Mangio un gatto per colazione.
Resta accucciato e immobile
E non c'è nemmeno un primo morso,
Non c'è la presa di coscienza delle membra spappolate da calore
Morbide e sfatte sul pavimento
Liscio e metallico del cucchiaino.
Il gatto
non è solo.
È la volta del gufo
Che dorme, perché è giorno fatto,
Del maiale
e dell'elefante 
Che ammorbidiscono compatti e gonfiano ebbri di latte e profumo,
E poi tocca alla lepre 
Perder subito le orecchie
Che non saranno masticare
E della tartaruga
che invano oppone il guscio.
L'uccellino
, quello no, osserva la scodella semivuota e vola via
A chiudersi in scatola
Gorgheggiando
Per dire che è mattino,
È mattino e altro
Lui non sa.
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