Strisciano vermigli e io ti guardo:
Il petto, come una fobia dimenticata,
Gli occhi luminosi di una serranda,
La disastrosa e stomachevole risata
Che apre le bocche e invita i pugni nelle mani.
Eppure sei un vagheggiare bruno sul candore
Dei gigli e delle natiche,
Vorresti essere stesa con un dito,
Camminata e affranta, stretta
In un abbraccio che strappi la pelle dal suo alloggio.
Io, dolce, sul palato,
E in gola scendo sbattendo le ali
Tra i sospiri.
Cerchiamo i bordi, bagnamo le ombre,
Conquistiamo i fremiti uno a uno
Accoltellandoli alle spalle, o soffocandoli
Tra denti e collo.
L'ombelico, alla fine di tutto,
E' cimitero e giostra,
Fame per gli occhi,
Sconfitta per i pudori.
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2 commenti:
mamma mia....mi è venuta la pelle d'oca nel leggerti....bellissima!!!
addirittura!
buongustaia... :)
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