martedì 28 maggio 2019

Un verbo di immobilità


Siedo.
Un verbo di immobilità
Che pur è azione.
L'ombra di una birra
Rinchiude la giornata
Con le sbarre
Del porfido e da lontano
Un fruscio di pneumatici interrompe le rane.
Sullo sfondo le luci flettono, 
Nascondono un trepestio di gatto. 
Beringer mi canta sulla schiena, 
Giove non si fa vedere da settimane,
Che ci sia da preoccuparsi?
Non vado a dormire
Ché i sogni tutti
Incespicano
Nei capelli troppo lunghi
E nei cuscini dicono
Si annidi la mandragola.
Ma dicono anche che Elvis non sia morto,
Che l'ardore sia un precipitare
E il campanello del diavolo
Una canzone in 7/8.
Qui però
Tubano i colombi 
Riempiendo i granai
E i grilli hanno smesso
D'aver paura e freddo.
Domani è venerdì
Le pozzanghere guizzano di trote
E tu dormi, cerchi e trovi sonno,
Trovi e perdi tempo,
Dormi
Con la guancia che misura un petto,
E il sole già dietro i tetti
Inginocchiato
Che non sa se spiccare
Il balzo o stendersi.


martedì 7 maggio 2019

La ragione di chi grida





C'è il muso soffice
Del buio che spinge
La tenda
E la piazza intera
Verso la porta. E gli odori
E i colori sono quelli
Di quando non piove più.

Nelle volute del pasto caldo
Si orientano traiettorie di silenzio. 
Sono arrivate le lucciole
Con le loro trombe
Le carrozze di sorpresa
L'entusiasmo, le bolle di sapone.

E questo maggio furibondo
Celia e nasconde
La testa sotto i cuscini, 
Ma ansima forte
E piega le ginocchia 
A molla 
Pronto.

Tu siedi 
Misuri la stanchezza
Con le scarpe allacciate
Con la distanza
Tra bacio e carezza
Setacci le sabbie scontrose
Del sussurrato e del taciuto. 

La ragione e anche di chi grida:
Grilli, pneumatici, suole
La porta del frigo
La finestra delle palpebre.



 

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