martedì 31 dicembre 2013

Vendute le foglie

E a quest'ultimo giorno 
Ho avuto il fegato di strappare il cuore: 
Batteva vicino all'alba, 
Al gallo che canta sempre 
La sua canzone, 
Agli alberi che del gioco 
Di luci 
Han fatto prigione, 
Alle stelle sempre troppe, 
Guardate sempre troppo poco. 
Batte ancora, 
Adesso, 
Dietro la gabbia di costole lontane, 
Che han venduto le foglie
Al gelo, 
Per lasciarcelo godere intero, 
Il sole che rimane.


domenica 29 dicembre 2013

La strada striscia

La strada striscia
Diverse direzioni e
Alberi nudi.


Patti


Si para davanti, pari e patto,
petto in fuori e aspetta patti fra putti
che non gli spettano.
Poi spiattella la patta
o schietto schiatta ma non scotta.
Scatta, piuttosto, spettinato e sfatto,
Senza piatti
i dispetti aspettano.


venerdì 27 dicembre 2013

Note col becco

Note col becco
Gracchian ai campi brulli
Dallo spartito.


mercoledì 25 dicembre 2013

Abbiam Natale

Aperta la bisaccia, 
Allineato il bagaglio, 
Sospiriamo arditi.

Abbiamo  frutta e neve, entrambe assetate, 
Memorie sazie, 
Alberi senza radice alcuna.

Abbiamo piccole statue senza un posto fisso, 
Luci rampicanti, 
Vampiri ciechi dietro al crocefisso.

E nei biglietti comprati alle parole, 
Per destinazioni sconosciute,
Abbiamo mentito, 
Come si conviene, 
Alle menzogne mute.


martedì 24 dicembre 2013

Occhi di panettone

Il mio panettone si fa crescere gli occhi, 
Datteri conficcati nella arance, 
Vigila, 
Sentinella della vacuità, 
Sulle lettere e sui regali, 
Sulle luci e sugli scampanellii. 

Li ha fatti entrare tutti, 
A tutti ha concesso udienza. 

Io per vendetta 
Gli ho mangiato le pupille, 
Sputato i noccioli nel focolare. 
Gli ho mangiato i piedi, le costole, il cuore, 
Spalmato di cioccolato o miele, 
Caldo e pulsante, 
Come una scintillante bugia d'auguri!



Sul filo, muti

Sul filo, muti,
Becchi chiusi. Aspettano
Vesti sottili.


lunedì 23 dicembre 2013

Unicorni nella nebbia

L'umidità indossa i panni della nebbia,
Di nascosto,
S'infila nelle tasche strade e campi,
Cammina via,
Non saluta nessuno.
 
Dalle poche foglie tenaci,
Lacrima, 
E stringe e bacia ossequiosa,
La mano ai camini
Degli insonni.
 
Sul quadrante, si rincorrono lupi,
Gufi e galli;
Ma noi vorremmo sirene o unicorni,
Se non negli acquari e nelle stalle,
Almeno nelle menzogne,
Regalate per Natale, 
A irruenza e cecità.


domenica 22 dicembre 2013

Spettralità

Voi la chiamate nebbia.
 
Io immagino come la mano di un fantasma:
Dita distese da città a città
Unghie come ombrelli a riparare
La veglia dei dormienti,
Carezza umida che scurisce l'asfalto.

Degli spettri hai la strafottenza, 
Ma non  l'ardire di passarci 
Attraverso.
E questa mano tesa e guardinga
Si leverà domani.
Senza stringere ma,
Senza colpa alcuna.



venerdì 20 dicembre 2013

Spade e corvi

E venerdì. 
È primavera. 
Sbocciano i sorpassi, 
Germogliano le cazzate, 
Sgorgano i caffè. 

Prima di sera, 
L'esercito degli aperitivi 
Avrà varcato le mura dei locali, 
Preso d'assalto stomaci e bicchieri. 

La spada cava degli auguri 
Trafiggerà migliaia di frasi. 
Del cadavere della sincerità 
I corvi 
Si nutriranno per giorni.


mercoledì 18 dicembre 2013

Non al Sole

C'è quella palla, di nuovo,
Come il mese scorso.
 
O forse è un soldo,
Formaggio
Una mongolfiera.
 
C'è, vuole esserci, non se ne va.
 
Punge cuscini e finestre serrate 
Come uno scorpione,
Rotola lenta,
Nane e divi si scostano e ritiran le vesti,
Per non farsele calpestare.

Lei pare fermarsi,
Ora che albeggia, finge di ammiccare.
 
I galli son lesti
A mangiare la foglia,
Sanno che finge:
Non gliele cantano a torto,
Ma nemmeno a ragione.


sabato 14 dicembre 2013

Corone

Il buio ha sputato il freddo sull'erba, 
Senza rumore, né disprezzo.
Farcito il prato di gioielli le foglie
Hanno cercato una regina
Una principessa
Una nuca soffice.
Hanno trovato soltanto
Il mio occhio assonnato e un crocchiare
Lieve
Sotto lo zampettio del cane.


giovedì 5 dicembre 2013

Stelle

 
Fuori, la coda del cane batte il legno,
Le stelle congelate, una a una, si inchinano vicino agli aghi dei pini;
Sempre più di rado, il buio fugge a perdifiato dalla strada e dai cuscini.
Ho sonno e pace, per accompagnarmi nella tormenta.


