martedì 19 settembre 2017

C'è un quadro che mi resta


C'è un disegno, un abbraccio, una tela bianca. C'è un caffè caldo, gli oli allineati. 
Ci sono i pennelli sempre mal puliti, ci sono in testa tre colori. 
Ci sono gli XX che suonano forte, i bambini che si fanno portare via della corriere. 
C'è la frutta, pronta per l'ultima sangria, c'è un giornale che si macchia, le mani sporche, l'odore di acqua ragia. 
E c'è un ballerino, davanti alla tela, ci sono i suoi salti, il suo mangiare i marsh mallows, sporchi di colore. Non ne escono sfumature, il volume investe la piazza, disarma i curiosi. 
Ci sono due corpi che assottigliano, si fanno macchia sinuosa e spezzata. Pennellate e pausa, pennellate e pausa e uvetta sotto spirito. 
C'è il pane a scaldare sulla piastra, la marmellata è di mirtilli. 
Nell'acquaio tre scodelle sporche. L'auto è via a portare a spasso un padre.
C'è fuori dalla porta la pioggia, il freddo litiga con la fiamma. 
Il ticchettio dell'autunno macchia di gocce il quadrante del tempo che non torna. 
Ci sono navi lontane, che vanno alla deriva, convinte di avere salda la vela, 
C'è il vento alle spalle, che fa da timone e freno. 
C'è un quadro che mi resta. Solo lui, che pare fatto di persone,
Ma è drago, e canaglia, e meravigliosa imitazione. 


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