All'inizio mi spiaceva, rubare il titolo a Svevo, poi non avrei potuto trovarne di migliori. C'è un minimo di effetto sorpresa, e no, non è una poesia dedicata ai comunisti, anche se pure loro sono parecchio vecchi e soli. E si riproducono a stento, pare.
L'idea è stata dell'ultima ora, così, solo perché Cristina aveva prodotto una terza poesia e per par condicio pure io dovevo produrne una terza, ho pensato. In realtà era solo perché pensavo agli orchi, orchi vero, essere non umani, mostruosi, che magari chissà, davvero, divorerebbero un bambino, tenero e poco peloso, piuttosto che una lepre o un cinghiale. Orchi che se hanno un briciolo di intelligenza sanno che fuori, nel mondo, c'è youtube e gli smart phone, pronti a testimoniare, deninciare, distruggere qualunque elemento che abbia della diversità.
E allora, vecchi, soli, stanchi, malati, non possono fare altre che nascondersi, nell'unico luogo dove è ancora possibile nascondersi, le viscere della terra, al buio. Impossibilitati a riprodursi e forse, chissà, per orgoglio, ad ammazzarsi. Fanno pena, si. Più che orrore è raccapriccio. Volevo metterci molti suoni, ma non ci sono riuscito poi tanto, anche se sono riuscito a ficcarci due silenzi rumorosi, o almeno quello era il mio intento. Vabbè, cambia poco. E' forse la poesia più fruibile delle tre, ma forse quella con meno guizzi. le parole, potevano essere migliori, va. Lo so da me. Pazienza.
Vi tenete questa pure, che senza spazi secondo me perde, anche se non tanto, quindi leggetela qui, che è più meglio.
Senilità
Prostrati,
Si
seppellirono in terre umide.
Ossute
crocchiano le giunture
mentre
grattano dai denti
ragni
e topi.
Ciechi
per età,
infezioni,
il
buio per ultimo amico.
Non
hanno più
con
chi parlare.
La
loro fame
cerca
i vermi tra le rughe.
Un
tempo infuriavano
nelle
fiabe,
divoravano
i bimbi dalle culle.
Ora
che
mostrarsi è morire,
nobili,
durano.
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