mercoledì 4 dicembre 2013

Tentacoli

Sono le tre passate sì. Non è una buona notte. Nemmeno cattiva.
Però è notte e le stelle col freddo sono come vive. 
Orione mi dà le spalle, sembrava ammiccare sopra il tettuccio dell'auto, mentre andavo a buttare la bottiglia di ieri. La birra non mi sembra fresca, non fresca abbastanza. Non sono passate due ore che ho bevuto il latte con due fette di pandoro. Ho letto una cosa per ragazzi di Carlotto ambientata in argentina, desaparecidos, plaza de mayo, abuelas... sembrava una storia dentro una pagina di wikipedia. Non mi è piaciuta. Però un po' di cattiveria te la mette dentro comunque. Ho scritto una cosa di incubi, poi mi sono deciso ad alzarmi. Ho due paia di calzini. Ero partito ascoltando gli alice in chains, quelli nuovi, non quelli col morto, ora però mi è venuta voglia di jeff buckley, calling you, la cover. ora forget her,  Sono passati vent'anni da quando mi svegliavo di notte cercando una canzone di jeff. Non esisteva il tubo, non gli mp3, non avevo i cd, e comunque, non sarebbe stato sportivo. La cercavo. A volte, la trovavo. Non è cambiato niente. Solo una cosa. Rai stereodue passa una trasmissione registrata, belle canzoni, per carità, ma non parla più nessuno. A volte, una canzone la costruisce una voce. Non lo so. Avete presente... prendete i Turin Brakes, non fanno niente di nuovo, ci sono mille gruppi e mille canzoni che avete già sentito, così, eppure servono tutti e mille. E delle mille volte che avete sentito dire space and time, la loro volta, in cui lo dicono, in questa canzone, non è di troppo. E' la solita canzone, è una bella canzone. Provate. Vi piacerà.
I freni di Torino, il nome è già una favola. So di possederne un cd, poi, come tutte le cose della vita, le ho perse di vista. Funziona così. Non dimentico, ma perdo di vista.
Pensavo anche, che quei secondi risparmiati da youtube sono una benedizione. Prima di ogni video, aspetto quella scritta, quei cinque quattro tre due uno che mi permette di schiacciare salta annuncio e risparmiare 10 o forse solo 9 secondi di pubblicità.
Comunque.
Io non sono fatto per scrivere con la gente intorno.
Lo sa Emanuela, oggi più di ieri, e nemmeno se dorme e finge di non esistere, esiste. E io non sto dentro le mie storie quando sono dentro la mia. Così è, così son fatto.
E forse è vero, dicevo a Sara, che non dormo perché il mio corpo fatica così tanto a tener dentro le cose. Come fai a dormire, se le cose da fare ti schizzano fuori come tentacoli. Come fai... E poi, ora, stavo scrivendo questa poesia, che poi è una storia, questo incubo, Anzi, ora lo scrivo, in friulano, così aggiorno l'osteria. Datemi un secondo, un racconto in presa diretta... Ah... benedetto multitasking... :)
Ecco fatto. Scritta. E poi sì, lo so, non farà bene. Ma mi è uscita bene, io dico. E pazienza, questo è, questo sono.
Ma dov'ero rimasto, ah si, che ora son le 4, che è tardi, che adesso volevo scrivere, ma nel frattempo ho ascoltato tanto Bon Iver, e Volcano Choir. E son proprio belle canzoni. Ecco una per chi passa magari di qua, bellissima, bellissima davvero, forse la mia preferita.
E ora rivedo la mia poesia scritta sull'agenda di Noemi, con le lucertole. Bellissima, usata quasi mai, ci ho disegnato un cane coi tentacoli. Voglio bene a Noemi, anche se non la vedo mai. Non è logisticamente possibile. E allora dai, torniamo indietro. Torniamo a quella storia, non quella là, d'orrore, no. Un'altra, un'altra pescata dal passato. E per arrivare lì prima finisco la poesia.
Pensavo che Giorgia preferiva, di una passata, una versione in bozza. Eppure l'altra era stata lavorata. Erano arrivate parole. Come bramare, e per un pelo non era arrivata grembo. E grembo e bramare sono parole bellissime. Ma poi sono andato a rivedere, e c'era la parola vuoi sentire, invece di brami, e ho capito che era lì, lì in quella coppia di verbi che era stata vinta la guerra. Lì che vuoi sentire ha vinto con brami, e allora ho rispettato il vincitore. 
Ora son quasi le cinque.
Mi manca una foto, una immagine per questo pezzo di diario.
Scelgo a caso, da quelle di quest'estate, che nelle notti come questa, c'è sempre nascosto il sole.


sabato 23 novembre 2013

La strada punge

La strada punge,
Le foglie sfrigolano,
La sera cade.


venerdì 22 novembre 2013

Guancia scapola

Tu intenerita
Dal grembo del sonno,
Mi dormi addosso,
Guancia scapola,
Languido culmine in punta
Di piedi,
Il tuo fiato tiepido,
Che scavalca le labbra.

Tu neve.
Briglia dei passi
Che separano le valli
Dai palpiti,
Le carezze dalle forre,
Senza criterio alcuno.

Tu indocile,
Musa sterile,
Pascoli un gregge
Di brividi
Tra una mano e il seno.


sabato 9 novembre 2013

Unghie di legno

Unghie di legno.
Dita tra terra e foglie
Strette al cuore.


mercoledì 6 novembre 2013

Alba sfiorita


Alba sfiorita.
Un barbaglio pettina
Campi ruffiani.


