sabato 28 febbraio 2015

Disabitate ma orgogliose

Ha piovuto poco e piano
Gocce cadute da vicino, 
Da poco sopra
Le teste nostre.
Con lo stesso piglio rassicurante della voce
Di Morrissey
Che canta di baci non dati, di castelli
E parole sussurrate sulla faccia
Col rumore dell'edera
Sulle case disabitate
Ma orgogliose
O della sabbia che ha riposato
Un anno intero
Celata dall'etichetta
Di un asciugamano, per ritrovare casa
O perlomeno una certa
Familiarità.


martedì 24 febbraio 2015

I nomi delle sfumature

Sono passate le undici e fa strano cominciare la giornata adesso, mescolando il caffè con un biscotto al burro, fatto in casa, a forma di cuore, con la granella e il cioccolato che lo divora da dentro come un brutto buonissimo male. Fa strano ma non si è fatti per dormire, a volte, e a volte sì. 
Oggi no. E magari per passare dal tempo di tutti al tempo mio basta solo pensare al tempo di oggi, ripercorrerlo, sfumando nomi e cose e visi e voci fino a dimenticarli, a lasciarli indietro nella stanza in penombra dello ieri. Ma come si fa? Solo i nomi, penso, solo i nomi sono una collana che soffoca. Potrei riassumerli, dirli tutti, dal primo all'ultimo. Sono i nomi di Sandro, Lucia, Giorgia, Giuseppe, Massimo, Stefania, Emanuela, Carla, Elisabetta, Gabriele, Tiziano, Giovanni, Ylenia, Eleonora, Michela, Gianluca, Elis, Luca, Nizar, Kristian, Roberta, Maoni, Erica, Emanuela, Anita, Ada, Marco, Thomas, Gianmarco, Silvia, Amedeo, Alex, Ada, Francesca, Francesco, Patience, Alexandra, Mirella, Elisabetta, Francesca, Andrea, Giorgia, Luisa, Luca, Davide, Cristina, Andrea, Cristina, Lorenzo, Gioele, Luca, Thomas, Olha, Eugenio, Simon, Valentina, Michela, Luca, Lucrezia, Daniela, Monica, Max... e poi? Quelli di nemmeno il nome, so. E come fai a non aprirti una birra?
E così ripongo la tazzina sporca, stappo la bottiglia, decido cosa fare, una cosa o due, qualunque cosa, di questa giornata con la morte che passa nella casa vicina senza bussare e tu ti costringi a ignorare, terminata con la tristezza del ricordo, la pena della memoria e quella della presenza. Penso a un disegno, a una nave fantasma, a qualcosa da dare da fare a mio padre, qualche via d'uscita poco attuabile, la difficoltà di sparire, di non sparire, la champions, il dentista da pagare, l'appuntamento dall'ottico dimenticato e quelli di domani, tutti confermati. Poche pagine di Levi, alcune di sconosciuti, musica nuova, non brutta e non bella, le carote andate a male, le patatine da finire, ed è già quasi mezzanotte, e questa sfumatura non è che l'anticamera di un sogno, che non avrò sonno abbastanza da sognare.


lunedì 23 febbraio 2015

Consigli di ruggine


Hanno facce a foggia di triangolo, cerchio, rombo; e cere pallide o paonazze, di giallo malattia o blu alieno, eppure amico. I più grandi ci riempiono di consigli; i piccoli, come sempre, arrugginiscono sul bordo proprio e delle strade e noi, a malapena, ne consideriamo il parere.


sabato 21 febbraio 2015

Di quelle giornate

Ma oggi è una di quelle giornate che ti arrendi. Che saresti dovuto andare a correre, prima della pioggia, del buio, della serata, una di quelle giornate che finalmente è arrivata la fine delle altre di giornate, e invece di prendere rincorsa arriva un freno. Così ho sempre freddo, non mi scaldo in nessun modo, ho letto due libri per bambini, anzi tre, e un manuale semiserio su chi lascia le donne scoprendo di essere io tutti i lasciatori. Così ho perso un'ora su zombi tsunami, e solo cinque minuti a sistemar vestiti. Invece di cazzeggiare edito e preparo lezioni, invece di leggere cancello dischi che non ascolterò. Mentre aspetto il nuovo blur e il nuovo prodigy e il nuovo modest mouse e il nuovo Sufjan Stevens finisco per scaricarmi Sheeran per pure curiosità e per pensare che mi devo essere veramente rincoglionito del tutto. Lavoro ancora, alla fine, che è meno peggio del fare niente.


