faccia
A tutte quelle che vedo
Per disegnarci la tua.

Presi 
A calci nei coglioni
I timori
Ho strappato il cuore
A tutto ciò che sta fuori
Dal mio abbraccio.

Rubiamo fiori, riso, tempo, liquidi, occhiate, parole, confusioni.
Ce ne riempiamo le tasche 
Bucate.

Rubiamo le coccole ai gatti,
La coda ai tramonti,
Le gambe alla noia,
Le mani uno all'altro.

E per portarci via anche il mondo
Lo abbiamo schiacciato, fatto piccolo, leggero, perfetto
Da soffiare via
A labbra socchiuse.



mercoledì 2 maggio 2012

Tu dormi

Tu dormi.

Io ti allaccio in un pensiero candido.

Hai ripiegato le ali sotto il lenzuolo,
La stanchezza imperterrita 
A vibrare nelle gambe;
Raso e miele, 
I sogni e la pelle
Che regali al cuscino.

Non ho abbastanza corda,
Nelle mie tasche,
Solo bellezza e follie
Da sputtanare.

Tu dormi.

Io progetto salti mortali
E capriole
E meraviglie.

E comincio leggero, 
Scalzo,
Timido,
Appoggiando parole silenziose,
Sul tuo comodino,
Da prendere in mano al mattino.



 

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