martedì 5 novembre 2013

Salici e nutellbaguettosauri

Dovrebbe essere tardi, sì. Lo è se penso alla giornata lunga, di quelle che le cose del mattino sembrano accadute ieri. Oggi, forse, persino l'altro ieri.
Cerco una immagine, una foto, qualcosa. Perché mi riesce sempre difficile scrivere senza veder vicino dei colori. Le parole non sono mai abbastanza.
Vediamo.
La zucca. Anzi no, il suo fantasma riflesso sul muro. Era l'altra sera, la notte dei morti, su, ad Ampezzo, e sono di quelle cose belle che non credi siano così belle finché non ti arrivano addosso e fai "ohhh, guarda".
Eh, sì, facciamo così, noi. Ohh, che è nostro, e poi guarda, che è da condividere.
Per questo cerchiamo di non stare soli. Se resta solo Ohhh, alla fine, perde di senso.
Comunque provate, il prossimo anno.
Fatela anche voi, la zucca. Vuotarla il giorno prima è rituale, rilassante, altro che psicofarmaci. E disegnarne la faccia, cercare e trovare l'espressione giusta. E poi prendetela e andateci in giro, con dentro la candela, di notte. E prima o poi, perché succederà, arriverete vicino a un muro e farete Ohh, e se se siete con qualcuno gli direte guarda. E ne uscirà la foto di un muro, un anonimo muro inutile, che per una notte avrà addosso un volte meraviglioso come quello aranciato della vostra zucca.
Ecco, cos'è quella foto là-
Ma dicevo, mi dicevo adesso, che vorrei riuscire a lasciare qualcosa, in queste giornate, o a salvarlo per me. Se penso alla giornata, alle sette già a rispondere a qualcuno, per lenire i suoi mali, di cui poi, son quasi sempre causa, e poi pensare a che giorno è, il 4, o il 5, e dover fare i conti per sapere se fare o non fare una telefonata a una cosa bella persa per sempre. Rischiando non ci sia più, la telefonata da poter fare. E poi la lezione, 8-9, venti futuri che ti guardano e che speri di lasciare migliori, quando esci dall'aula, e poi i libri, la biblioteca, 9-13, il mondo che si affaccia dai giornali e sembra scadere via via, in un delirio di cattiverie e superficialità, il tentare di fare i cazzi proprio, di fare un regalo non regalo a gigi, di raccontare storie, leggere quelle degli altri, invidiare chi non ha tutto questo da fare e può passare la vita a leggere e ti restituisce due tre libri a settimana. Lavoro, insomma, a regalare parole gentili e buone giornate, e poi via, veloce, mangiando pera e yogurt in auto e salvando la finta morale del manager mc donald, alla radio, e pensare che ci vai, ogni tanto, e che non ti dispiace nemmeno, e pazienza. Si è imparato qualcosa, per esempio come si chiama la conca dove gli insetti depongono le uova, il titolo di un nuovo Pennac cortissimo e poi boh, di nuovo lavoro,biblioteca, 13.30-19, per salvare alla fine poche cose. Mallarmè che invita Pessoa a tradurre il corvo di Poe, e Manet, giovanissimo, che ne à fatto illustrazioni,. Eh, già, perché tutti questi pensieri, questo non dormire, parte da un pittore, Monet, e quella stanza vista sabato, in mezzo alle chiacchiere e ai finti ohh di tanti, con quelle cattedrali e quei ponti nella nebbia, quel salice piangente e quei prati, quelle luci, quel mare. Trovarsi a pensare a quante belle cose ci ha lasciato quell'uomo, che poi, è arte, è quella voglia di farti diventare una persona migliore.
E chiedersi se un po', almeno, lo faccio, riesco a far venir voglia a qualcuno di diventare una persona migliore. E poi è sera, e piove, e provo quella telefonata e nessuno risponde. E a casa tra un minestrone e il giornale ci sono i miei che spendono i loro giorni più tardi e io che forse non faccio abbastanza per renderli belli e poi c'è la voglia di dolci, il caffè, quel po' di concerto dei Pixies, bellissimo, che mi fa pensare che li conosco e li ho conosciuti poco e che ho perso tanto, della mia
natura, tanto tempo fa. E mi riporta a 1979, ascoltato la notte prima, ma alle tre, forse quattro, mentre una poesia mi girava in testa ma poi l'ho sognata via. E poi, di nuovo il mondo intorno, Emanuela, Giorgia, Antonella, Nello, Noemi, Gigi e Alessandra e poi le cose della vita, i lavori persi, quelli che vanno via, i matrimoni intorno che perdono briciole e le pagelle all'udinese e quel quarto d'ora regalato a lavorare gratis per qualcuno, a regalare tempo. 
E adesso son le due passate ascolto i darkstar, e non so chi sono, mi scarico il nuovo Lanegan che ascolterò poco, come tutti gli altri Lanegan, e lo stesso vale per gli Arcade, cerco il quadro del Salice di Monet, per guardarlo un po', e mi ricordo della baguette con la nutella e le noci e del nutellbaguettosauro, che mi pareva tanto bello, ma che forse non basta a salvare la giornata di alcuni, che adesso dormono già, ma forse, almeno la mia, che vedrò di far finire, dopo queste 24 e passa ore filate, dentro a due pagine di Buzzati, spero di sì.



giovedì 31 ottobre 2013

Rotolii

Arrivano le streghe,
Ma hanno corte le sottane e non ballano più.

Le rughe nascoste
Dalle luci e dal belletto;
Le tette a spasso sullo scodinzolare degli occhi.

Gli orchi invece occhieggiano,
Armati di denti candidi e gin tonic.

Conservano nei portafogli,
Artigli e inganni,
Numerati dal primo ai successivi.

I morti tuttavia,
Si trastullano con le zucche migliori,
A volte gli sfuggono,
Le rincorrono tutta notte;
A volte sbirciano annoiati,
Dai ricordi e dalle fotografie,
Si mordono un labbro,
Sbuffano,
E scelgono di non tornare più.


venerdì 25 ottobre 2013

Nebbia dolcissima

Nebbia dolcissima,
La strada s'innamora,
Pugnala al cuore.


lunedì 21 ottobre 2013

Piove, poco.

