martedì 22 maggio 2012

Il papaveri sul mio divano, prima di vendere il mondo

Non sono meravigliosi?
I papaveri, sì. C'è quella cosa degli haiku, quella cosa che sono un momento, un lampo, un istante, e la stagione, e l'osservazione della natura. Lo Yugen e il mistero, o la meraviglia. E quando ho visto questo campo, così, all'improvviso, mi sono sembrate gocce di sangue finto, che poi, magari un verso dell'haiku - il secondo - l'avevo bello pronto.
Eppure non mi è venuto, e così ho lasciato perdere e non l'ho scritto.
Magari chissà, con la foto sotto il naso, tra qualche riga, magari mi viene... se così fosse ve lo lascio.
Le foto hanno quella cosa, di bello, di poter prolungare gli attimi, anche all'infinito, se vogliamo, anche se mica lo so, io, se sono in grado di far durare un attimo all'infinito.
Ma perché sto aggiornando il blog, adesso? Non ho pensieri di gelo? Sì, li ho, in questi giorni li ho.
Però li regalo, e non me li salvo, così quando sarò morto qualcuno tirerà fuori dei pensieri di gelo inediti, quasi tutti col fuoco dentro, certo, ché quelli col buio dentro vanno sempre sbandierati, per vedere se il sole li chiarisce. Ma tornando a noi, i pensieri di gelo li regalo, e così restano i momenti, per esempio, o le riflessioni.
Questo è un momento. 
I momenti sono fatti di tante piccole cose, come quel campo lì, di papaveri, che sono cose simili, ché i papaveri son simili, sì, ma sono pure diversi, e tutti, sì tutti, si lasciano abbracciare da una sola occhiata. Si accomodano nel tuo sguardo come su un divano spazioso.
E allora mi andava di cercarlo e descriverlo, il mio divano spazioso di adesso, di poco fa. Quali sono i miei papaveri di stasera, di stanotte, che lo so, dovrei dormire, che son quasi le tre, e tra un 2-3 ore vorrei svegliarmi, perché vorrei fare una cosa, una pazzia, une delle mie, delle tante, che tante ne ho fatte in questi giorni e una in più, non può che far bene. 
Se non ad altri a me.
E dunque, quali sono i miei papaveri di stanotte?
C'è quella cover di Johnny Cash dei nine inch nails, che è bellissima, e poi c'è che è altrettanto bella l'originale, sono simbolo, ho pensato, delle dimensioni parallele, dei multiversi musicali. Diverso ma simile e comunque bellissimo. provate ad ascoltare, se non conoscete. E questa era una cosa.
Che poi arrivava dopo tre ascolti di hallelujah, ovviamente jeff buckley, perché jeff mi ricorda la mia follia giovane, sveglio, in giro per la radio, 2-3 a volte 4 di notte, a cercare grace, quando sapevo che l'avrebbero passata, sì, da qualche parte quella notte. E poi la versione di Cohen, che l'ha scritta più lui, la canzone, e che non conosco, lui, ma che ha quella cosa che in spagna chiamano duende e forse io chiamerei carisma. come ce l'aveva Jeff, e che invece non c'è l'ha gente come Bon Jovi, o quelli la dei talent scout. Quell'idea di avere delle cose da dire, dicevo l'altro giorno parlando di Cornell
Insomma, ascoltavo queste cose. 
E bevevo gin tonic, lo sto bevendo tuttora, dal mio bicchiere gigante di Stitch, che è meraviglioso. E l'importanza del bicchiere, ecco, io non la sottovaluto mai. Ci sono in troppi che lo fanno già. E poi, mi stavo chiedendo, perché ho aperto porte e finestre, in questi mesi, io che non lo facevo mai, e perché, soprattutto, non mi pesa, anche se entreranno i ladri, lo so, e mi ruberanno tutto. Ma tutto cosa, pensavo? E mi è tornata in mente quella frase, che forse ho inventato io, forse qualcuno m'ha detto, e che dice che se hai una cosa bella, se la costruisci, se la sai fare, la devi regalare. Sempre. Sì, forse l'ho inventata io. Questo pensavo. E così io regalo tutto. E pensavo a chi mi dice che fai sempre lo scemo, ma so che non lo sei e lo univo a quella considerazione di La Capria, fatta sulla scrittura, nata da un aforisma di Machado, e ribaltabile sulla vita. Essere profondamente superficiali.
Ecco, sì, è una mia filosofia di vita, non ho dubbi.
E adesso, che ho abbandonato il certo per un nulla bellissimo, pensavo alle piccole meraviglie, fatte di oggetti minuscoli, di cose, ciliegie o arachidi, fiori disegnati o un tratto pen che viaggia sul pastelli acquarellabili ricordandomi quando sia importante scrivere a mano, quando il tempo sia necessario, e che lo devi mettere dentro nelle lettere, non come si fa in queste, che hanno quanto tempo, dentro? Uno, due decimi di secondo? E invece io, per fare una L, maiuscola corsiva, oggi, con il tratto pen nero, ho visto che si è presa un secondo. E secondo me, quando le leggi, quelle lettere, lo leggi tutto, quel tempo, quei secondi, che hanno dentro. Ecco perché adesso lo rifarò, carta penna, anche se son le tre passate, e ce lo rimetto il tempo, nelle lettere, corsive o maiuscole che siano. E poi, insomma, sempre stasera, pensavo alla cosa del fare, piuttosto che no, al dire Sì, N., se sento di un lavoro te lo vengo a dire, oppure a pensare, sì V. domani se posso ci vengo, al funerale di tua nonna, ché me lo ricordo che tu c'eri a quello della mia, e poi penso a G. che lo so, che avevi bisogno di una parola, di un messaggio che dica, ehi, sì, ci sono cose belle, là fuori, e anche all'altro C. che pensa io poeti solo perché vado a capo molto spesso. E tutte queste persone, ma anche K. e J. e V. tutte nel giro di un paio d'ore, e tutte non erano presenti. Alla fine siamo fatti dell'affetto che generiamo, pensavo anche, sempre dentro questo campo di papaveri sul divano del mio sguardo. 
E c'erano altre, cose, sì, in questo mio momento.
C'erano gli haiku votati a E., le password che non volevano sapere di funzionare per scaricare F., c'erano messaggi che volevo scrivere e che chissà, magari ora che mollerò questa tastiera, dove le lettere hanno la vita corta, che non lascia segno, magari scriverò.
3.33, perfetto, non saranno le 22.22 ma vanno bene lo stesso.
Ascolto L'uomo che vendette il mondo, del buon Kurt, e penso che è proprio quello che mi piace fare, di vendere un mondo migliore agli altri, più bello di quello che hanno, che avrebbero potuto avere.
E forse stanotte, magari, per farlo mi basta una penna e un pezzo di carta.


