sabato 28 gennaio 2012

Memorizzare graffi

Ma sì, alla fine, mi va di fermarmi e salvare un po' questa mezza giornata con qualche riga che magari chissà, un giorno che dimenticherò, potrò tornare qui a ricordare. Che poi è per quello che si fa il diario, no?
E' cominciato tutto stamane, ma poi anche ieri notte tipo, ma poi ci stavo pensando anche in questi giorni, alla cosa dell'incisione della memoria. E pensavo che ieri notte, passando per Portogruaro, ho salutato via sms la Giorgiapiccola , che poi non vedo da anni, né vedrò mai più credo, ma continuo a ricordarmi di lei quando passo per il suo paese, così credo lei si ricordi di me, per certe cose, e così ho pensato che ci vuole comunque una certa abilità e fortezza per incidere la memoria. Son passati dieci anni e quanto l'avrò frequentata? Una estate? Forse due, non so. Ma abbiamo fatto quattro cose e me le ricordo, o forse anche venti. E stamane, passando con il mio bolide viola vicino a Bressa, mi sono ricordato anche del serpentone gigante nero, che quasi calpestavo mentre nascondevo trote di troppo, e parliamo di 15 anni fa, penso. Ho tentato di fare una piccola mappa geografica mnemonica. Mi ricordavo anche l'albero e la disposizione delle radici, così come di Bressa mi ricordo del Mulino, di Linda, moltissimo, delle due rosse del ponte, del ginocchio mio distorto, del servizio alla TV, della pesca miracolosa con Giorgio e forse, a pensarci, penso di arrivare a una cinquantina di ricordi incistati. Mentre però, della stradina del serpente, non ho altre incisionimnemoniche. Insomma... questa cosa di incidere la memoria è una abilità a cui non avevo mai pensato, e stamane ci pensavo. 
E' una cosa di cui spesso mi sento accusato, indirettamente o direttamente, quella del non farsi dimenticare, del rifluire, del tornare nella testa altrui. E pensando, pensavo che forse non è casuale, è come graffiare, e di solito magari graffi te stesso, ma perché no, nel farlo è facile graffiare anche gli altri. Ma dov'ero partito? Ah, sì, alla cosa del pensare ai graffi della memoria, che è nata mentre guidavo e pensavo alla cosa della felicità. Colpa di Celia, e della sua domanda, okay, anzi, nemmeno una domanda, forse. Più un pensiero, ecco.
Il pensiero dell'essere né single, né accoppiato, e di trovarli entrambi concetti superati e accessori rispetto alla mia felicità individuale.
Voglio dire... mi sono messo a riassumere la mia giornata da ieri, diciamo dalle tre di pomeriggio, e a contare i graffi possibili, partendo dalla scelta di un libro a caso - che è sempre cosa bella quando lo devi regalare - al comprare le rose, al decidere cosa far scrivere ai bambini alla piccola follia di una cena veronese con una donna moldava di nome Mona, ahahah, ma rossa, non bionda, e che mi ricorderò per parecchio la cosa della moldava e probabilmente la associerò alla carne. E comunque poi, al di là di questo, c'è sempre la bellezza del ritorno, perché gli autogrill, confesso abbiano sempre quel po' di fascino, e in mezzo a tutti quei camion dormienti, a bere cola, ti vengono storie e pensieri come se piovessero. E poi perché no, credo di essere riuscito a salvare quelle ultime parole lette e scritte, prima del sonno e della sveglia - che ho messo is the end of world as we know it - da un po' di giorni in qua, e ne sono lieto, perché riesce a svegliarmi bene e non pensavo, anche quando ho solo tre ore di sonno, come stamane. E mi sono chiesto, ricordo, chi me lo fa fare di dormire mai, che è sabato, non lavoravo, potevo stare a letto, ma è stato bello alzarsi al buio, buongiornare Emanuela, scrivere che sono vivo a Giorgia che sapeva che fuggivo e ha richesto il servizio tell me you're alive (cosa che non è mai scontata, nelle mie nottate) e poi fare il caffè ai miei e andare a vedere che il pensiero di gelo di ieri, tolti gli errori