 
E con una pioggia così
Che non trova misura nel tergicristallo,
Non trova pozzanghere, né le cerca,
Inganna gli ombrelli, li tradisce,
Disarma la polvere e il resto scurisce,
Con una pioggia cosi,
Che solletica le rose
E diverte le bisce,
Non resta che dare spazio alla calma,
Al silenzio,
Alle sciocchezze,
Al disegno delle piccole vendette.


domenica 20 ottobre 2013

Aurora d'alba

C'è qualcuno di chiaro, 
Soffiato fuori, 
Come l'ultimo lunghissimo sospiro del buio. 

Non si distingue mai con certezza 
Il nome - se Alba, se Aurora - per la fretta, 
Lo slancio 
O forse soltanto una fresca timidezza. 

Certo è, s'appoggia alla porta, 
Guarda sorride e va, 
E pochi la vedono,
Pochissimi ci fan caso, e lei, 
Vaporosa, 
E' felice così. 

Nelle credenze i  biscotti fremono,
Tremula il latte nei frighi e sbuffa 
L'aroma del caffè. 

Lei ha destato tutti, 
Lei 
Non è già più qui.


venerdì 18 ottobre 2013

Qui. Fuori. Adesso.


C'è una luna che ti rotola negli occhi
Agita le sponde
Le braccia
Le pieghe della memoria, 
Che calme non eran state mai. 
 
C'è una luna
Una sola
Che bussa forte
Con le chiavi in mano.
 
Che scuote
Scoperchia 
Dirama.
 
C'è
L'ho vista
E' qui fuori adesso.
 
Si nasconde dietro i vetri
Le coperte
Le porte chiuse.


sabato 12 ottobre 2013

Foglie biscotti


Vicino al fruscio dell'asfalto
Nei canali si agita il caffelatte
Della mia colazione.

Le foglie biscotti
Che non si sciolgono,
Ma non ritrovo più.

Sulla mensola delle zucche vuote
Ce n'è sempre almeno una
Che ti ha tradito
Euna che vorresti
Essere tu.


lunedì 7 ottobre 2013

Lunedì

Lunedì.
Il mais sfrigola di elettricità.
La pioggia aggrappata sopra
Penzoloni
Raccoglie le ginocchia e ghigna.

Lunedì.
Unisci i puntini sul parabrezza.
Vorresti una fata
Un gatto
Un demone,
Ma vedi solo triangoli.


venerdì 4 ottobre 2013

Fiabe nel cruscotto

Dimenticai una fiaba nel cruscotto:
C'era un drago, un giullare, l'acqua che balla,
C'era un castello, uno specchio, un vecchio disco dei Pink Floyd, 
Che non ho capito mai;
C'era un orecchino, un bacio che hai cucito al mio ritorno;
C'era una giravolta, una capriola, una corsa a perdifiato 
Priva dei come e dei perché.

Mancavano le regine, ne avevo fatto sguattere;
Dei prìncipi, princìpi;
E perduti erano i fusi avvelenati, perdute le brame, 
I lupi nei boschi e le belle
Nel reame.

Nemmeno io, ero rimasto: 
Correvo verso il mare.

Avevo stordito la principessa, e caricata 
In spalla, 
Ero fuggito via.


domenica 29 settembre 2013

Profumate d'olio

Le parole fragili
Hanno il cuore caldo, messo lì sull'ultima
Sillaba,
bramoso di farsi soffocare
Da un bacio o un sospiro o un singhiozzo
Di gioia marcita.

Le puliamo nei pensieri:
Pistole profumate d'olio
E giustizia.

Ci svegliamo irosi, le afferriamo
Dalla scarpiera e dalla madia,
Ce le mettiamo sotto la lingua,
Sulla punta delle dita, vicine agli starnuti,
Agli sbadigli,
Alle palpebre.

Poi le riportiamo a casa e le buttiamo
Sul letto
E fino al tempo
Dei sogni
Non le consideriamo più.



lunedì 23 settembre 2013

Ti hanno volato via


Le api e le falene 
Della tua gonna ti hanno volato via; 
Trascinata, 
Per mano un capriccio 
Di tempo e denaro e sorriso; 
Un'aria soffiata, 
Via e fuori, 
Dal corno e dal fagotto. 

Meriti un abito 
Di porcellana, 
Un'arma di carta o fango, 
Un sonno tenue, 
Dipinto appena, 
A matita, sulle pareti 
Della tua sprezzante beltà.


domenica 22 settembre 2013

Fosti estate

Tu che inchiodi
Le foglie agli alberi e i quadri
Ai panorami.

Tu con garbo, preziosa, 
A fare di vanità menzogna per difenderti
Da tramonti precoci e vetri appannati.

Ti dimentichi spesso il cuore 
In auto
Assieme alle chiavi di casa e a una bottiglia
Di plastica 
Vuota
E un'arma che avrebbe dovuto
Allontanare le zanzare.

Nel cruscotto conservi qualcosa
Che un tempo era stata cioccolata.

L'ultimo sole ti accarezza le unghie dei piedi,
Senza solletico.


venerdì 20 settembre 2013

Scuce l'azzurro

Scuce l'azzurro,
Spifferi tra le foglie,
L'aereo va.


martedì 17 settembre 2013

Chiappe giovani

E tu cosa guardi?
Cosa speri?
Cosa disegni, 
Unendo i nei spruzzati a caso, 
Sulle schiene pallide delle tue giornate? 

Scuoti il capo, 
A dirotto, 
In queste città che costruiscono Universi 
Attorno a un caffè,
A un prosecco, 
Alla prossima cosa bella che verrà
A bussare in faccia alle stronzate. 

Cosa guardi tu, 
Con occhi fatti di zero e di uno, 
Di codici con le gambe corte, 
Parole segrete,
Ma nel senso di prigione?

