Hai cercato di cogliere i fiori
Dell'ironia con l'inganno.
Schiacciavi i tasti, muovevi la testa
Su e giù come le tapparelle
Di una città abituata a se stessa.
E contavi le rondini che ti erano finite in tasca
Sbriciolate dalla lavatrice
E le lucciole,
Un fango tiepido che si stacca
Dalle gomme del pick-up.
E quando hai salutato
Un giro tu, un giro io,
"E ti va bene, a te" Hai brindato;
Il calice poggiato sul marmo ammuffito
Della tomba di qualcun altro.
Tu nell'agio, figli e
Parole che ti somigliano poco,
Io che sì, imparo ancora ogni tanto
Una canzone a memoria
E mi ricordo il tango,
Le more, il lamento del sorgo.
A volte, le mie mani ci giocano ancora.
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