Tra i Chiari germoglia una striscia di pelle grigia e sottile.
Apre l'occhio e una pupilla
Di decine e decine di metri si imbelletta
E sazia di fuochi d'artificio e orchidee.
Gli scuri si ritirano, timorosi e intimoriti.
Mettono su un confine frastagliato,
Un muro di fronde e nidi di drago.
Si vedono sconfitti e pregano la pioggia,
Loro dea e creatrice, con la cecità
Delle tribù abbandonate.
Basta uno scroscio.
I Chiari si ammalano, si riempiono di macchie
E macchiette,
Recitano la parte della vittima boriosa
E sfoggiano sorrisi sghembi e furiosi,
Di sconfitta.
È una pena vederli svanire in un oblio
D'umidità.
Gli Scuri si distraggono.
Vanesi vaneggiano di vittoria,
Di supremazia dell'ombra annunciata
Dal canto degli uccelli all'alba.
Ma attorno a crepe e tombini già
Va crescendo la rivolta.
Terroristi, partigiani, ribelli
I Chiari si fanno spazio fra le curve
E le strisce pedonali.
Piccoli mostri dalle fauci spalancate rinascono.
La guerra continua non smette mai.
L'asfalto e i suoi Chiari Scuri
Han volto, e cuore umano.
Calpestiamo un campo di battaglia,
Ma non ce ne accorgiamo.
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