Lasciami qui, 
A plasmare alberi di cenere, 
Per altalene orfane, 
Di chiappe giovani, 
Ma cullate dai corvi
E dalla tramontana.


domenica 15 settembre 2013

Letture

Leggo il mio passato nelle unghie,
Tagliate e volate vie nell'erba del giardino,
Le righe sono chiare
Ma in lingue che ho parlato poco
Studiato mai
E conosco solo attraverso le bocche 
Altrui.

 Leggo nei giochi del cane e del gatto
E nei fruscii del nylon
Sopra le uova calde e le piume
Soffici
Il disappunto del senso buono
Fatto mio
Tuttavia.



mercoledì 11 settembre 2013

Blackout


L'elettricità si è mangiata la corrente
E non la rende più.
Al buio, cavo dalla tasca il tatto,
Dai cassetti briciole di candela.
Il loro muso cisposo
Liquefà, sopra sogni e gocciar di quiete.



lunedì 9 settembre 2013

Di virtù

Questi occhi rossi d'automobile
Danzano davanti ai miei;
Hanno mani
E piedi
E casa
E direzione.
 
Mi chiedo quanti altri così,
E se sia ricchezza o limite.
 
Mi risponde questo buio acceso
Che rimbomba negli specchietti.
 
Salvo parole regalandole,
E così
Come un giorno si può infilare
In una sola frase,
Faccio di virtù
Necessità.


domenica 8 settembre 2013

Bisonti appisolati

L'alba si è scostata dai finestrini,
Forastica,
Colta di sorpresa come un fiore selvatico.

Nei nostri calici abbandonati
Galleggiano mani e seni,
Sogni addormentati,
Cuori in ginocchio,
Deduzioni che hanno perso
Le chiavi di casa nella borsa della spesa.

Le balle di fieno
Paiono bisonti appisolati:
Di più,
La nostra acerba fantasia,
Non ci concede.


venerdì 6 settembre 2013

14,34

non è che io corra chissà per quali motivi
fondamentalmente, perché mi va
e come oggi
è occasioni di fare il cazzaro
significa che tipo
cogli l'occasione
e fai un po' la cazzata, la cosa tanto per,
che poi ti senti meglio, anche se magari sei tutto rotto,
e insomma, si sta bene a fare il cazzaro, una volta ogni tanto,
è salutare e divertente,
e quindi oggi, che avevo un'ora sola di lezione,
a Udine, e mi è venuto di dire alla vecchia
  • Vuè, che ne dici se ti porto a pedalare al parco?
  • e lei si, okay, se non ti rompo
  • e io no, anzi, e che ne dici che ce ne andiamo con la 500 e poi tu torni in macchina e io torno a piedi?
  • ma, si, va bene
  • okay, allora però porto via la roba da cambiarmi eh, mi devi aspettare un'oretta e passa
  • no problema
  • perfetto
E così mi sono cambiato davanti alla questura,
rendendomi conto solo dopo che questi, a vedere uno in mutande,
con le tartarughine sulle mutande
in mezzo al parco pieno di bambini
potevano pure venire ad arrestarmi
ma vabbè
non son venuti
e io anche mi sono dimenticato di prendere la musica
e vabbè, poco male, il ritmo me lo farò da me
e poi anche
siccome non sono capace di star buono
e in ufficio mi parevano tutti un po muffi
ho pensato di spendere i cinque euri anti vagabondaggio in biscotti dell'eurospin
che fanno bene al morale
tipo quelli cuoricinosi con la gelatina rossa in mezzo
e quelli buoni buoni, i cookies, quelli cioccolatosi e con le noci,
grandi quanto un tappo di nutella
e anche quelli al cocco fuori e biancioccolato dentro
che fanno male solo a guardarli
e insomma
son fatto così
e poi
anche se ero a dieta
me li sono pure mangiati
e verso che ne so, le sei meno qualcosa son partito
e ho scoperto queste cose:
 1) se corro senza musica e devo correre tanto è meglio, visto che faccio il mio passo invece di correre come un folle quando l'ipod mi passa i system e rallentare come un ectoplasma quando per sfiga becco un lentone dei pj
2) senza musica rischio di meno di essere preso sotto e mi sono accorto che gli altri corridori che incrocio mi  salutano, mentre fino a ieri pensavo fossero tutti dei musoni!
3) verso il km 9 la coscia destra ha cominciato a farmi male
4) un km dopo il dolore si è propagato allo stesso polpaccio
5) migrando con un'opera di mesmerismo muscolare, l'affaticamento è passato al polpaccio sinistro, il maestro zen però mi ha insegnato a ignorare e continuare a correre, la forza è nella testa
6) grazie alla cazzata del maestro zen, probabilmente correvo un po' maluccio, e quindi ha cominciato a farmi male l'anca sinistra
7) al km 12 mi sono reso conto che ogni tanto devi abbassare le braccine, altrimenti ti vengono i crampi come se avesse fatto per un'ora le seghe ai tori. ho abbassato le braccine.
8) al km 12, più o meno, ma una piccola avvisaglia si era avuta al km 8, mi sono reso conto che a correre devi andarci già cagato, sennò possono essere cazzi. Per fortuna mi sono guardato intorno e con un'opera di meditazione in movimento, senza OM, ho ignorato sia la scarpa slacciata, sia il resto.
9) al km 13 il dolore alle gambe è sublimato in una sorta di nirvana muscolare, ho pensato di chiamare casa per farmi venire a prendere ma ho valutato che non avevo le forze per aprire il cosetto del portatelefono. meglio continuare a correre.
10) Al 14 km ho visto il cartello del paese in lontananza e ho deciso che poteva bastare. appena ho cominciato a camminare - complice l'assenza di campi di mais a destra e a sinistra - la cacca che mi scappava ha ridefinito tutte le mie priorità: sete, mal di polpaccini e altre inutili bisogni umani sono scesi tutti di una posizione nella mia scala di maslow
11) km 15. gli ulti 700 metri sono passati in una serie di benedizioni rivolte al fatto di avere una casa più vicina dell'altra, bagnomunita, con le chiavi sul davanzale della finestra. Ho alternato queste benedizioni immaginando a quale casa avrei potuto suonare il campanello se non avessi avuto casa lì. Ho deciso che devo avere più amici, sparsi in zone strategiche del paese.
Bon, basta, questa è la cazzata di oggi.
Sono contento e sereno. E posso andare a cena.