da sonno, non è un pensiero ma l'ìnizio di una storia, e così scriversela, questa storia, sul foglietto mentre cago (e ho pensato a quanto sono fortunato a cagare così spesso, ogni giorno) e subito dopo aver letto una fiaba dei fratelli Grimm senza capo né coda - E già erano le otto e la giornata era bella, prima di accompaganre Elisabetta a fare colazione e al Biocazzo, come lo chiamo io, che poi sarebbe il negozio biologico, dovo tutto costa tantissimo, bioparco, epperò hanno delle cose buone buone buone, tipo la piadina al farro mini, con la cioccolata crema pura con nocciole, mica la nutella, che saranno anche sei euro, ma sono ben spesi, così come sono ben spesi, poi, gli euri all'arte giardino, tipo per un levapelucchi, che dico io, mi ero rotto il cazzo di vedere mia mamma che fa la guerra ai pelucchi, e poi le penne, sì, le penne bellissime, una per me (anzi, per la 500) e una per Marica, che gliela devo spedire, regalare, per mostrare che le cose non hanno significati e quando si rompono possono divenare migliori, perché io penso sia così, la vita, e così ho penato a come si spedisce una penna, mi sono chiesto, e sono stato felice di sapere che una penna si spedisce in busta assieme a un libro. Chissà se arriva... vedremo, e se non arriva tanto ne ho comprate due. 
Che poi ero andato a comprare un regalo a Frank, che domani compleanna, e che vi posso dire pure che cosa gli ho preso, ché tanto mi pare lui non legga questo blog, ma solo gli altri due, e quindi non gli rovino la sorpresa, e poi forse, nemmeno sa cos'è il coccolo. Perché sì, stamattina, in 500, che ha il riscaldamento che non funziona, ho usato come scaldapalle il coccolo, e ho trovato fosse una cosa geniale, figa, assolutamente piacevole, quasi come tenere in braccio un gatto, guidare con il coccolo sui coioni, e così ho pensato, lo regalo a Frank. E la bella cosa, la gioia, era che avevano i coccoli più grandi, a forma di rettangolo, che secondo me vanno molto meglio, e quindi ecco, il levapelucchi, il togliumidità a forma di palla e le penne sono state tutte un di più, altri soldi spesi che non servivano, ah già, sì, perché questa settimana mi è presa così, pure il pc nuovo mi sono pigliato. Un giorno - non so chi - mi disse che quando non hai soldi devi spenderli, e io seguo questo precetto, perché mi sembra di quelle cose belle che ti fanno crescere ali, code o corna, o altre cose che di solito non hai.
Insomma, stavo tornando, in auto, e pensavo a tutte queste cose fatte, belle, tutte da salvare, così come il pensiero del tempo sprecato per gli altri, cosa che non faccio più e che è la cosa che poi, stamane, prima che il cell morisse, ho risposto a Celia, e un po' a me stesso, perché mi sono accorto come di fronte all'illazione di essere un accoppiato non felice, mi sono scoperto individuo così pacificamente  e densamente felice da non sentire in alcun modo lo stimolo a replicare.
E se salvi tutte queste cose, in meno di 24 ore, mi son detto, ma quanti graffi nella memoria ti sei fatto? Come puoi, non essere felice? Ecco, devo ricordarmela, 'sta cosa, se per caso finissi, come succede, per dimenticarmela. Verrò a leggerla qui.



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4 commenti:

Melinda ha detto...

Ma che bel trip, intensissimo!
Graffia ancora Gelo, graffia sempre, perché non c'è niente di meglio della vita vissuta :D

Lucrezia Simmons ha detto...

Ma...scopro ora questo poetico blog.
Scopro che hai una 500, che scrivi versi, che usi il coccolo in modo improprio...!
Ci tornerò! A me questo tuo scritto ha fatto venire in mente i solchi del vinile. E una serie di ricordi che necessitano del servizio tell me you're alive

gelostellato ha detto...

non sono un gatto... oh sì? :D

gelostellato ha detto...

evviva, una fan! :)

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