domenica 18 agosto 2019

Pasta ai peperodoncini



Prepararsi per l'esecuzione in modo ignorante, perché tale è la pasta ai peperodoncini. Usare il primo peperoncino maturo, qualunque esso sia, forse un jalapeno, forse no, intero, senza compromessi, anche se si mimetizza nella fioritura dei ciliegini. Rubare all'orto della madre peperoni e qualunque cazzo di cosa verde abbia piantato nei vasi, che anche se non aromatica, tiene lontane le zanzare. Scegliere birre ignoranti, di quelle che trovi nelle sale di aspetto, e ti parlano del meteo, oppure ti dicono che Ligabue lo preferivano come pittore. Usare le linguine, pasta comunicativa, e arrendersi all'idea che dopo la prima forchettata la doccia è da rifare, anche se quella di mezz'ora prima non era venuta male. Scegliere una colonna sonora che sia un piezz 'e core, ché almeno sia da antidoto all'indistinto dell'aglio, che non abbiamo più il coraggio di masticare. Curare i colori come si fosse un medicromatico. Prima il bianco della cipolla, poi il verde scuro, poi tutti i rossi, infine i verdi chiari, che non anneriscano. Benedire il wok ikea che non attacca. Aspettare il temporale, per lui avremo lasciato l'ultimo sorso di birra, e la bestemmia dell'addio. Aprire la seconda birra prima di scolare la pasta, terminare la cottura in wok, ruttare, e buon appetito.




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