mercoledì 4 settembre 2013

piccole rughe




giovedì 29 agosto 2013

Muratori

Volevamo fare i marinai, gli esploratori,
Gli scrittori,
I medici;
Volevamo prendere sottobraccio la vita,
Avere pensieri attenti
E rigogliosi,
piuttosto che ombre, o sfumature.

Invece siamo muratori.

Costruiamo,
Non facciamo altro,
E costruiamo da mattina a sera,
E di notte,
E persino - se non di più - di domenica
E nei giorni di festa.

Ponti, case, castelli, intere città;
E marciapiedi e finestre, o muri sghembi.
Stremati dalla calce troppo secca,
Che cadranno col vento
Che porta distanza
O antipatia.

E siamo muratori incauti,
Imperterriti,
Che edificano frettolosi, su terreni molli,
Pur sapendo che un giorno...

Costruttori di affetti, sì,
Con sorrisi
E baci
E carezze
E memoria.

Ognuno col suo sacco di dolore
Sempre celato
Dalle macerie che verranno.


giovedì 22 agosto 2013

Uno di quelli

Oggi sono uno di quelli,
Uno di quelli con più tasche,
Che mani,
E con più fame che sazietà.
Uno che viene dal sacco
[di corda e carta e vesti
In cui conservano quelli che hanno
Da dire
Ma non l'han detto ancora.
Che si sono litigati le rughe
Una per una
Con risate sporche e lacrime sottili;
Che han lottato per ogni chilo
Perso e preso,
Per ogni cicatrice,
Ogni morso,
Ogni taglio,
E ogni angusta prigione
Con il disinteresse dei forti.
Uno di quelli che hanno scarpe
Da riempire di passi,
E non di piedi 
[o vuoti, o legno, o giornali
E valigie usate
Per conservare lune
Anziché stelle e canzoni.
Uno di quelli che ha poca vergogna,
 Molte bugie
Nessuna coscienza;
E dei ricordi tutti, non distingue età:
Li ripone nella madia pulita
Del passato e non li mangia più. 
Oggi, non solo oggi,
Sono uno che non ha avuto
Rimpianto alcuno;
Che è fatto male e non lega, 
[né scioglie, né assicura;
Uno di quelli che molte volte ha perso
Il guinzaglio,
Troppe lo ha ritrovato.
Uno con la faccia sporca,
La barba fatta male,
Il cuore cattivo dei bimbi che hanno un capriccio solo
Che vale o regna.
Uno 
A cui bene o male
Non serve niente,
E non manca
Nessuno.




venerdì 16 agosto 2013

Passa Ferragosto


Passa Ferragosto,
Col chiasso incollato ai piedi
Nudi,
La faccia sporca di gelato e un sorriso
Triste,
Di chi ha già dato tutto il meglio,
Per quest'anno
O questa vita.
Lui passa
Ormai non suda più,
Non spalanca le finestre;
Tiene in mano
Una manciata di bottoni,
Alcuni scuciti,
Scompagnati,
 Altri nuovi, da attaccare.


lunedì 12 agosto 2013

Soffiati via

Non siamo stati attenti,
Non abbiamo ricordato, né portato con noi
L'occorrente.
Ci siamo sentiti a disagio, imbarazzati, miseri.
Siamo stati quelli in disparte, cone le mani sperdute a cercare
Una posizione, una preghiera che non sia
Nelle tasche.
Abbiamo ammazzato senza pietà
Sbadigli, puzze, starnuti.
Seppellito i loro corpi in gola o nelle viscere.
Per chi, poi?
Non ce lo siamo chiesto mai.
 Le virgole, le parentesi
I fiocchi dei regali così bel fatti
E piegati
Da soffiare via,
Come le estati della giovinezza
Fino al fiume più vicino.


mercoledì 31 luglio 2013

In curva

Percorro imprudente
La curva.
 
Presa male,
Forse troppo veloce,
Di sicuro troppo vicino ai contorni
E al palpitare
Dei muscoli.
 
Spalanco gli occhi in faccia al timore dello schianto.
 
Il palmo sfiora la pelle, appena;
I muscoli tesi
Il busto s'inclina...
 
Era quella un curva dolce
Invitante,
In discesa leggera.
 
Eppure ho accelerato,
Ho cercato l'ostacolo,
Carezzato,
Affrontato,
Ho perso il controllo...
 
... si è fermato
Il respiro.
 
E la curva,
Quella curva,
L'ha portata via la mano.
Rapita.
La curva,
Quella curva,
E' quella del tuo seno:
Non è qui,
Non è lontano.


lunedì 22 luglio 2013

Voce illune

Luna luna capricciosa,
Giostra sei e poi
Giostra sulle chiome,
Sulle verdi nude teste,
Nude stanze, danze mute,
Di finestre senza nome.
Dei muri, delle mani,
Fanne quiete, fanne fame,
Ché le dita
Delle rane
Suonino muschi
Stringano piano
I fossi
Con le loro febbri insane.
Notte fonda, Luna chiara
Finché dura la rugiada
Copri lesta,
Lama angusta,
Il buio in festa
E la sua voce rara.



mercoledì 17 luglio 2013

Palmi spaziosi

Non ho dormito
Non lo faccio mai
Non lo fai nemmeno tu.

