giovedì 27 dicembre 2007

svuoto il cell!


Basi in discussione coi vertici, e dai discorsi una vite di verità raccolta in chicchi, la miseria disegnata male come pioggia su un foglio di carta.
I ruggiti delle piante, mute dopo il temporale, ma urlanti mentre pioveva tantissimo.
Ogni cosa intorno, era un po' più trasparente.
La natura cercava un via diversa, affidandosi ai colori. Quelli vivaci li lasciava soli, gli altri li univa, accostandoli come sabbia negli angoli dei muri.
Io, proprio adesso, pensavo. A qualcuno venuto via come un ricordo di labbra sul sesso.
Cose che si dimenticano, senza parole.
Chiamatemi sciocco, se levo i chiodi ai quadri in cui ho dipinto i ricordi, solo per vederli cadere, senza che si possano ferire.
Sono stato per molto, come una penna legata a un albero, cresciuto troppo in alto.
E tutti i maledetti, i solitari, gli odiati e i temuti, sono stati tutti bimbi paurosi, nelle notti buie. E torneranno bimbi paurosi di fronte all'oblio e alla noncuranza. Non è consolante?
Così dunque per me.
Per me che mi sono fatto rubare i vestiti dal sonno, e più volte li ho ricomprati.
Per me che ho mangiato il mare con gli occhi e non l'ho mai digerito.
Oggi che ho le orecchie piene di vento e le tasche di pazienza
Gonfio di cose belle e di solletico.


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