domenica 18 agosto 2019

Vieni qui


Vieni qui
Facciamo l'amore.
Dimentichiamo la luna
Masticata
In un cassetto
O in un angolo
Della finestra. 
Rovesciamo il profumo
Del vino nell'ombra
Del calice.
Si riveli la tenerezza
Al sorriso, alle dita
Al batticuore.
Vieni
Qui, c'è spazio
Per il sale dei corpi
Per l'invasione delle capriole
E la bugia porge
La mano all'ombra
Le scuse alle giunture
I saluti alle ritrosie.
Vieni qui,
Mangiami le dita
Oppure cappio
Facciamone per il collo
Della bottiglia.

Seme impaziente
Il bacio morde
Le labbra
Del ferragosto:
Tutte le cose volgono 
La schiena a Oriente,
Le nostre invece
Aspettano il trepestio,
Il vanto, il gluglu
Della luna appena appena
Riempita.


Pasta ai peperodoncini



Prepararsi per l'esecuzione in modo ignorante, perché tale è la pasta ai peperodoncini. Usare il primo peperoncino maturo, qualunque esso sia, forse un jalapeno, forse no, intero, senza compromessi, anche se si mimetizza nella fioritura dei ciliegini. Rubare all'orto della madre peperoni e qualunque cazzo di cosa verde abbia piantato nei vasi, che anche se non aromatica, tiene lontane le zanzare. Scegliere birre ignoranti, di quelle che trovi nelle sale di aspetto, e ti parlano del meteo, oppure ti dicono che Ligabue lo preferivano come pittore. Usare le linguine, pasta comunicativa, e arrendersi all'idea che dopo la prima forchettata la doccia è da rifare, anche se quella di mezz'ora prima non era venuta male. Scegliere una colonna sonora che sia un piezz 'e core, ché almeno sia da antidoto all'indistinto dell'aglio, che non abbiamo più il coraggio di masticare. Curare i colori come si fosse un medicromatico. Prima il bianco della cipolla, poi il verde scuro, poi tutti i rossi, infine i verdi chiari, che non anneriscano. Benedire il wok ikea che non attacca. Aspettare il temporale, per lui avremo lasciato l'ultimo sorso di birra, e la bestemmia dell'addio. Aprire la seconda birra prima di scolare la pasta, terminare la cottura in wok, ruttare, e buon appetito.




lunedì 5 agosto 2019

Luna, cieli, stelle,




Hai chiamato

Gridato il mio nome
Con una carezza che ha percosso
La tenerezza del seno.
La fame
Ha mangiato la sete
In te fradicia,
Aperta e disarmata
In viso.
Una buccia sottile
Di luna
Si stiracchia sulle tegole
Brune.
Tu, sorridi, credo,
Rarefatta
Dalle sciocchezze, 
Nelle piccole arrabbiature, 
Fra le intoccabilità appiccicose del quotidiano.
Quante lune piene abbiamo scordato
Dietro le tapparelle
Trattenuti dal cuscino?
Quanti cieli smisurati
Abbiamo inchiodato al muro della distrazione?
Ogni occhiata un chiodo:
Così funziona.
Le stelle, invece
Che grillano di luce
Quelle no
Loro si son fatte rispettare.
Avevano la voce dell'altrove,
E le labbra dell'adesso.
Tu sorridi, credo,

E i grilli accompagnano. 



 

Il blog di gelo

Salvadeat

Il mostro sul comodino

Copyright 2010 pensieridigelo. All rights reserved.
Themes by Bonard Alfin | Distributed by: free blogger template videobest blogger templates of 2013 | best vpn anonymous best vpn on mac