Ci troviamo per questo
Nei palmi spaziosi dell'inquietudine
A camminare in tondo
Con una mano in tasca.

L'altra
Dimenticata a casa,
Vicino al portafrutta.


domenica 14 luglio 2013

Fosse una

Eppure sono tante, 
Ma temo di avere
Soltanto due cose
Da darti.

Una fosse il timore
Di chi
Sempre ne sa
Di più o meglio o differente,
Di chi ha sempre ragione
E di chi
Non l'ha avuta mai.
La paura dell'uguale, dell'unico, del solo,
Di chi mai discute e di chi sempre ha qualcosa
Da dire.

Una fosse l'entusiasmo,
Delle cose leggere, 
Ali di libro e farfalla,
Cucite sulla schiena delle cose lasciate a metà.
Delle imprese iniziate,
Degli abiti accartocciati
Per giorni sul pavimento,
Delle pazienze sputate via,
Come noccioli, come zanzare sfortunate
Gonfie di sangue
O di speranza.

Una fosse il fastidio
Per le bandiere e per le mani
Che ne reggono il vento,
Per le disonestà taciute,
Per le vite corte,
Strette,
Immusonite,
Aspre,
Senza fame e senza
Sete.

Una fosse la noia,
Sbuffata a fiotti,
Per le beltà, 
Le nude massive beltà,
Una più una più una
E nessuna
A fingersi moltitudine,
Altitudine,
Verità;
Fingersi dita di una mano senza braccio
E corpo
E cuore.

E fosse una il riso
Per il caffè rovesciato,
La ruota bucata, 
Il denaro bruciato al sole degli sprechi e 
Delle mancanze.

E una lo sprezzo
Per il vile
Disegno dei confini.

Un'altra il culo
Sfondato
Delle bugie
Da prendere a calci 
O pugnalate.

Una fosse
Quest'una
Come non fossero
Che parole.
 


venerdì 5 luglio 2013

Obama vs Alfano




sabato 29 giugno 2013

Scaricità

Siamo scarichi.
Ci hanno riempito di dispositivi, dipendenze,
Vacche veloci dal muso di scimmia,
Da rincorrere
O corteggiare.
Interrompiamo i pensieri, gli sforzi, le cicatrici
Per diramare i silenzi
Imposti.
Scarichi per batterie, legioni, correnti.
Perché ci hanno dato in mano un telecomando,
Un cellulare,
Un topo,
Un panorama di stelle crepate e venti incollati agli occhi.
Scaricati,
Noi non abbiamo capito.
Tardi, stanchi, quasi muti, sordi.
In viaggio con gli occhi coperti,
Coperte le mani dalle direzioni,
Coperto il ghigno da paure in semplice,
Iraconda,
Neghittosa
Agitazione.
Tu, forse, vecchio mio, riesci a cavarmi una sera dal taschino,
Ché passi in fretta
Ché passi bene.


