E' agosto anche in fisioterapia. Non vedo l'uomo dalle gambe di ferro, né la bimba dal braccio sottile. Vedder canta Long nights, più volte e solo per me, e io che dovevo leggere il libro che mi ha accompagnato fin qui o l'informativa per l'esenzione ticket mi perdo a guardare una signora che avrà sessant'anni, ma porta a spasso tacchi altissimi, schiavi del cuoio nero, mentre i capelli, in un'altra crocchia, danno equilibrio alle rughe. Lascia poco lontano un attrezzo che pare acciaio mutato in prigione e ha gli occhi orientali di una gatta che il tempo non è riuscito a domare. Salto a memoria di tre e Eddie intona Society, e penso che, dentro alle righe orizzontali bianche, rosse e blu del vestito leggerissimo c'è quasi il disegno di una vita di anelli, so crazy and big, sì, verso direzioni che non sono per forza una costrizione, benché a molti, i cuori supponenti, lo sembreranno sempre.
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