martedì 17 febbraio 2015

Non ancora ma presto

Restiamo dove l'ultima foglia
Tenace
Diverrà la prima e
Ci gira intorno una campagna
Assorta e dimessa
Dal basso profilo
Più ancora dell'erba cauta
Che spinge fuori il viso dalla terra:
Si scorge già dove
Non ancora ma presto
Sbucheranno i crochi.


lunedì 16 febbraio 2015

Binari e nebbia piccola

C'è questa nebbia piccola, giovane, inesperta
Che ci lecca la faccia,
Non disturba
E non attrae.
C'è che non l'abbiamo chiesta, né scacciata
A volte nemmeno vista arrivare
E di certo mai
L'abbiam vista andare.
C'è sul binario dimenticato
Tra i numeri di una fantasia inerme
E pigra,
A infilarci il naso
Come si farebbe con un profumo
Ma era lontana 
Lontana
Lontana
E non ce ne siamo accorti
Non ci siamo nemmeno voltati.



venerdì 13 febbraio 2015

Lancette deformi

La stanchezza è un orologio disegnato sulla schiena e i numeri ha le facce di domani. Di chi è da andare a prendere, a portare e chi ti aspetta in una stanza o si fa aspettare. Guizza un muscolo. siamo in ritardo: l'orologio sbiadisce e deforma, le matite si regalano, le gomme van comprate.


domenica 8 febbraio 2015

Stiracchiamenti

Le giornate si sono allungate. Si stiracchiano senza sbadigliare, paiono gettarsi lontano, quanto le nuvole fanno accentando i campanili. Come gentilezze gettate a manciate dentro un letto scomodo ti lasciano spazio, dicono al buio di farsi da parte: senza farsi vedere infilano nelle tasche la voglia di fare programmi. Poi vanno via, col tramonto legato al culo, scodinzolando.


sabato 7 febbraio 2015

Si dovrebbe fare così

Ho sognato di Paola e che dovevo farle ascoltare una canzone di Celentano. Non ricordo quale e perché. Ho trovato invece un ipod con dentro tre dischi. Il primo erano gli erano gli Alice in Chains, il secondo i Soundgarden il terzo i Rem. Non saprei quali dischi. Mi sono svegliato e ho ascoltato i Decemberists, vecchi. Belli. E ora i Wolfmother. Vecchi. Belli. Ho tutte le cartelline dei dischi scritte in maiuscolo. Le riscrivo in minuscolo. Prima li ascolto. A volte non li riscrivo e li butto. Faccio spazio, come bisogna sempre. Adesso è ora di cambiarsi, di andare a fare benzina, una corsa, prendere freddo, sbirciare il sole, tornare tardi come se si dovesse lavorare, per andare poi a lavorare davvero. Prima però dipingo un oni, non sono soddisfatto del colore delle corna, e non quale dare al cappello. Il cielo blu notte invece, è quello che volevo, lo è sempre. Badu intanto mi fa compagnia, mi guarda strano, qui non viene mai. Si accoccola e lecca per mezzora, prima di dormire. Poi sente uno scricchiolio lontano, si alza e corre via, sputtanando il suo giaciglio caldo. E ha ragione lei: si dovrebbe fare così.


giovedì 5 febbraio 2015

Vento tremendo


Vento tremendo.
Nudo il ramo scolla
Neve che verrà.


mercoledì 4 febbraio 2015

Manigoldi

I profili sono le mani delle cose d'esse prive, 
I comignoli scheggiano i tetti, i perdigiorno pitturan le città;
Le metà dei terzi contano i secondi
sommano uno, poi ricominciano.
In tutto questo merito, 
cerco una colpa da frustare, 
cavalcare, stringer le briglie per farla sanguinare
sputare i denti e la lingua
calpestati dagli zoccoli lungo la fuga
che mi porterà altrove
dove i profili sono mani,
e i tetti
manigoldi.


lunedì 2 febbraio 2015

Imbruniti

C'era un tramonto, ieri. Uno così, come ne vedo tanti dietro casa, per la fortuna che la sorvola, di polveri rosse e nuvole spesse. Non come quelli di giugno, inarrivabili, ma per certi versi più caldo, nonostante il freddo, fatto più di intenti, che di nostalgia, e di un rossore che è più languore, che passione. Ce n'era uno anche venerdì, ficcato tra un muro e una colonna, tra aule e montagne, ma vivo in un mondo dove se lo indichi a un collega nemmeno si volta, e continua a parlare di cose inutili, da chiedersi se ne abbia altre, oltre e a quelle, a svernare in gola. Eppure è persona buona, come altre, come molte. I tramonti non fanno per tutti, non sempre. Ci si deve stare dentro, sprofondare, E' come scegliere tra il dichiarare piacere dell'acqua e il non avere tempo di dirlo, perché già bagnati, e scuriti, in altre parole, imbruniti.




 

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