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9 commenti:

Lucrezia Simmons ha detto...

Ascolto ancora la cover di Johnny Cash, di recente ho visto ancora Walk the Line, pellicola su un attimo della sua vita, forse il più importante.
E mi rammarico di non essermi iscritta prima, in questo blog, pur leggendolo ogni giorno.
E' un momento di poesia che mi serve, perchè un poco di poesia ci vuole ogni giorno.
E' una pagina su di te, grazie. I papaveri nella foto sono splendidi.

Melinda ha detto...

E questi momenti fanno a gara con i tuoi pensieridigelo e mi piacciono anch'essi.
E questo divano di papaveri è una vera meraviglia, una distesa infinita che rasserena e fa stare bene.
Se non ti dispiace me la salvo e torno a guardarla quando ne ho bisogno.
Un abbraccio ;)

gelostellato ha detto...

grazie, carissime
è sempre un piacere avere gente che ti gira per casa...

Anonimo ha detto...

veramente cercavo un divano con i papaveri che ho visto non so dove

Anonimo ha detto...

un sito così aulico ed io balbetto di divani con papaveri ma, in questo momento della mia vita cercavo solo un oggetto allegro che mi desse il buongiorno. Scusate . . . . . .

gelostellato ha detto...

un divanopavero? figata! se lo trovi dimmi dove e quanto costa che me lo compro, dev'essere una cosa meravigliosa :D

Anonimo ha detto...

lo sto cercando dappertutto, era in un quotidiano probabilmente la Stampa; su internet non c'è, dovrò andare in biblioteca e guardarmi le fiches dei giornali, se qualcuno lo trova prima, per favore, me lo segnala? Grazie gelo stellato, ma tu che sei riuscito ad ispirarti così bene pensavo che tutta la tua casa fosse un gigantesco prato di papaveri! A proposito che fine avranno mai fatto i fiordalisi?

gelostellato ha detto...

i fiordalisi si son persi assieme alla biodiversità, colpa della soia, temo.

Anonimo ha detto...

continuo a cercare papaveri ripieni di divano. . . .

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