sabato 29 dicembre 2007
giovedì 27 dicembre 2007
svuoto il cell!
Basi in discussione coi vertici, e dai discorsi una vite di verità raccolta in chicchi, la miseria disegnata male come pioggia su un foglio di carta.
I ruggiti delle piante, mute dopo il temporale, ma urlanti mentre pioveva tantissimo.
Ogni cosa intorno, era un po' più trasparente.
La natura cercava un via diversa, affidandosi ai colori. Quelli vivaci li lasciava soli, gli altri li univa, accostandoli come sabbia negli angoli dei muri.
Io, proprio adesso, pensavo. A qualcuno venuto via come un ricordo di labbra sul sesso.
Cose che si dimenticano, senza parole.
Chiamatemi sciocco, se levo i chiodi ai quadri in cui ho dipinto i ricordi, solo per vederli cadere, senza che si possano ferire.
Sono stato per molto, come una penna legata a un albero, cresciuto troppo in alto.
E tutti i maledetti, i solitari, gli odiati e i temuti, sono stati tutti bimbi paurosi, nelle notti buie. E torneranno bimbi paurosi di fronte all'oblio e alla noncuranza. Non è consolante?
Così dunque per me.
Per me che mi sono fatto rubare i vestiti dal sonno, e più volte li ho ricomprati.
Per me che ho mangiato il mare con gli occhi e non l'ho mai digerito.
Oggi che ho le orecchie piene di vento e le tasche di pazienza
Gonfio di cose belle e di solletico.
I ruggiti delle piante, mute dopo il temporale, ma urlanti mentre pioveva tantissimo.
Ogni cosa intorno, era un po' più trasparente.
La natura cercava un via diversa, affidandosi ai colori. Quelli vivaci li lasciava soli, gli altri li univa, accostandoli come sabbia negli angoli dei muri.
Io, proprio adesso, pensavo. A qualcuno venuto via come un ricordo di labbra sul sesso.
Cose che si dimenticano, senza parole.
Chiamatemi sciocco, se levo i chiodi ai quadri in cui ho dipinto i ricordi, solo per vederli cadere, senza che si possano ferire.
Sono stato per molto, come una penna legata a un albero, cresciuto troppo in alto.
E tutti i maledetti, i solitari, gli odiati e i temuti, sono stati tutti bimbi paurosi, nelle notti buie. E torneranno bimbi paurosi di fronte all'oblio e alla noncuranza. Non è consolante?
Così dunque per me.
Per me che mi sono fatto rubare i vestiti dal sonno, e più volte li ho ricomprati.
Per me che ho mangiato il mare con gli occhi e non l'ho mai digerito.
Oggi che ho le orecchie piene di vento e le tasche di pazienza
Gonfio di cose belle e di solletico.
sabato 22 dicembre 2007
martedì 18 dicembre 2007
lunedì 17 dicembre 2007
Multitasking
Quando hai tante facce
Non puoi sorridere con tutte
Quando il viso
E' stretto in una linea sottile
Di labbra chiare
Da altre parti è il sorriso
E si mostra ad altre tetti
E si mostra ad altre grondaie.
Quando hai i volti delle cose che fai
Non puoi sorridere con tutti
Il viso si cerca il sorriso nelle tasche
Preoccupato
Di non trovarlo più.
Preoccupato
Di non sapersi preoccupare di più
O di meno.
martedì 11 dicembre 2007
lunedì 10 dicembre 2007
Animali di legno
Animali di legno, bardati di linfa, fuggivano
Gli scrosci.
Saettavano immobili
Di desiderio
Le pieghe della pelle spaccate e spaccate ancora
Un rigo di pianto
La pioggia
Un velo di calore
La nebbia.
Zampe di legno, nodose allo sguardo,
Scalpitano
E il suono di legnetti ritma il bosco
E le sue farfalle.
Animali di legno, stanchi di correre via
Di sole che ghigna
Da lontano
Di fiamme che bruciano solo la corteccia
Stanchi delle foglie che sanno solo marcire o solleticare
Un afflato poroso
Il respiro.
Un dente malato
Il riposo.
Musi di legno, nasi troppo asciutti,
Sospirano
E il suono delle tastiere vive di radici
E mastica farfalle.
giovedì 6 dicembre 2007
Bonaccia e risorse
Non è un orizzonte che mi blocca.
Nemmeno la bonaccia.
Ho mille risorse
Mille pieghe e anfratti da cui cavare soluzioni e scintille
Un volta
ricordo
Ho sbottonato la camicia
E tesa tra le due braccia mi ha fatto da vela.
Un'altra volta
Con fune e nodi scorsoi
Mi sono fatto portare tra i flutti
Da un pesce lanterna gigante.