mercoledì 19 giugno 2013

long gone day


Sono le 00.22, ed è relativamente presto, sì.
Ma sono giornate così strane, gonfie, dense, che già le cose del mattino mi paion  l'altro ieri, o la settimana scorsa, a volte. Mi scopro a dire "l'altro giorno mi raccontavano che" mentre era solo qualche ora prima e non so, credo capiti a tutti, sì, la sensazione, ma è straniante.
Non in moto maligno, non negativo. è solo una densità con cui venire a patta e una volta, non so dove, non so chi, mi disse che non puoi ricordarti tutto ciò che fai in un giorno. Ovvio, pensai. Ovvissimo... altre stronzate? Immaginavo dentro me un rapporto di 1:1 e quindi, ammettendo un giorno di veglia da 12 ore, una notte di ricordaggio di altrettante.
Non era fattibile, nè molto intelligente, ma resta che anche riassumendo, è difficile dire... oggi ho fatto qusto. E allora ci voglio provare, oggi, proprio perché adesso, tardi ma non tardissimo.
Che poi ricordare in ordine mi è difficile. Il disordine, per i ricordi, è più adatto... cuci a caso, poi una cazzo di trama resterà.
E così.
Ho bevuto un tè caldo, poco fa, in mutande, fuori in giardino, con Obama che non vuole saperne di non leccarti i piedi, e con una luna a metà, e le anatre semipiccole che ogni tanto sciaguattano, e pure le zanzare, che insomma,,, anche loro non è che le puoi scacciare. E la lucetta ikea, quella solare, quella che si porta su e giù in giardino, mi è servita per leggere un libro per bimbini. non ricordo il titolo, comunque un orso una volpe e un coniglio al polonord.... e un uovo di pinguino. Mi è piaciuto, c'era una tavola, soprattutto, che mi piaceva, ve la scanno? okay, dai...mi alzo e vado..
e insomma, mentre ero fuori ho pensato all'odore dei gelsomini, tutt'intorno, un odore che vince per KO contro moltri altri, quasi tutti, quando si tratta di picchiare duro. In giro, passando in macchina in certi paesi, oggi, l'ho sentito rimbalzare tanto.
Poi ho pensato che stamane ho cominciato la giornata, credo, facendo l'amore, ma non ne sono sicuro, forse era ancora ieri, non so. e poi ho fatto qualcosa, al pc, qui, dove sono ora, ma non ricordo affatto, forse solo letto la posta, forse nemmeno quella. 
E oggi, son stato avevo un colloquio, so di essere arrivato tardi, ma non ricordo perché, so di aver fatto qualcosa, sul web, ma non ricordo cosa, e ho pensato, per strada, che arrivo sempre tardi, perché proprio non son capace di fare una cosa alla volta.
E poi tanto, il bello di avere il più completo disinteresse altrui, è che ogni ritardo, ogni mancanza, ti sono indifferenti,
Ma provo a cominciare, dai.
Ho risposto a tizio o caio o sempreonio, ho bevuto il caffè, mangiato una fetta di anguria, per colazione. Ah, ora ricordo cosa ho fatto la notte, prima di dormire! ho mangiato altra anguria, di notte, sempre la buio, sempre con obama che mi leccava i piedi. Ma non leggevo nulla, ascoltavo musica, credo, gli stereophonics.
Durante la strada ho usato il telefono, mentre correvo troppo, ma almeno ho risposto a non ricordo chi su non ricordo cosa. E sono arrivato in parcheggio, ho pensato di nuovo a quanto è bello il gelsomino, sono andato in bici a questa convocazione per un lavoro che non mi interessa, mi ha chiamato lo zanon, per un corso di recupero, e ho detto no, che non ho tempo di farlo.
Ho trovato quelli del colloquio, tutti là, in uno stanzone, l'esaminatore è un amico di mio zio, me lo ha presentato almeno tre volte, mi ha visto a fare le serate, i reading, ma con i capelli lunghi non mi riconosce più nessuno, e mi va benissimo così.
Ma dove ci siamo già visti, fa... ah si, nel web! 
E mentre aspettavo il colloquio scrivevo per un po' di cose, per lavoro, non lavoro,
a Jessica per info colloquio, e poi
nelle pause, menter ascoltavo gli altri che parlavano
mi sono letto un pezzo di libro in friulano, quello di Marchetta, che è pure bello
e ora finisce sul mio comodino
dove presto ci saranno i mostri
Poi sono passato al lavoro numero 3 (oramai li chiamo per numero) ho messo giù depliant che non mi servono più, preso un ctr che devo portare in una libreria, tirato un elastico a Cristina, fino a farle male, preso un incarico da Max, per la prossima settimana, di una materia che non so, ne saprò.
Sono corso in un centro vodafone, mezzora ad aspettare un'handicappata che si è presentata con il telefono che non le funzionava, difettoso, ma si scopre che ha messo la sim al contrario.
Io la sim, la devo tagliare, o meglio
mi han detto che non si può fare
il tipo mi chiede se me la deve tagliare
e io no
non si può fare, gli dico
e c'è una tipa rossa, col vestito rosso, troppo abbronzata, penso.
e comunque il tipo in trenta, forse cinquanta secondi,
mi taglia la scheda, e me ne vado, senza nemmeno chiedergli se devo pagare qualcosa. 
Perché poi, sono due settimane, quasi, che ho comprato il cell nuovo,
ed è ancora imballato, lì, che guarda con logo pietoso, chiedendosi perché diamine mi sia impossessato di lui.
Ma insomma
non ho tempo per
volo a pradamano
devo firmare attestati
mettere pure il voto, in friulano,
e la data
sono tanti
la prof è gentile mi ha messo tutto in ordine
si è offerta di copiare lei date e voti
ma io
io no
io gentile
faccio io
e ovviamente
sbaglio la data su metà foglio
ciò che era di cinque minuti è diventato di mezz'ora
Mission bidella
mi offre ciliege, 
le mangio per socializzare
mi serve sbianchettare una copia di questa e farne poi una dozzina
si, mi dice
si può fare
ma mentre aspetto che il bianchetto asciughi
mi racconta di san pietro
di francesco
e di due biker lacrimoni che erano a San Pietro, domenica, e che piangevano tanto tanto.
E buoni, mi ha detto,
Insomma...
finisco 
torno a csa
 trovo il pranzo, una tesina da sistemare in web, per emanuela
delle analisi da aprire, leggere, valutare,
e una mappa al volo di sara
da buttar giù
e martina da rassicurare via sms
stronzate sul genepy da sparare
un annuncio sui gatti da scrivere
due lettere, una la butto chiusa,
mangio un po' sì, un po' no, poi cioccolata e caffè, 
alle 2.15 devo ripartire
ma finisce che son le 2.25
ma arrivo lo stesso, biblioteca
ricolloco,
cazzeggio per mezzora
lavoro
mentre lavoro mando mail
leggo mail
non ne scrivo poi tante
Monica è simpatica
Gli utenti anche
conosco i due borderline,
e caronte, anche lui
un tizio, andando a correre
sull'argine del tagliamento
e poi si, a cena
pesce che non pago io
buono
e adesso il nuovo coso, che mi manda michela
e devo pensare pure d chiedere di dino
e mi sono dimetnicato di scrivere a psola
da mesi ormai
a eli, da giorni
vabbè, farò domani.
E niente, non ci si riesce a mettere insieme tutte le cose che fai.
Ecco mi sono ricordato dei gatti, stamane, che giocavano con le oche, ecco perché ho perso tempo.
E c'era anche la roba da ficcare nei cassetti
ah si, e prima e dopo cena, stasera, ho fatto una lavatrice, normale,
mentre quella di ieri era di scarpe...
ma sono solo io che faccio la lavatrice di scarpe?
Ah, si, e poi ho finito un disegno, per un personaggio,. per delle lezioni per imparare il friulano
e poi si, ecco, ieri sono riuscito lo stesso 
prima di dormire
a leggere due pagine di un libro ultrabello
coi disegni bellerrimi
non ho palle di cercare adesso,
comunque è Pollicino,
ah, ecco, ho scritto a Gianfranco, oggi, o meglio lui ha scritto a me, vuole i segnalibri
perché si, mi fanno fare i segnalibri e io sul retro ci metto gli scrittori che mi piacciono
ecco.
E poi?
Basta... eppure c'erano cose imprtanti e/o belle, pensate.
Niente pensieri di gelo, no. 
 Eccetto questa pagina di diario, che era un esperimento per me, ed è fallito
e vabbè, :D




 

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