L'ultima volta, addirittura,
procedetti lanciando ripetutamente un bastone
Che la nave correva a riprendere.
Nemmeno la bonaccia.
Ho mille risorse
Mille pieghe e anfratti da cui cavare soluzioni e scintille
Un volta
ricordo
Ho sbottonato la camicia
E tesa tra le due braccia mi ha fatto da vela.
Un'altra volta
Con fune e nodi scorsoi
Mi sono fatto portare tra i flutti
Da un pesce lanterna gigante.
L'ultima volta, addirittura,
procedetti lanciando ripetutamente un bastone
Che la nave correva a riprendere.
mercoledì 5 dicembre 2007
martedì 4 dicembre 2007
Sabbia e piedi di gabbiano
Sabbia e piedi di gabbiano
Zampe di uomo
Ma come cammino io
Guardando avanti non si vede.
Come cammini tu
Lo vedo se ti seguo
Sabbia
E piedi che si danno una mano
Come cammino io
E' solo un passo dietro un passo
dietro un passo
Come cammino...
Sabbia nelle rughe della mano
E più invecchio
E più rimane
Quella scura
Grigia Nera Bianca
Arancione
Quella di quelli che mi danno dello stronzo
O del romantico coglione.
"Solo coglione"
Dico
"Please
per te
Solo coglione"
Che quello che dici va bene
Prima o poi sì
Lo ascolterò
lunedì 3 dicembre 2007
sabato 1 dicembre 2007
Case con muri di vetro
Ho comprato una casa, più di trent'anni fa.
Vedi, mi dicevano, guarda le nostre case.
Io guardavo.
Erano belle sì. Erano case di vetro.
Vedevo molto.
Non ogni cosa, ma vedevo molto.
Mi mostravano la cultura che appendevano alle pareti,
I soprammobili lussuosi
Le fidanzate eleganti, le risa sguaiate.
Io guardavo.
Erano belle sì. Erano case di vetro.
E all'inizio anche la mia
La pensavo così.
Vedevo le pareti, guardavo fuori.
Eccoti!
Mi dicevano
Anche tu hai quel soprammobile
Anche tu hai quella tv
E quelle canzoni che riempiono le stanze
E quelle risa sguaiate
Oh come sono belle,
Dicevano.
Come sono interessanti
Come siamo noi
Ma io guardavo casa mia
Le finestre inutili
Il vetro che si appannava ogni giorno
Distorceva quel che non sono
In altro me che non sono.
Io guardavo.
Ero bello sì. Ero una casa di vetro.
Ma avevo fame, paura
E non crescevo nella direzione cui guardavo.
Allora pian piano
Ho cambiato casa
Ho costruito pareti non trasparenti
Ho dipinto le facciate
Di cazzate
E cazzate
E le risa sguaiate che piacciono tanto
A quelli con la casa di vetro.
Loro passano
Continuano a vedere
Una facciata rumorosa e sciocca.
Non cresci mai
Dicono da lontano.
Ma da così lontano
Che non li riesco nemmeno a sentire.
Vedo solo le labbra che ridono di scherno e supponenza.
Io intanto cambio.
Arredo casa mia, chiusa e invisibile.
Lascio credere
Lascio pensare
Lascio dire
e quando il fuoco delle chiacchiere langue
Lo alimento con battute di cartone
E cazzate
E cazzate
E risa sguaiate
Che piacciono tanto a chi.
E sono anni ormai
Che me ne sto chiuso dentro
Con le chiavi in tasca e cresco.
Ho imparato a leggere tante cose
Libri, persone
Le rughe di una faccia e di una mano
Ho imparato a scrivere
A salvare un pensiero gentile ogni giorno
A volte due
A volte dieci.
Ho imparto la pace, l'umiltà, l'incoscienza
Ho imparato ad andar piano, senza prudenza.
Ho le scarpe piene di noia
Che schiaccio a ogni passo.
E ogni passo è avanti
Quasi mai da solo
Quasi mai con chi non voglio.
La mia casa è dentro.
Le chiavi le ho io.
Qualcuno intuisce
Sbircia dalla finestra
Allora lo saluto
Prego
Entri
Dico
La sua casa qual è?
Ma a volte è il coraggio che manca.
C'è chi pensa che la facciata sia di vetro
E scappa via
No niente
dicono.
Pensavo fossi un'altra cosa.
Io allora faccio una foto
Per un album di case di vetro
Che non invidio ne vorrei
Nè critico
Nè offendo
Sono solo case
Che avranno anche un senso
E una ragione
Ma quel senso e quella ragione
Non fanno per me.
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